Green Hill allevava cani "da laboratorio": condanna in Cassazione per l'associazione

Green Hill allevava cani "da laboratorio": condanna in Cassazione per l'associazione
Terza decisiva condanna per Green Hill, l'allevamento bresciano di cani beagle "da sperimentazione": la Corte di Cassazione ha rigettato ogni parte del ricorso presentato dagli Avvocati che difendono l'Allevamento.

Per la LAV, parte civile in questa complessa vicenda giudiziaria, si tratta di una vittoria epocale, senza precedenti: "Dopo le condanne in primo e in secondo grado dei vertici di Green Hill per "maltrattamenti e uccisioni senza necessità" che avevano già inchiodato il Medico Veterinario, il Co-gestore e il Direttore dell'Allevamento di beagle alle loro responsabilità penali con una condanna complessiva a 4 anni, sospensione dell'attività per due anni e confisca dei cani, la Corte di Cassazione ha definitivamente smantellato il teorema del cane-prodotto "da laboratorio" e "usa e getta", ponendo il proprio sigillo sulla corretta interpretazione giurisprudenziale del diritto per le violazioni commesse ai danni di tanti cani.

Una interpretazione innovativa e lungimirante, che pone in nostro Paese in una posizione di assoluta avanguardia, orientandolo al rispetto delle esigenze etologiche anche in cani allevati e destinati ad uso sperimentale.- spiega la LAV - In altri termini, secondo tale importantissima pronuncia e secondo quanto stabilito dal Tribunale di Brescia nelle due precedenti sentenze, il maltrattamento non è giustificabile neppure in un contesto produttivo di potenziale elevata sofferenza come un allevamento di cani per la sperimentazione. Un orientamento in linea con l'accresciuta sensibilità collettiva verso gli animali e con il divieto di allevare cani a fini sperimentali e altre limitazioni, introdotto nel nostro Paese nel 2014 con il Decreto Legislativo n.26/2014 sulla sperimentazione animale: con questo Decreto e ora con questa sentenza di Cassazione l'Italia compie un vero salto in avanti nella tutela giuridica degli animali".

Dopo la pronuncia della Cassazione, il 22 novembre il Tribunale di Brescia dovrà esprimersi nel cosiddetto processo "Green Hill bis" che vede imputati due veterinari Asl per falso ideologico, omissioni e alcuni dipendenti della società per falsa testimonianza: "Sarà un`occasione importante per accertare complicità e omissioni in maltrattamenti e uccisioni 'facili'", conclude la Lav. L'Associazione ringrazia gli Avvocati Vittorio Arena e Carla Campanaro per la puntuale assistenza fornita, insieme allo staff dell'Ufficio Legale.

LE PROVE A CARICO


- L'esorbitante numero di decessi di cani, che avveniva per mancanza
di cure idonee: 6023 beagle morti tra il 2008 e il 2012. 

- Un unico veterinario doveva occuparsi di quasi 3000 cani, e dalle
h18 alle 7 del mattino gli animali erano letteralmente abbandonati a loro
stessi anche se malati. I beagle non venivano adeguatamente curati (es.
emblematico il caso citato dal PM di un cucciolo affetto da diarrea
emorragica, curato con una pomata per gli occhi!)

- Beagle operati con isofluorane senza pre-anestesia, causa di
indicibili sofferenze

-  Il comportamento dei veterinari ASL che andavano a controllare la
struttura era evidentemente lacunoso. La prassi di preavvisare le ispezioni
della ASL a Green Hill era sedimentata e le ispezioni erano fatte in modo
sommario. Il PM ha definito "superficiali" i controlli dell'istituto
Zooprofilattico di Brescia. Mai nessuno è andato a verificare come e perché
morivano i cani lì dentro.

- Incompletezza di verbali e registri di Green Hill:  ad es. il
registro di carico/scarico dei cani non era conforme, dunque impossibile
sapere con esattezza quanti beagle erano presenti.

-  L'uso di segatura scadente per le lettiere, causa di diversi
decessi di circa 104 cuccioli, nonostante i dipendenti abbiano sempre
negato; nello stesso manuale di Green Hill era previsto come intervenire in
tali casi, con procedure molto dolorose.

- La foto agghiacciante di un dipendente di Green Hill, con un beagle
morto e il cervello di fuori, che sorridente alza il dito medio

- Lo sfruttamento delle fattrici 

- L'intenzione da parte di Green Hill di approfittare
dell'introduzione nella struttura di alcuni manifestanti durante le proteste
del 28 aprile 2012 per "sopprimere un numero maggiore di beagle con rogna
demodettica"

-  La mancanza di aree di sgambamento per i cani

- La promiscuità degli animali e il frequente contatto con le feci e
le malattie

-  La pratica di ammansire i cani appendendoli ad un'imbracatura per
fargli perdere ogni cognizione sensoriale.



-  Il fattore ambientale:

1)      l'interno dei capannoni non era biologicamente puro (requisito per
animali destinati ad esperimenti), tanto che l'impianto d'areazione aspirava
aria dall'esterno 

2)      il caldo e l'umidità (accentuata fino al 65% nel capannone n.3
dall'acqua che veniva gettata sul tetto) erano un fattore di stress per gli
animali e concausa di problemi sanitari (es. rogna, diarrea)

-  Il rappresentante legale di Green Hill Ghislane Rondot, secondo i
messaggi di posta elettronica acquisiti dal PM, cercò di chiedere all'FBI di
spiare gli animalisti impegnati nelle proteste contro l'allevamento di
beagle perché la società temeva che fra gli addetti si potesse infiltrare
una "talpa" incaricata di passare informazioni e immagini compromettenti
dall'interno dell'allevamento alle associazioni e alle Istituzioni che
chiedevano a gran voce la chiusura della struttura.
 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 4 Ottobre 2017, 12:14
© RIPRODUZIONE RISERVATA