«Io sono in campo, la partita è appena cominciata, Draghi deve restare a Palazzo Chigi e vediamo come andrà a finire». Così Silvio Berlusconi è pronto ad accogliere Salvini, Meloni e gli altri leader del centrodestra a Villa Grande, l’ex finora di Zeffirelli sull’Appia antica. Un pranzo leggero, con il ritorno sul piatto delle famose penne tricolore (pomodorino, basilico e una spruzzata di mozzarellina emulsionata) e mai come stavolta il menù patriottico è adatto sull’occasione visto che il tema tra i commensali oltre alla manovra economica sarà l’elezione del Quirinale.
Berlusconi al Quirinale, il centrodestra e la strategia
«Tu sei il nostro candidato in pectore», gli dirà Salvini e l’asse Forza Italia-Lega sembra quello più saldo. Mentre la Meloni è convinta della quasi impraticabilità della corsa berlusconiana. «I numeri sono complicati», è la sua certezza. Però, il centrodestra oggi deve dimostrare di essere unito e finché Berlusconi vuole restare in campo - e non trasformarsi ancora nel king maker di Draghi o di altri come gli suggeriscono i suoi consiglieri più illuminati - nessuno nella sua coalizione può avanzare altre strategie. Aleggia un problema sul pranzo a Villa Grande ed è questo: come dire a Zio Silvio - che si sente molto più Nonno al servizio delle istituzioni di quanto vuole esserlo Draghi che «è un banchiere e l’ho nominato io nelle sue alte cariche» - che per avere un presidente votabile anche a sinistra lui deve fare un passo indietro?
«Il centrodestra è unito»
Tra gli ospiti, Toti (impegnato nell’asse centrista con Renzi) è il più convinto che occorra un candidato più largo rispetto ai confini del centrodestra.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 23 Dicembre 2021, 09:39
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