Coronavirus a Roma, l'allerta del governo: «Picco tra 7 giorni, pagheremo gli effetti di certe condotte»
di Lorenzo De Cicco
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«Gli effetti di questi comportamenti li pagheremo fra una settimana», avverte con un senso di amarezza Ricciardi. «Regioni come il Lazio e Roma sono particolarmente a rischio. Nei prossimi giorni la Capitale sarà sicuramente interessata», ha detto sempre il consulente del governo. Che ieri notte ha dichiarato anche la Capitale zona protetta, come il resto d'Italia, con grosso modo e stesse misure restrittive previste, già da domenica mattina, per la Lombardia e altre 14 province del Nord.
Prima, da Palazzo Senatorio non era stata emessa nessuna ordinanza per mettere un freno alla movida pericolosa. Ieri sera si è svolto un vertice in Prefettura, poi rinviato a stamattina. L'unica misura di cui si è discusso, per parte comunale, è di anticipare lo stop alla vendita dell'alcol dalle ore 18. Misura che in ogni caso, a sentire il presidente dell'Ordine dei medici, Antonio Magi, «non sarebbe risolutiva, potrebbe aiutare a ridurre un po' il fenomeno, ma sarebbe utile la chiusura dei locali. Anche per dare un segnale che certi comportamenti, in questa fase di emergenza, non possono essere attuati». Ora a chiudere i locali oltre una certa ora ci dovrebbe pensare il nuovo decreto del governo, sfornato ieri notte.
LA STRETTA
Anche a Roma, come nel resto dello Stivale, si applicano le regole che da domenica valevano per la Lombardia e le altre zone arancioni. Quindi «sono consentite le attività di ristorazione e bar dalle 6.00 alle 18.00, con obbligo, a carico del gestore, di predisporre le condizioni per garantire la possibilità del rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro». Chi non può far rispettare la distanza, deve restare chiuso.
I CENTRI COMMERCIALI
Altro provvedimento già valido nel Nord che ora dovrebbe riguardare Roma: «Nelle giornate festive e prefestive sono chiuse le medie e grandi strutture di vendita, nonché gli esercizi commerciali presenti all'interno dei centri commerciali e dei mercati. Nei giorni feriali, il gestore dei richiamati esercizi deve comunque predisporre le condizioni per garantire la possibilità del rispetto della distanza di sicurezza interpersonale». La chiusura invece «non è disposta per farmacie, para-farmacie e punti vendita di generi alimentari, il cui gestore è chiamato a garantire comunque il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale». Altro ambito ancora, i matrimoni e i funerali: per il decreto «sono sospese le cerimonie civili e religiose, ivi comprese quelle funebri».
Ultimo aggiornamento: Martedì 10 Marzo 2020, 11:18
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