Antisemitismo, stop alle maglie numero 88. Perotti: «Non sapevo delle implicazioni, ora giusto abolirle»

Intesa al Viminale: stop alle gare in caso di cori

Antisemitismo, stop alle maglie numero 88. Perotti: «Non sapevo delle implicazioni, ora giusto abolirle»

di Francesco Balzani

Mai più il numero 88 sulle maglie. È arrivata ieri la decisione del Viminale: dalla prossima stagione nessun calciatore potrà scendere in campo con la maglia 88. Il motivo? Il numero viene utilizzato ancora oggi nei gruppi neonazisti per simbolizzare il saluto Heil Hitler (l’h è l’ottava lettera dell’alfabeto) ed è apparso anche sulla schiena di un tifoso tedesco della Lazio nell’ultimo derby con tanto di scritta Hitlerson sulla schiena. La decisione del Governo fa parte di un progetto di lotta all’antisemitismo, come spiega il Ministro dell’Interno Piantedosi, che prevede anche «il divieto dell’uso da parte delle tifoserie di simboli che possano richiamare il nazismo, la responsabilizzazione dei tesserati a tenere un linguaggio non discriminatorio in tutte le manifestazioni pubbliche, la definizione delle modalità di interruzione delle partite in caso di episodi di discriminazione». Il numero 88 in serie A oggi era vestito dai soli Pasalic dell’Atalanta e Basic della Lazio, ma in passato aveva fatto discutere la scelta di Buffon costretto poi a cambiare col numero 77. Tra gli altri anche Hernanes, Doumbia, Borriello e Rincon. Nella dichiarazione di intenti firmata dal governo e il mondo del calcio, si  prevedono anche «le modalità con le quali, al verificarsi di cori, atti ed espressioni di stampo antisemita, dovrà essere immediatamente disposta l’interruzione delle competizioni».

PEROTTI: «NON LA SCELSI PER MOTIVI POLITICI, ORA GIUSTO ABOLIRLA»

Inconsapevoli, quasi sempre almeno.

Tanti giocatori che hanno vestito nel corso degli anni il numero 88 non erano a conoscenza del significato neonazista. Tra loro c’è anche l’argentino Diego Perotti, ex stella di Siviglia, Genoa e Roma, che nel suo ultimo anno italiano alla Salernitana aveva optato proprio per quel numero. Una scelta del tutto scevra da motivazioni politiche. «Ho sempre avuto il numero 8 tanto che l’ho pure tatuato sul braccio accanto al disegno del Colosseo, ma quando sono arrivato a febbraio a Salerno quel numero era già preso da Bohinen. Così ho raddoppiato e messo l’88 anche perché sono nato nel 1988 e mi sembrava carino. Non ho mai immaginato cosa volesse significare», ha confidato l’argentino, oggi tra gli svincolati di lusso. «Se la decisione di abolirlo è per evitare comportamenti antisemiti, non posso che essere d’accordo col governo, anche se non credo che gli altri miei colleghi lo avessero scelto per quel motivo. Ogni strumento per contrastare l’antisemitismo è da utilizzare, bisogna isolare certi personaggi nel calcio come nella vita». Perotti peraltro era stato anche tra i testimonial del FARE Action Week, iniziativa Uefa per contrastare il razzismo nel calcio.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 28 Giugno 2023, 06:30

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