Influenza, il picco in ritardo: «Ma è allarme per i bimbi»
di Valentina Arcovio
I PEDIATRI
«Sono particolarmente a rischio - dice Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria (Sip) - i bambini con meno di tre mesi e quelli con altre malattie, come le cardiopatie o patologie neuromuscolari. In questi giorni dal 20 al 30% dei pazienti ricoverati nei reparti di pediatria e neonatologia hanno infatti sintomi riconducibili al virus influenzale e/o al virus respiratorio sinciziale, una “coppia” pericolosa che può fare grossi danni». Per l’esperto, l’influenza non va assolutamente sottovalutata nei bambini piccoli. «I piccoli pazienti - spiega Villani - vanno tutelati e protetti, adottando gesti e comportamenti semplici ma efficaci: ridurre i contatti (evitare i baci e le carezze sul viso e le mani di parenti e amici), far usare la mascherina agli adulti raffreddati che si occupano del piccolo, lavare spesso le mani». Ma i bambini vanno tutelati anche prima della nascita. La vaccinazione antinfluenzale è infatti raccomandata alle madri nell’ultimo trimestre di gravidanza ed è importante anche la profilassi contro il virus respiratorio sinciziale per i bambini, «particolarmente pericoloso e principale responsabile di ricoveri in terapia intensiva dei bambini e di un serio rischio per i pazienti con altre malattie», sottolinea Villani.
LA SCORSA STAGIONE
I virus influenzali che stanno circolando maggiormente sono l’Ah3n2, che colpisce maggiormente gli anziani, e l’Ah1n1, virus che è stato responsabile della pandemia influenzale del 2009. «Sappiamo già che il livello di incidenza è inferiore a quello della scorsa stagione, quando è stata registrata una maggiore diffusione del virus di tipo B», sottolinea il direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Iss, Gianni Rezza. L’incidenza dell’influenza quest’anno, infatti, è paragonabile a quella delle stagioni 2010-11 e 2014-15. «Non sappiamo se il merito - dice Rezza - va a una maggiore copertura vaccinale. Ma dal momento che la maggioranza dei casi si registra tra i bambini che solitamente non vengono vaccinati l’andamento lento nella circolazione dei virus non credo possa attribuirsi all’effetto della vaccinazione». Anche dagli Stati Uniti arrivano notizie rassicuranti: quest’anno l’influenza Oltreoceano sembra meno intensa rispetto all’anno precedente, almeno stando ai dati dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie di Atlanta. Occhio però a non confondere il raffreddore con l’influenza. I sintomi di quest’ultima sono: febbre alta, dolori muscolari e articolari, spossatezza, rinorrea (il naso che cola), mal di gola e vari sintomi respiratori. Solitamente si guarisce nel giro di una settimana, ma la tosse può durare più a lungo così come il senso di malessere generale. Nei bambini l’influenza dura normalmente qualche giorno in più. L’unico modo per prevenirla è la vaccinazione, anche ora che siamo in piena stagione influenzale.
LE CATEGORIE A RISCHIO
La vaccinazione è fortemente raccomandata per le categorie considerate più a rischio: agli over 65, alle donne nel secondo e terzo trimestre di gravidanza e alle persone tra 6 mesi e 65 anni con patologie croniche dell’apparato respiratorio, cardiocircolatorio, diabete, insufficienza renale, immunodepressione anche farmacologica o da infezione da HIV, epatopatie.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 14 Gennaio 2019, 00:38
© RIPRODUZIONE RISERVATA