Città del Vaticano – Il segnale che Pechino ha fatto arrivare a Papa Francesco è piuttosto chiaro. L'arresto dell'anziano cardinale di Hong Kong, Joseph Zen Ze-Kiun che da anni protesta con il coraggio di un leone contro le misure antidemocratiche introdotte dal regime di Xi, a molti fa temere un imminente giro di vite nella ex colonia britannica. Il giorno dopo l'arresto del porporato (liberato dietro cauzione e la consegna del passaporto) e di altri attivisti, la Cina è intervenuta ufficialmente per spiegare che nessuno si può ritenere al di sopra della legge. «Le persone interessate agli arresti sono sospettate di cospirazione per collusione con Paesi stranieri o forze straniere per mettere in pericolo la sicurezza nazionale, un atto di natura grave» ha affermato l'Ufficio commissariale che rappresenta il ministero degli Esteri cinese a Hong Kong.
La Gran Bretagna ha commentato con durezza l'accaduto. «La decisione delle autorità di Hong Kong di prendere di mira figure di spicco a favore della democrazia, tra cui il cardinale Zen, Margaret Ng, Hui Po-keung e Denise Ho, in base alla legge sulla sicurezza nazionale, è inaccettabile», ha dichiarato il ministro britannico James Cleverly in una dichiarazione al Parlamento. Zen è la voce libera che da tempo sostiene la causa democratica sia a Hong Kong che nella Cina continentale, e anche recentemente si è espresso contro il crescente autoritarismo del presidente Xi, soprattutto osservando cosa sta accadendo in diverse aree della Cina continentale dove i cattolici che si rifiutano di iscriversi alla associazione patriottica subiscono pressioni e fastidi.
L'autonomia di Hong Kong, ex colonia britannica, era stata garantita dall'accordo "un Paese, due sistemi" sancito da una dichiarazione congiunta sino-britannica risalente al 1984.
Mentre la Gran Bretagna ha parlato con sdegno di quanto successo, il Vaticano, evidentemente preso in contropiede, si è limitato a manifestare “preoccupazione” attraverso un timido comunicato emesso nella serata di ieri. A questo si aggiunge il fragoroso silenzio della diocesi di Hong Kong che non si è voluta pronunciare in merito all'arresto del cardinale.
Ieri sera era intervenuta anche Karine Jean-Pierre, vice portavoce della Casa Bianca che in un briefing con la stampa aveva rimarcato che «libertà di espressione è fondamentale per società prospere e sicure» Chiedendo alla Repubblica Popolare Cinese e alle autorità di Hong Kong «di rilasciare immediatamente coloro che sono stati detenuti e accusati, ingiustamente, come il cardinale Joseph Zen».
Con l'attuale pontificato il cardinale Zen, per le sue posizioni anti-cinesi, è finito in un cono d'ombra. In Vaticano, dopo che il Papa ha firmato un accordo sperimentale con Pechino per le nomine dei vescovi, il cardinale è stato praticamente emarginato. Zen, nel frattempo, non ha mai smesso di criticare l'accordo sino-vaticano per la normalizzazione delle nomine episcopali considerandolo di fatto una trappola per la Chiesa cattolica clandestina, da sempre fedele a Roma. Una struttura che ha sopportato eroicamente sacrifici immani durante le persecuzioni dei decenni passati.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 12 Maggio 2022, 19:20
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