«Siamo la maggioranza, siamo il popolo di Hugo Chavez»: replica il presidente venezuelano Nicolas Maduro ai suoi sostenitori accorsi davanti al palazzo presidenziale di Caracas. «Siamo in questo palazzo per volontà popolare, solo la gente ci può portare via», ha aggiunto Maduro citato dai media locali. Il partito del presidente ha fatto appello ai sostenitori per riunirsi davanti al palazzo Miraflores per sostenere il governo. «Concedo 72 ore ai diplomatici Usa perché lascino il Paese». «Dispongo di interrompere le relazioni diplomatiche e commerciali con il governo imperialista» di Washington, ha aggiunto. «Ci difenderemo a ogni costo, hanno intenzione di governare da Washington».
Intanto nel paese è scoppiato il caos: 9 persone sono morte nella repressione delle proteste antigovernative, secondo un primo bilancio su Twitter dalla corrispondente locale di El Pais. Secondo informazioni raccolte alle 17.30 (le 22.30 in Italia), i 9 sono morti negli stati di Barinas, Bolvar, Amazonas, Tachira e a Caracas, dopo che il presidente dell'Assemblea Nazionale, Juan Guaidò, ha assunto le funzioni dell'Esecutivo durante un meeting dell'opposizione.
Passano pochissimi minuti e dalla Casa Bianca arriva l'atteso riconoscimento ufficiale nei confronti di Guaidò: «Nicolas Maduro e il suo regime sono illegittimi - afferma Donald Trump - e il popolo del Venezuela ha fatto sentire con coraggio la sua voce chiedendo libertà e rispetto della legge». Una mossa annunciata: da sempre il presidente americano considera Maduro un usurpatore e un dittatore, mentre il presidente dell'Assemblea nazionale autoproclamatosi leader rappresenta per Washington l'unica figura legittimamente eletta dopo le contestate elezioni politiche nel Paese.
Sfidando così il regime in un'escalation che mette in pericolo innanzitutto la sua persona, visti i precedenti di oppositori arrestati, esiliati e addirittura - accusano le associazioni per i diritti umani - torturati. «Gli occhi del mondo sono tutti puntati su di noi», ha tirato però dritto Guaidò. In rivolta contro Maduro sono soprattutto i quartieri operai di Caracas, quelli che una volta lo sostenevano e che ora, ridotti allo sfinimento da una crisi economica senza fine, si schierano invece col giovane ingegnere industriale di 35 anni, sempre più popolare soprattutto da quando l'ex pupillo di Chavez ha strappato ogni potere proprio all'Assemblea nazionale, nel tentativo di stroncare la sommossa. Assemblea che però è riconosciuta dalla comunità internazionale, così come Guaidò ancor prima che da Trump è stato riconosciuto dal neo presidente del Brasile Jair Bolsonaro. Intanto dal Palazzo di vetro delle Nazioni Unite, a New York, parte l'appello a fermare ogni violenza.
Il ministro della Difesa venezuelano, generale Vladimir Padrino Lopez, ha dichiarato in un tweet che le Forze Armate del suo paese «non accettano un presidente imposto da oscuri interessi o che si è autoproclamato a margine della legge», confermando il suo appoggio a Nicolas Maduro.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 24 Gennaio 2019, 07:40
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