Sei personaggi in cerca d'autore, Gabriele Lavia
grande protagonista all'Eliseo
di Giancarlo Leone
In scena con Lavia, la figlia Lucia, nel ruolo che fu allora della madre, Monica Guerritore.
Che ricordo ha di allora?
«Mario aveva fatto una cosa bizzarra. Nella prima scena c'è una compagnia che sta provando Il giuoco delle parti, mentre nell'allestimento di Missiroli recitavamo Le smanie per la villeggiatura di Goldoni. A me questo non piaceva, ma era lui il regista, affari suoi. Una scelta che non ho condiviso ma che ho rispettato».
Quest'opera rappresenta una sfida per la carriera di qualunque regista o attore.
«È un testo che non somiglia a nessun altro. Il teatro come noi lo conosciamo, dall'antica Grecia fino ad oggi ha la stessa struttura: ci sono gli attori, un testo, gli spettatori. L'unica opera completamente diversa nella storia della drammaturgia, è proprio i Sei personaggi i quali, invece di rappresentare una storia, non lo fanno. Questo ovviamente crea problemi a chi la mette in scena. E per questo, al debutto nel 1921, al teatro Valle, fu lungamente fischiata. I più si trovarono di fronte a qualcosa che non capirono fino in fondo».
Che ruolo si è ritagliato oggi?
«Sempre quello del Padre. Nel '93 ero un Padre molto più giovane. Ora sono vecchio ma, come dice il mio personaggio, non ancora tanto vecchio da fare a meno della donna».
Come ha lavorato sul testo?
«Ho voluto prendere l'edizione del 1921, però in qualche passo ho preferito mantenere quella del 1925».
Che effetto le fa tornare all'Eliseo?
«Bello, ne sono stato co-direttore negli anni Ottanta. Sono contento della riapertura grazie al coraggio di Luca Barbareschi, un amico. Però vorrei vedere riaperto un altro grande palco romano, il Valle. Mi spiace perché, a differenza di cinema e tivù, il teatro è un luogo sacro e chi ci viene condivide un rito».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 8 Gennaio 2016, 09:40
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