Niente droga e alcol, ma psicofarmaci. Le nuove analisi realizzate dagli esperti della polizia scientifica argentina sul sangue e sulle urine di Diego Armando Maradona, morto il 25 novembre scorso, hanno escluso la presenza di alcol o stupefacenti, ma hanno evidenziato invece importanti tracce di psicofarmaci. Lo scrive oggi l'agenzia di stampa Telam.
L'agenzia precisa che i farmaci rilevati durante l'esame tossicologico sono «venlafaxina, quetiapina, levetiracetam e naltrexone», e che alcuni di questi, secondo gli esperti, sarebbero «aritmogeni», ossia capaci di produrre aritmie.
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Le indagini
La magistratura argentina dovrà quindi verificare se quei farmaci fossero adatti a un paziente con una malattia cardiaca cronica come quella di cui soffriva Maradona. A prima vista, ha dichiarato un membro del team di investigatori che lavorano nell'inchiesta aperta dopo il decesso di Maradona, «è sorprendente che gi siano stati somministrati farmaci psicotropi e nessuno legato alla sua malattia cardiaca». Fonti mediche hanno peraltro spiegato a Télam che la venlafaxina è un farmaco antidepressivo per trattare i disturbi d'ansia; la quetiapina è un antispicotico per la depressione grave e alcune dipendenze; il levetiracetam è un farmaco antiepilettico che agisce sul sistema nervoso centrale e può causare sonnolenza e una ridotta capacità di reazione. Infine il naltrexone blocca l'effetto dei farmaci oppioidi ed è usato per prevenire l'astinenza da alcol. Sulla base di questi risultati, che si aggiungono a quelli dell'autopsia dell'inizio di dicembre, l'idea dei tre procuratori che conducono le indagini (Laura Capra, Cosme Iribarren e Patricio Ferrari) è quella di convocare una commissione medica interdisciplinare per analizzare il caso e giudicare se la morte fosse evitabile, se c'è stata negligenza, e se qualcuno dei professionisti coinvolti, il neurochirurgo Leopoldo Luque e la psichiatra Agustina Cosachov, possono avere responsabilità. L'autopsia aveva stabilito che Maradona è morto per un «edema polmonare acuto legato ad una insufficienza cardiaca cronica riacutizzata» e ad una «cardiomiopatia dilatativa».
Gli avvocati
«La morte di Diego Armando Maradona appare sempre più legata a cure sbagliate e ad omissioni di assistenza: le autorità devono identificare le persone che erano in sua compagnia e indagare».
In sostanza, continuano gli avvocati, «è possibile la circonvenzione di incapace. Maradona - secondo i due legali - non era in grado di comprendere il ritorno negativo e i danni della pubblicazione dei video». Angelo e Sergio Pisani chiedono che vengano «accertati e valutati eventuali interessi e guadagni sul numero di visualizzazioni dei video virali e/o gli scopi e gli obiettivi di coloro che hanno diffuso quelle immagini in violazione alla privacy, diffuse in danno di Maradona».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 23 Dicembre 2020, 14:37
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