Sanremo, Allevi commosso al piano per la prima volta dalla malattia: «Accetto il nuovo Giovanni, com'è liberatorio essere se stessi»

L'elenco dei doni che ha ricevuto e l'applauso per i piccoli guerrieri che non ce l'hanno fatta

Allevi commosso al piano per la prima volta dalla malattia: «Accetto il nuovo Giovanni, com'è liberatorio essere se stessi»

di Redazione web

Un applauso lunghissimo, un'ovazione calda e commossa, ha accolto Giovanni Allevi alla sua prima apparizione pubblica dopo il mieloma, sul palco della 74esima edizione del Festival di Sanremo. «All'improvviso mi è crollato tutto», ha raccontato con la voce strozzata. «Non suono un piano da quasi due anni, il dolore alla schiena all'ultimo concerto era talmente forte che non riuscivo ad alzarmi dallo sgabello all'applauso finale». 

Pullover nero e cappello da cui escono i capelli ricci, bianchi, diversi da quelli che tutti si ricordano. La risata nervosa, che si alterna alla commozione. E racconta il calvario: «Ancora non sapevo neanche di essere malato. Poi la diagnosi, pesantissima. Ho guardato il soffitto sentendomi con la febbre a 39 per un anno. Ho perso il mio lavoro, i miei capelli, le mie certezze, ma non la speranza e la voglia di immaginare, era come se il dolore mi porgesse degli inaspettati doni».

 

La lista è lunga. E il maestro inizia il suo elenco: «Quali? Non molto tempo in un teatro pieno ho notato una poltrona vuota ed ero rammaricato eppure ho fatto concerti davanti a 15 persone ed ero felicissimo ora non so cosa darei per fare concerti davanti a 15 persone. I numeri non contano perchè ogni individuo è unico, irripetibile e infinito.

Un altro dono: la gratitudine nei confronti della bellezza del creato, non si contano le albe e i tramonti che ho ammirato dalle stanze dell'ospedale. Il rosso dell'alba è diverso da quello del tramonto. Un altro dono: la gratitudine per il talento dei medici e di tutto il personale medico, la riconoscenza per la ricerca scientifica senza la quale non sarei qui, la riconoscenza per l'affetto della mia famiglie e per l'affetto degli altri pazienti. I guerrieri, così li chiamo, magari cerchiamo un altro termine ma non mi viene in mente, e lo sono anche i familiari, i genitori dei piccoli guerrieri».E qui Allievi si interrompe commosso: «Li ho portati con me prima di andare all'ultimo dono facciamo un applauso».

Poi riprende il racconto. «Ancora un dono, ma quanti sono! Quando tutto crolla e resta in piedi solo l essenziale. Il giudizio dall'esterno non conta più. Io sono quel che sono voglio andare fino in fondo...voglio accettare il nuovo Giovanni...vado?», si chiede mentre timido decide di togliersi il berretto. «Com'è liberatorio essere se stessi». E finalmente arriva il momento di tornare a sedersi davanti a quel piano e suonare. Un momento tanto aspettato dal pubblico, ma soprattutto dallo stesso Allevi. «Non potendo più contare sul mio corpo - precisa prima di sedersi - suonerò con tutta l'anima». L'esibizione è un successo. Lui sorride con le dita sui tasti. E tutti, orchestra compresa, si alza in piedi commossa e applaude di nuovo.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 8 Febbraio 2024, 01:06
© RIPRODUZIONE RISERVATA