Le metamorfosi umane e della natura alla Biennale dei sogni firmata Alemani

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di Simona Antonucci

«Le trasformazioni, le metamorfosi e le infinite sfumature della definizione dell’umano saranno i compagni di viaggio della mia mostra». Cecilia Alemani, 45 anni, milanese, residente a New York, curatrice della Biennale Arte 2022, presenta Il latte dei sogni, il suo progetto per 59esima esposizione internazionale d’arte veneziana, in programma dal 23 aprile al 27 novembre prossimi, tra i Giardini e gli spazi dell’Arsenale. Un percorso, rimandato per la pandemia, costruito «tutto online durante il lockdown, ma che mi ha consentito comunque momenti di grande intimità con gli artisti».

213 partecipanti 

Sono 213 partecipanti (26 sono gli italiani), provenienti da 58 Paesi, «e 180 di loro non erano mai stati invitati all’evento». La mostra di Alemani sarà affiancata da 80 partecipazioni nazionali, con cinque nuovi Paesi presenti per la prima volta (Camerum, Namibia, Nepal, Oman e Uganda), mentre il Padiglione Italia è a cura di Eugenio Viola con Gian Maria Tosatti. «Per il titolo mi sono ispirata al libro di Leonora Carrington, artista surrealista che descrive un mondo magico nel quale la vita viene costantemente reinventata, con esseri ibridi e mutanti, dal mondo naturale a quello meccanico».

Nelle varie sale, organizzate in “capsule”, corpi disubbidienti che si ribellano: sfingi in chiave contemporanea e meccanica, donne con teste di farfalle, figure che escono dai bordi della tela, archetipi e cliché ribaltati, umani che si fondono in oggetti. 

 Il presidente della Biennale Roberto Cicutto

«La Mostra di Cecilia immagina nuove armonie, convivenze finora impensabili e soluzioni sorprendenti», spiega il presidente della Biennale Roberto Cicutto durante la presentazione cui hanno partecipato anche i curatori delle altre sezioni, «proprio perché prendono le distanze dall’antropocentrismo. Un viaggio alla fine del quale non ci sono sconfitti, ma si configurano nuove alleanze generate dal dialogo fra esseri diversi (alcuni forse prodotti anche da macchine) con tutti gli elementi naturali che il nostro pianeta (e forse anche altri) ci presenta».

College Arte

Al centro della mostra - attraverso 1433 tra opere ed oggetti esposti, con 80 nuove produzioni - le complesse questioni che riguardano le trasformazioni dell’umano, i rapporti con la natura, le tecnologie, con un possibile mondo senza umani. Un viaggio in tre temi: la filosofia post umana, la relazione tra individui e tecnologie, i legami tra i corpi e la Terra, «in una nuova comunione non gerarchica», conclude la curatrice che ha accettato di realizzare il primo College Arte nella storia della Biennale, che si affianca a quelli di Cinema, Danza, Teatro e Musica.


Ultimo aggiornamento: Martedì 15 Febbraio 2022, 18:15
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