Bomba day, il caso: «Nessun posto idoneo per mia madre malata»

Solo grazie alla Croce Rossa è stata trasportata di peso per tre piani con una bombola da 50 kg ed è andata in casa di amici

Bomba day, il caso: «Nessun posto idoneo per mia madre malata»

«Mia madre costretta a letto attaccata a una bombola di ossigeno, per lei non è stato trovato alcun posto idoneo. L’abbiamo portata via da casa di peso per tre piani ed è stata ospitata da amici». Non è filato tutto liscio, ieri, per l’evacuazione. Magari è solo un caso, ma c’è stato anche questo. È il caso di una 82enne cardiopatica, affetta da broncopneumopatia cronica ostruttiva, un disturbo respiratorio complesso che colpisce i bronchi con conseguente riduzione della funzionalità polmonare.

Questo è accaduto al quartiere Cappuccini. «Con noi - racconta uno dei figli - si sono comportato malissimo. Ci avevano assicurato che ieri mattina avrebbero mandato a casa un medico per una valutazione su mia madre. E invece cosa è successo? Sono arrivati tre volontari della Croce Rossa. Abbiamo chiesto: e il medico? Ci hanno risposto che avevano mandato solo loro. Volevano portarla al campo ospedale in piazzale Romiti. Gli ho spiegato bene la situazione di mia madre: cardiopatica, con bpco, vive attaccata all’ossigeno. Già uscire di casa rappresenta un pericolo perché non può entrare in contatto con batteri, in mezzo a tante altre persone sarebbe stato pericolosissimo».

La Croce Rossa invece si è comportata bene «Loro sono stati tanto graziosi. Ci è stata passato un responsabile al telefono, ci ha spiegato che eravamo costretti a uscire di casa.

Non ci volevamo rifiutare, abbiamo risposto, ma non potevamo andare dove ci era stato indicato. Se volete, ho detto, c’è una persona che ci ospita. Ci è stato risposto che al ritorno avremmo dovuto pensarci da soli. E come? Poi casomai ci chiama e vediamo, è stata la reazione». I volontari della Croce Rossa hanno aiutato il figlio a portare la donna giù per le scale di peso per tre piani, perché non c’è l’ascensore. «Non hanno fatto una valutazione delle persone che stanno come lei. Mi hanno detto che potevano mandarla al pronto soccorso, ma era troppo alto il rischio di una polmonite per la sua situazione. Noi abbiamo compilato il questionario e lo abbiamo consegnato ai gazebo del Comune, abbiamo scritto e spiegato che mia madre non era trasportabile. Ci hanno detto di non preoccuparci che avevano organizzato tutto. Noi immaginavamo un posto come la Domus, la clinica Santa Teresa o un reparto idoneo in ospedale. Non chiedevamo certo un albergo, ma non può stare insieme ad altre decine di persone».

La morale: alla fine è stata sempre la Croce Rossa a riaccompagnarla a casa. «Siamo stati dietro a questa situazione un mese, chiamando di continuo. C’era l’emergenza bomba - conclude - ma per me l’emergenza era mia madre».

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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 8 Maggio 2024, 05:00
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