Meloni sul 25 aprile: «Sì alla democrazia, no ai regimi di ieri e di oggi»

Il premier: «La fine del fascismo pose le basi per il ritorno della libertà». Il riferimento agli autoritarismi attuali

Meloni: «Sì alla democrazia, no ai regimi di ieri e di oggi»

di Mario Ajello

 Giorgia Meloni non dice siamo noi i veri anti-fascisti (non ama usare questa parola, come si sa) e non dice nemmeno, esplicitamente, voi della sinistra siete gli anti-fascisti di ieri e noi gli anti-fascisti di oggi. E tuttavia è questo, come fanno notare in Fratelli d’Italia, il senso del suo messaggio via social sul 25 aprile. Poche parole - lo scorso anno era stata invece molto più faconda la leader della destra in occasione del suo primo 25 aprile vissuto come premier - ma molto precise: «Nel giorno in cui l’Italia celebra la Liberazione, che con la fine del fascismo pose le basi per il ritorno della democrazia, ribadiamo la nostra avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari. Quelli di ieri, che hanno oppresso i popoli in Europa e nel mondo, e quelli di oggi, che siamo determinati a contrastare con impegno e coraggio. Continueremo a lavorare per difendere la democrazia e per un’Italia finalmente capace di unirsi sul valore della libertà. Viva la libertà!».

Il passaggio fondamentale è quello sui totalitarismi «di ieri» e quelli «di oggi». Vuole sottolineare il capo del governo, con questa specificazione, che essere anti-fascisti oggi significa anche essere - come non sono i cortei di questo 25 aprile: senza bandiere giallo-blu e senza slogan contro il militarismo russo - al fianco dei partigiani ucraini e manifestare solidarietà non solo per i palestinesi ma anche per la libertà di esistere dello Stato d’Israele. Quello stesso che viene mostrificato nelle manifestazioni di queste ore - perfino con occhieggiamenti ad Hamas - tutte all’insegna del Free Palestine e del cessate il fuoco, senza alcun cenno al 7 ottobre e alla tragedia degli ostaggi ancora nella mani dei terroristi a Gaza.

Dunque Meloni attaccata da tutte le parti - e c’è chi le dice che deve togliere la fiamma dal simbolo di FdI, chi che deve andare in pellegrinaggio alla stele di Giacomo Matteotti a Riano e chi le ricorda come sempre e ormai è una litania che deve finalmente pronunciare la parola «anti-fascismo» - non rinuncia a sua volta ad attaccare. Lo fa in maniera indiretta e allo stesso tempo molto precisa. Non accetta di essere messa all’angolo su una questione che non è soltanto storica - i fatti di 79 anni fa, la loro memoria e il loro insegnamento - ma anche attualissima: la difesa della libertà dei popoli nel mondo contemporaneo. Gli anti-fascisti progressisti, ecco la sua convinzione, espressa nel breve ma succoso messaggio su Instagram, sono timidi con i fascismi del presente.

E’ un discorso che deve essere stato originato in lei, secondo chi con lei lavora, anche da tutte le polemiche sul caso Scurati - il quale con la rosa socialista di Matteotti in pugno ha fatto il comizio sul palco milanese della festa del 25 aprile - e dalle accuse di nuovo fascismo censorio che sono piovute in questi giorni sul governo e sul servizio pubblico.

Ovvero, a Meloni colpisce lo strabismo di chi cavilla continuamente sul ritorno di fantasmi totalitari del passato, senza vedere precisamente gli incubi totalitari che oggi gravano sull’Europa e sul mondo alle porte del nostro continente. Non ha sentito lei e non ha sentito nessuno, perché non c’è stato nelle celebrazioni di ieri, un monologo sull’Ucraina schiacciata dal dispotismo armato di Putin e sull’impossibilità al momento di quel popolo a sentirsi libero.

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PASSATO, PRESENTE

La storia è storia, sia pure tremendamente tragica come quella del Ventennio, ma «con la fine del fascismo» l’Italia si è liberata, altri invece liberi non sono. Ed è un’impostazione, questa di Meloni, che coincide con quella dei discorsi mattarelliani del 25 aprile, sia quello di quest’anno che quello di due anni fa quando disse che la Resistenza si sta combattendo oggi in Ucraina. E ancora. Meloni giorni fa si è così rivolta ad alcuni giornalisti: «Quello che avevo da dire sul fascismo l’ho detto cento volte e lo ripeto sempre. Voi potete continuare a ripetere che sono una pericolosa fascista. E vi ringrazio perché mi aiutate, visto che la gente che vede questo nostro governo vede anche che gli estremisti stanno da un’altra parte». Gli estremisti stanno dall’altra parte - per esempio tra chi inneggia ad Hamas, chi brucia la foto del premier in piazza come accaduto ieri a Bologna o imbratta i suoi poster elettorali come avvenuto ieri a Napoli o ingiuria la comunità ebraica - mentre la destra di cui Meloni si sente interprete è quella del rispetto dei principi democratici per tutti e dappertutto e che mantiene una postura democratica e istituzionale. Quella che s’è vista ieri mattina all’Altare della Patria. Dove il capo del governo insieme ai presidenti delle Camere (di destra entrambi, Fontana e La Russa, e c’erano anche il ministro Crosetto e il presidente della Consulta, Barbera) e soprattutto insieme a Mattarella ha deposto una corona di fiori per i martiri della Liberazione.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 26 Aprile 2024, 00:17
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