«In Iraq, oggi, non esiste una strategia né per la sicurezza, né per la stabilità economica, né tantomeno per la sovranità: piuttosto c'è doppiezza da parte di chi governa e avrebbe giurato di preservare il concetto di democrazia per tutti gli iracheni». In pratica secondo il cardinale di Baghdad, Raphael Sako, la libertà, il rispetto della legge e persino quello della Costituzione sarebbe ormai à la carte: governo, presidente, parlamento e, in generale, tutto il sistema istituzionale è reso fragile da questo dualismo strisciante.
Sul sito del Patriarcato caldeo è stato pubblicato in inglese e arabo una durissima critica alla situazione politica nazionale in cui sono descritti episodi di discriminazione non solo verso i pochi cristiani rimasti (da tempo ridotti a cittadini di serie B nonostante i principi democratici della nuova Costituzione). Il deterioramento denunciato secondo Sako è ben visibile in ogni settore della società, e secondo il cardinale non è più solo una questione della minoranza cristiana. Si tratta del più serio e grave atto d'accusa dopo che Sako per protesta si è ritirato nella zona curda, lasciando Baghdad, a seguito di una lunga disputa giuridica con il presidente iracheno e il governo. Il cardinale è ormai deciso a non tacere e raccontare le continue vessazioni (soprattutto ai cristiani) nel silenzio della comunità internazionale e nel disinteresse generale. Naturalmente non mancano critiche anche al Vaticano che non sa che pesci pigliare.
DIPLOMAZIA
«In Irar le prestazioni delle istituzioni statali sono state indebolite; c'è un declino dei valori morali e nazionali; un deterioramento dei servizi, della salute e dell'istruzione; un'ampia diffusione della corruzione; così come l'aumento dei disoccupati, compresi i laureati e un'analfabetismo fenomenale.Mi chiedo, come possono questi funzionari pregare e dormire mentre un gran numero di loro cittadini geme per la fame, la povertà e le malattie?» annota Sako.
A causa dell'emarginazione totale o parziale, la fragile componente cristiana ha sofferto dolorosamente in questi anni. «Se non fosse stato per la grata accoglienza da parte del governo regionale del Kurdistan e l'aiuto della Chiesa nella ricostruzione delle loro case dopo che erano fuggiti dalle zone infestate dall'Isis, sarebbero stati come il popolo di Gaza in Palestina, sapendo che il governo centrale non ha fornito nulla».
Le condizioni sono talmente difficili che altre 100 famiglie di Qaraqosh sono emigrate negli ultimi mesi, oltre a decine di famiglie di altre città, come la città di Ankawa nella regione del Kurdistan. A questo quadro pesante si aggiunge il ruolo poco chiaro del movimento Babylon «che ha rubato la quota cristiana in parlamento con denaro e intimidazioni, nonostante la nostra richiesta di limitare il voto alla componente cristiana nella scelta dei suoi rappresentanti». In tutto questo anche il Vaticano, secondo il cardinale Sako, è debole nella difesa e nella ricerca di un fronte compatto. «Stavamo aspettando che il nunzio apostolico a Baghdad svolgesse un ruolo positivo nel riunire le Chiese. E' rimasto a vagare tra i suoi doveri diplomatici ed ecclesiastici».
Ultimo aggiornamento: Martedì 16 Gennaio 2024, 11:54
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