Gigi Riva, chi era Rombo di tuono: eroe di Cagliari, simbolo e recordman (ancora imbattuto) della Nazionale azzurra

Lunedì 22 Gennaio 2024, 20:41

Il silenzio

Non era questo il suo calcio, lui che una volta tolti gli scarpini non volle più giocare neanche una partita tra amici, figurarsi tra vecchie glorie... Probabile che gli pesasse quell'aggettivo, di sicuro non amava invecchiare. E preferiva il rumore del suo silenzio, un'altra delle sue caratteristiche 'tradita' solo quando da team manager della nazionale doveva difendere i giocatori azzurri. Lo fece alla grande nell'intervallo della finale del Mondiale 2006, spegnendo le intemperanze del ct francese Domenech: un segreto rivelato solo anni dopo da capitan Cannavaro, ma chiaro nel rispetto che tutti i giocatori avevano per lui. Ora a rendergli omaggio come fosse il loro team manager saranno in tanti, tutti quelli, molti milioni, che per una vita lo hanno amato. Perchè ha rappresentato il calcio delle bandiere, quelle che conoscevano solo i colori di una squadra. Perchè la sua avventura ha regalato l'anelito profondo del romanzo e del grande cinema (e infatti Pasolini e Zeffirelli lo volevano come attore) e non il ritmo sincopato dei tweet dei calciatori di oggi. E soprattutto perchè in un campetto spelacchiato, in uno spazio davanti a una scuola o addirittura per strada, illusi dalla leggerezza dei palloni «Super Santos» e «Super Tele», tutti quanti per un attimo abbiamo sognato di essere dirompenti come lui.

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