Mes, la Ue non porrà condizioni all’Italia: «Nessun controllo della Troika»
di Antonio Pollio Salimbeni
Viaggi tra regioni, ecco il piano: mobilità dal 25 se ci sarà un basso contagio
Maria Elena Boschi: «Meno lacci alle imprese per ripartire. In caso di crisi difficile pensare alle urne»
ACCORDO
L’intesa sui prestiti del Mes è praticamente cosa fatta. Sarà la conferma di quanto è già chiaro da tempo, nonostante le polemiche artificiose in Italia che hanno coinvolto non solo l’opposizione leghista ma anche casa 5 Stelle. Non ci sarà altra condizionalità se non quella relativa all’uso dei fondi: devono finanziare spese dirette e indirette per la crisi sanitaria, cura e prevenzione. Niente programmi di aggiustamento macroeconomico né adesso né dopo. Niente missioni speciali tipo Troika, sarà la Commissione a verificare se quella condizionalità all’acqua di rose è stata rispettata nel quadro della vigilanza del cosiddetto «semestre europeo. Lo scrive la coppia Dombrovskis-Gentiloni in una lettera e in una serie di documenti inviati al presidente dell’Eurogruppo Centeno. I ministri concordano. Quanto al dopo, viene indicato: «In linea con l’accordo politico dei ministri delle finanze, gli stati continuano a impegnarsi a rafforzare fondamentali economici e finanziari, in coerenza con i quadri di coordinamento e sorveglianza economica e fiscale Ue, compresa l’eventuale flessibilità applicata». Si sa già che il patto di stabilità resterà sospeso oltre la fine della crisi sanitaria.
All’Eurogruppo è arrivata anche l’analisi del debito degli Stati. La Commissione ritiene che «è sostenibile in tutti gli Stati dell’area euro nei prossimi dieci anni nonostante i rischi». Perché tali rischi risultano “attenuati” (soprattutto dall’operosa Bce). Sostenibile anche il debito italiano al 154% del pil quest’anno se la situazione economica non peggiora più quanto sia già peggiorata. Dovrebbe scendere portandosi sopra il 140% nel 2030, «sostenuto da un aggiustamento fiscale graduale e dalla ripresa dell’economia». Giocano a favore di tale giudizio le grandi riserve del Tesoro, le scadenze lunghe del debito, la posizione patrimoniale sull’estero, i tassi bassi. E il fatto che la Bce compra a mani basse titoli sovrani. C’è però l’incertezza sul settore privato: se venissero «chiamate» le garanzie pubbliche anticrisi sarebbero guai. Si spera non avvenga. Massima flessibilità, dunque. Da notare che ieri la direttrice del Fmi Georgieva ha detto: «Necessariamente si dovrà prestare attenzione al tema della remissione del debito» anche parziale dopo lo shock (cioè l’estinzione). Infine c’è il via libera della Bce: «Non ci sono problemi di solvibilità delle banche che pongono minacce sistemiche alla stabilità del sistema bancario della zona euro».
Dunque la base documentale per l’intesa sui prestiti Mes è pronta. È previsto un modello «contrattuale» standardizzato nel quale vengono definiti principi e modalità, l’elenco delle voci di spesa “eleggibili”. Il prestito non supererà il 2% del pil nazionale (per l’Italia si è parlato di 36 miliardi ai valori precedenti la crisi; secondo i dati ultimi del governo il 2% del pil nel 2020 varrebbe 33,2 miliardi). Ancora ieri si discuteva su quanto resterà aperta la «finestra»: la Commissione indica «fino a quando la crisi covid-19 non sarà terminata». Possibile un accordo su 2-3 anni indicando possibilità di proroga. Poi i tempi del rimborso del capitale: l’Olanda insiste perché siano brevi, i paesi indebitati perché siano lunghi. Si parte dal primo giugno.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 8 Maggio 2020, 12:37
© RIPRODUZIONE RISERVATA