«Noi non perdoniamo niente a nessuno, quindi fate bene a non perdonare niente anche alla Ferrari», diceva Enzo Ferrari. Una filosofia di vita. E di impresa, almeno a giudicare dalla cosiddetta “blacklist”, ossia la lista di potenziali acquirenti ai quali non sarà concesso comprare altre vetture del Cavallino Rampante, di cui tanto si vocifera in Rete e che fa tremare ogni appassionato - e collezionista - della “rossa di Maranello”. Tra le “vittime”, ci sarebbero anche big di Hollywood, puniti, appunto, con una sorta di divieto di acquisto. Lo sa bene, e lo ha imparato, letteralmente, a sue spese, Justin Bieber, che, dopo una serie di “mancanze” nei confronti della vettura, sarebbe entrato nella blacklist: non potrà più acquistare una Ferrari, almeno per un - bel - po’.
Sì, perché nella lista sarebbe facile entrare, ma dalla lista sarebbe decisamente difficile uscire. Bieber, però, alla "minaccia" del divieto non deve aver creduto, a giudicare dalle tante regole che ha infranto. Pochi mesi dopo averla acquistata, nel 2015, ha “abbandonato” la sua Ferrari, F458, nel parcheggio di un club di Beverly Hills, per due settimane, arrivando a dimenticare dove la avesse parcheggiata. Poco lungimirante, quando ha riavuto la vettura, ritrovata da un membro del suo staff, alla vicenda ha dedicato una storia sui social network. Non solo. Ha deciso di cambiarle colore, optando per una inusitata tonalità blu elettrica, realizzata dalla californiana West Coast Customs, dunque non prevista dalla casa madre. E di quel blu elettrico ha voluto che fosse tinto anche lo stemma sul volante. Per “completare” l’opera ha fatto modificare i cerchi in lega e i bulloni a vista. Poi ha messo la vettura all’asta. Di fatto, non ha seguito più di una delle raccomandazioni e delle indicazioni del codice etico stabilito da Ferrari a tutela della propria immagine.
E così a Maranello avrebbero detto “basta”.
«Non ricordo personaggi famosi italiani entrati nella blacklist, episodi di tale tipo si verificano più spesso all’estero - prosegue Camassa - recentemente, il designer Philipp Plein è stato chiamato in causa da Ferrari, perché ha tinto di verde la sua vettura, usandola poi anche per pubblicizzare i suoi prodotti. E, in giudizio, la Ferrari ha vinto». Sulla blacklist vige il massimo riserbo. Ovviamente, pure sui suoi nomi. Nel tempo, però, sono state avanzate ìipotesi. Tra le personalità, diciamo, non particolarmente care al Cavallino, ci sarebbero Nicolas Cage, “reo” di aver venduto una rarissima Ferrari Enzo a un prezzo sensibilmente più basso di quello di mercato, e il rapper 50 Cent, che nel 2020, con tanto di storia sui social, si sarebbe lamentato di un guasto alla vettura. Ancora, Tyga, che avrebbe “dimenticato” di saldare alcune rate del ìleasing, e il pugile Floyd Mayweather, che avrebbe messo una delle sue Ferrari in palio per scommessa. Anche Kim Kardashian. E altri. «I collezionisti Ferrari sono legati alla tradizione - conclude Camassa - non amano le vetture modificate. In Italia, peraltro, per la gente, la Ferrari è rossa». Per definizione, passione, e, talvolta, rabbia.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 4 Maggio 2022, 22:55
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