Pronto soccorso in tilt a Roma: mille pazienti in attesa, è allarme al Pertini e Cto

Negli ospedali del Lazio code record per un posto letto

Pronto soccorso in tilt: mille pazienti in attesa, è allarme al Pertini e Cto

di Giampiero Valenza

Per i casi meno gravi la fila in ospedale si fa sempre più lunga, a tal punto che nei giorni scorsi si è persino superata la quota dei mille pazienti in fila in tutti gli ospedali laziali. Una persona su cinque che sta andando al pronto soccorso va lì perché preoccupato per la sua influenza stagionale. È questa la stima che fa la Regione Lazio sull'andamento dell'epidemia che, come ogni anno, si ripropone in inverno. L'istituzione ha già emesso un allarme su un «rischio elevato» che la «contemporanea circolazione del virus influenzale e del Covid» possa esercitare una pressione sui sistemi sanitari. E così sembra essere, con l'assessore alla Sanità Alessio D'Amato che invita a vaccinarsi contro il Covid e l'influenza.
IL PERSONALE CHE MANCA
Intanto, Fratelli d'Italia ha fatto le pulci ai pronto soccorso della Capitale: mancano 100 medici. La maglia nera ce l'ha il pronto soccorso del Cto, dove mancano 20 medici a coprire i turni. Nella classifica di questo «libro bianco» è critica la situazione anche al Pertini, dove mancano 12 medici per il pronto soccorso. Nei reparti d'emergenza degli ospedali Santo Spirito, Grassi, Umberto I e Tor Vergata segnalano dieci specialisti in meno. Al Sant'Eugenio mancherebbero sei medici e cinque al Sant'Andrea. Situazione in via di risoluzione, invece, al pronto soccorso dell'Azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata, dove invece, sebbene manchino 8 medici, è stato indetto un nuovo concorso per altre assunzioni. Nessun problema d'organico, invece, al San Filippo Neri, dove tra l'altro è previsto un concorso a breve per le nuove assunzioni.

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Secondo dati della Regione Lazio, nel 2021, il 36,35% dei pazienti adulti della Regione che si è presentato al triage del pronto soccorso (in totale, sono stati 1.186.821) è entrato per un'urgenza minore, il 36,66% per un'urgenza differibile, il 17,21% per urgenza e il 5,76% per un caso di emergenza (quindi, un codice rosso). L'ospedale che a Roma riceve il maggior numero di codici rossi è il San Camillo (11,83% del totale), seguito dal Pertini (10,31%), dal San Giovanni Addolorata (9,38%), dal Sant'Andrea (9,14%), dal Policlinico Umberto I (8,71%, a cui vanno aggiunte anche le percentuali dei ps di ostetricia, di pediatria, di ematologia e di odontoiatria), del Santo Spirito (8,61%), del Sant'Eugenio (5,95%), di Tor Vergata (5,71%), del Grassi (4,60%), del San Filippo Neri (4,39%), e del Centro traumatologico ortopedico, il Cto (0,07%). «Per fare questo studio abbiamo sentito i responsabili dei pronto soccorso della Capitale. Inaccettabile il drastico taglio di posti letto ospedalieri e la conseguente chiusura di reparti. Il Lazio è ben al di sotto dei 3,7 posti letto per mille abitanti previsti dallo standard nazionale, non raggiungendo la soglia di 3 posti letto - spiega il consigliere regionale di Fdi, Massimiliano Maselli, promotore di una proposta di legge regionale proprio per il rafforzamento del servizio d'emergenza ospedaliero - Cosi come è intollerabile la forte carenza di personale sanitario dovuta ad una mancata programmazione del fabbisogno. Nei pronto soccorso la situazione è ancora più critica perché la mancanza di personale medico oltre all'altissimo numero di pazienti fa sì che le strutture di emergenza si trovino in una condizione veramente drammatica. Servono medici ma, allo stesso tempo, serve decongestionare l'attività dei pronto soccorso. In che modo? Creando una più solida integrazione tra ospedale e territorio. Se si implementa la sanità di prossimità, se il territorio fa da filtro, si evita anche il ricorso improprio ai servizi di emergenza».
GLI EFFETTI
Intanto, i medici invitano a non sottovalutare gli effetti dell'influenza. «Tutte le malattie influenzali sono un fattore di rischio importante per i problemi cardiovascolari spiega Franco Barillà, direttore della scuola di specializzazione di Malattie dell'Apparato Cardiovascolare dell'Università di Tor Vergata a margine del congresso della Sic, la Società italiana di cardiologia - Il processo infettivo destabilizza il paziente, fa aumentare il rischio infiammatorio e in alcune condizioni critiche, come nei pazienti anziani, in quelli con comorbilità e che hanno la broncopneumopatia cronica, si possono avere complicanze cardiovascolari post-influenzali».

giampiero.valenza@ilmessaggero.it
 


Ultimo aggiornamento: Domenica 18 Dicembre 2022, 09:53
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