Fridays for future, ragazzi in corteo per il clima con mamma, papà e “vecchi arnesi”
di Mario Ajello
Come mai questi vessilli? «Boh, ce l’ha date un tizio», rispondono gli inconsapevoli portabandiere del sindacato più a sinistra che c’è. E alla testa del corteo sfila infatti il leader dei Cobas, Piero Bernocchi, storico esponente dell’Autonomia Operaia dagli anni di piombo e ora quasi settantenne vestito come un teenager a cui manca soltanto la borraccia di Greta appesa al collo, e i ragazzini naturalmente non sanno chi sia, ma lui e gli altri si sono presi da intrusi una parte della manifestazione. Come vecchie tossine in una nuova battaglia ecologica a cui vogliono pateticamente fare da servizio d’ordine d’antan. E intanto si chiedono i duri dei Cobas, mentre ragazzini e ragazzine zompettano festanti gridando «facciamo l’amore, non facciamo la plastica»: «Ma Bernocchi i capelli se li tinge o è un nero corvino ogm?». Ma a debita distanza dai “vecchi arnesi” e dagli universitari che hanno partorito uno slogan ideologico ma non male («L’ambientalismo senza lotta al capitalismo è giardinaggio»), ecco tante mamme e tanti papà che sfilano in piazza per proteggere la prole e per condividere con loro l’emozione del green dream: «Che commozione, che tenerezza vederli così piccoli e così impegnati i nostri figlioli...».
I PICCINI
All’angolo con via Lanza, una ventina di bimbi delle elementari Guicciardini tengono insieme alle maestre lo striscione: «Non gettare la sigaretta dammi retta». Ma attenzione, sta arrivando un vecchietto dell’Anpi con al collo il fazzoletto della Brigata Maiella e tutto contento l’anziano neo-resistente al carbon fossile offre una dritta: «Guardi, laggiù abbiamo anche il nostro striscione dell’associazione partigiani». Dietro al quale ci sono alcuni vegliardi su cui ironizzano gli studenti del Mamiani: «E questi da dove arrivano? Dalla casa di riposo?». Simpatici. Come tutti gli altri. Compresi i due ragazzini dell’istituto Vallauri di Velletri che - in mezzo a migliaia di coetanei che a buon diritto gridano «We trust in Greta» e si sentono partecipi del destino del mondo - tengono uno striscione rosso fuoco e molto combat dei «Giovani comunisti/e» con su scritto: «Demercificare la natura». E’ anti-capitalista lei? «Boh, so’ liceale. Mi hanno chiesto di tenere ‘sto striscione ma mica lo capisco...». E il suo compagno dall’altra parte del lenzuolo? «Boh, quello va in seconda B, dove non si fa una mazza». Alle loro spalle ci sono quelli che gli hanno dato lo striscione e vendono Lotta Comunista. Ma nessuno se la compra. I giovani sono più avanti dei vecchi e più imprevedibili e divertenti.
C’è una tizia travestita da «madre natura» (così c’è scritta nella t-shirt) che gira sorridendo con un termometro in bocca. E’ bloccato a quaranta gradi e ogni volta che la ragazza lo tira fuori e lo sventola dice: «Ammazza che febbre alta che c’ho!». Una tipa occhialuta del Socrate - «A secchionaaaa...», le dicono le amiche - sfodera il suo cartello: «Più greco meno spreco». Le saltano intorno un po’ di alternativi No Tav, ma lei se ne infischia. Le pischelle accompagnate dai genitori ogni tanto si ribellano all’autorità materna: «A ma, me stai attaccata come ‘na zecca. E scollati!». Di sicuro non riescono a scollarsi anche se quella dovrebbe essere una memoria dei genitori dei genitori, dal mito delle stagioni più eroiche e credono di vedere in questa bella marcia il solito «nuovo ‘68». Chissà se lo vede anche Maurizio Landini, a sua volta in corteo con cappellino rosso in testa, ma qui non lo conosce quasi nessuno né come leader né come influencer e a tutti basta Greta. Anche al piccolo, avrà 9 anni, che avvolto in una bandiera svedese è portato per mano dal papà, il quale con l’altra mano sta sorseggiando dell’acqua da una bottiglietta di plastica e il bimbo lo fulmina come se avesse peccato gravemente: «Ma papiii....».
LO SHOPPING
Ma al netto delle pantere grigie nel loro eterno ‘68 e di quale professoressa democratica che pensa di fare la rivoluzione con l’imprimatur del ministro («Fioramonti? Ma chi se lo fila...», dicono i ragazzi), questa grande folla di piccoli e medi che esce finalmente dai social e scopre la piazza non digitale rappresenta un segnale incoraggiante. Se sarà capace di andare oltre gli slogan altisonanti e un po’ vuoti («C’avete rotto i polmoni!») e di approdare a una vera conoscenza scientifica delle cose. Intanto qualcuno, non sbagliando, a scuola ci è andato anche ieri. Mentre molti altri hanno invaso i parchi romani, per godersi al sole questo strano sciopero con la giustificazione dei presidi e la benedizione del ministro. A frotte, gli studenti che dovrebbero marciare per Greta s’infilano nei negozi di Via del Corso e dintorni. Eccone una decina, entrano in un megastore che vende scarpe da ginnastica. Ma voi non siete plastic free? «No, siamo di Roma Sud».
Ultimo aggiornamento: Sabato 28 Settembre 2019, 17:05
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