Loredana Bertè: «A Sanremo sono l'unica ad aver portato un pezzo rock, infatti mi sono distinta»

«Mi hanno detto tante volte in modo serio o ironico: sei pazza. Ma per me pazzia fa rima con libertà»

Loredana Bertè: «A Sanremo sono l'unica ad aver portato un pezzo rock, infatti mi sono distinta»

di Ferruccio Gattuso

Ci sono artisti la cui voce è una biografia. E in quella di Loredana Bertè c'è davvero tutto: nel timbro vocale di questa signora del rock puoi leggere ogni decisione, successo, errore. Ecco perché oggi la cantante calabrese può portare con leggerezza il titolo di icona della canzone italiana, giocandoci pure (a 73 anni, 18 album e 15 milioni di dischi venduti) con scelte estetiche di impatto: i colori blu elettrico, le gambe scoperte. La vedi e la senti insieme, e il messaggio è uno, così come accadrà stasera al Repower dove dà il via al suo Manifesto Tour.

Lei ha sempre calamitato le attenzioni a Sanremo: ne ha fatti dodici. I tour invece li ha contati?
«Sinceramente no, i concerti e i tour sono infiniti, ma li affronto sempre come se fossero il primo. Quello che rimane costante è il mio pubblico: in tanti anni non mi ha mai abbandonato. Partire poi dalla mia città, Milano, mi dà una grande gioia».

Pop art e temi femminili nelle proiezioni video sul palco: come interagisce?
«Nello show le immagini fanno parte del racconto non sono un semplice sottofondo».

Le immagini di Movie raccontano il video che Warhol le dedicò: cosa si porta dentro di quell'esperienza?
«Il pubblico vedrà quel che Warhol aveva fatto per me.

La Factory fu un'esperienza pazzesca: New York negli anni '80 era il centro del mondo e io, da sempre curiosa, cercavo di conoscere, fare esperienze».

La definiscono rock, eppure ha sdoganato anche il reggae a casa nostra.
«Sempre la mia curiosità: giravo il mondo e in Giamaica andai a un concerto di Marley, ne rimasi stregata e quando tornai in Italia dissi al mio produttore che volevo fare un pezzo con quei suoni lì. Nacque così E la luna bussò».

Autori e generi sembrano più omologati, come anche le voci: qual è il suo sguardo sulla scena attuale?
«Nella musica italiana di oggi ci sono ancora artisti che si mettono in gioco, anche se a Sanremo l'unico pezzo rock è stato il mio Pazza, subito distintosi dagli altri».

Da personaggio scomodo, per anni, all'affetto collettivo di oggi: quale il segreto di questa vittoria personale?
«La coerenza artistica e la sincerità: ho fatto musica solo quando avevo qualcosa da dire. L'importante è non farsi imporre dagli altri regole e comportamenti. Mi hanno detto tante volte in modo serio o ironico: sei pazza. Ma per me pazzia fa rima con libertà».

Il 5 marzo. Via di Vittorio 6, Assago. Ore 21. Biglietti 69-34 euro.


Ultimo aggiornamento: Martedì 5 Marzo 2024, 08:39
© RIPRODUZIONE RISERVATA