Il finto attore famoso e la truffa per rubare i dati sui social: la storia a Perugia

Il finto attore famoso e la truffa per rubare i dati sui social: la storia a Perugia

di Egle Priolo

PERUGIA - Vecchi amici, vip e persino morti. Usati come amo per far abboccare ignari utenti a cui rubare identità, dati e pure soldi in banca. E a cadere nella rete, in Umbria, sono tanti: negli uffici della polizia postale arrivano oltre dieci segnalazioni e denunce a settimana, che significa quasi 50 casi al mese. E le storie sono diverse, tra chi si è visto rubare il profilo Facebook, usato poi per far cadere nel tranello i suoi stessi amici, o chi ha scoperto di inviare video pornografici o ha dovuto rifiutare un aiuto economico a una persona conosciuta, che però nella vita reale non ne sapeva nulla. O anche chi si è ritrovato a chattare con un amico deceduto o si è fermato prima di cliccare su quel link ricevuto in chat per «ottenere un prestito vantaggioso». Oppure ci ha pensato un secondo di troppo prima di rispondere alla telefonata del proprio beniamino televisivo.

«Perché a me ha chiesto l'amicizia Pierpaolo Spollon, non ci potevo credere. Il mio attore preferito», racconta un'utente Facebook. «Dopo qualche like addirittura sui miei post – prosegue – ha iniziato a scrivermi in privato. Qualche convenevole, voleva sapere da dove venissi e cosa facessi. Io ero emozionata. Anche se ho iniziato da subito ad avere qualche dubbio. Così gli ho chiesto perché non avesse la spunta blu accanto al profilo, quella che certifica sia proprio lui e non un troll e che, per dire, il vero Spollon ha su Instagram. Dico il “vero” perché dalle sue risposte è stato subito chiaro non fosse lui. Prima mi ha detto che quello fosse il suo profilo privato, poi che preferiva non avere la spunta “per comunicare in privato senza essere monitorato dal mio management”. A quel punto, non lo nego, ho cominciato a giocare al suo gioco, per capire dove volesse arrivare». La donna racconta quindi di circa una settimana di chat con il falso Spollon, durante la quale ha provato anche a mettersi in contatto via Instagram con il vero attore, star di Blanca, Doc e attualmente in tour nei teatri. «Ho iniziato a chiedergli dei suoi figli, so che lui è molto riservato su di loro – spiega – e a un certo punto mi compare una risposta in inglese. La cancella subito, ma faccio in tempo a leggere. E dopo un secondo arriva lo stesso messaggio, ma in italiano. Lì, non ho avuto più dubbi: è un truffatore che scrive usando qualche traduttore.

Allora mi sono messa l'anima in pace e ho iniziato a farmi più insistente. Gli ho chiesto un audio per poter sentire la sua voce, ma niente. Una sera mi ha addirittura fatto tre squilli su Messenger, ma per non rischiare non l'ho richiamato: leggo di troppe truffe telefoniche svuotaconti per farlo. Fino al gran finale: alla sua ennesima richiesta di passare la conversazione su Telegram accedendo al suo profilo (sempre senza spunta) ho risposto chiedendo ancora un'audio. Lui si è spazientito e ha chiuso così la comunicazione: “Non sei pronto. Addio. Tu non conosci l'opportunità che hai perso”. Di sicuro, non ho perso i miei dati o i miei soldi. Il vero Pierpaolo lo andrò a conoscere in teatro».

L'utente ha fatto decisamente bene: secondo gli esperti della polizia postale e delle comunicazioni, infatti, il rischio di passare su Telegram, in conversazioni del genere, è reale. Come WhatsApp è un social collegato al proprio numero di telefono, da cui diventa facile per truffatori e pirati della Rete rubare identità, profili e magari accedere direttamente al cellulare per tirar via password dell'home banking. Il consiglio della PolPosta, infatti, è sempre quello di segnalare ed evitare di cliccare su link sospetti, inviati da soggetti sconosciuti. È per questo, infatti, che i truffatori, campioni di phishing e malware, adesso si sono attrezzati: rubano un profilo noto ed è da quello che agiscono. Come capitato a un altro utente, contattato sempre via Messenger dal profilo di un ex assessore della Provincia di Perugia. «Mi ha scritto “Ciao” e ne sono rimasto sorpreso – racconta -: ero certo non ci fossimo mai incontrati. Dopo qualche messaggio mi ha informato di come “il Dipartimento della salute e dei servizi umani (DHHS) ha istituito un programma di assistenza per il quale mi sono stati consegnati €100.000, quando ho fatto domanda e non devo rimborsarli”. Mi ha inviato un link invitandomi a cliccare e ovviamente non l'ho fatto. Ma mi chiedo in quanti possano essersi invece fidati di quel profilo che fino a qualche giorno fa parlava di attività politica». A leggere i dati della Postale, si deve parafrasare il vecchio adagio: dai nemici sicuro, ma ora tocca guardarsi da soli anche dagli amici. Soprattutto se virtuali.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 8 Marzo 2024, 08:24
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