L’equilibrio tra gin e tonic

L’equilibrio tra gin e tonic

di Alberto Mattiacci

L’economia, come il gin tonic, è fatta da due parti: la “reale” -la tonica, cioè la produzione; e la “finanziaria” -il gin, cioè la circolazione di denaro e strumenti finanziari. Se, rispetto all’acqua tonica, il gin è poco, il cocktail non sa di nulla; se è troppo, cambia sapore e può dare effetti nocivi. La finanziarizzazione è il fenomeno per cui il gin (il settore finanziario, cioè banche, fondi, ecc.) assume un ruolo predominante.

Esempi: (1) spesso i fondi comprano aziende, o loro parti qualificate (ultimo caso Kkr e TIM); (2) a ogni Legge di Stabilità, chi governa si preoccupa di spiegare le proprie scelte a chi presta denaro, comprando i Titoli di Stato (guarda caso, spesso sono fondi). Nel primo caso, la finanza prende il controllo della produzione e la gestisce secondo le proprie logiche (di solito orientate a ritorni immediati, o molto ravvicinati nel tempo); nel secondo, condiziona le scelte politiche dei governi (indebitati), spingendo verso scelte che possono essere sub-ottimali sul piano sociale (es.

ridurre spesa sanitaria), o strutturale (es. privatizzare aziende pubbliche). In ogni caso, però, è la presenza della finanza che consente alle imprese di fare investimenti orientati allo sviluppo, così come agli Stati di spingersi oltre i loro limiti, per migliorare la vita dei cittadini. Troppo gin, dunque, altera il sapore del cocktail e può danneggiare l’economia stessa e la società intera. Ma, senza gin, non si fa festa. Al solito, è questione di equilibrio.

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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 8 Novembre 2023, 07:52
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