Jesolo, i positivi salgono a sette. L'ira degli albergatori: «Controlli fatti a danno già avvenuto»

Jesolo, i positivi salgono a 7. L'ira degli albergatori: «Controlli fatti a danni già avvenuti»

di Giuseppe Babbo
JESOLO - Sale a sette il numero di cittadini del Bangladesh positivi al Covid-19 residenti nel litorale veneto. E mentre il ministro Roberto Speranza stoppa i voli provenienti da Dacca, l'Italia si trova a fare i conti con chi è già sbarcato con l'infezione e dal Veneziano scatta la protesta. Da Jesolo a Bibione ne sono arrivati dieci, una decina di giorni fa, con un volo riservato di fatto ai lavoratori stagionali.
Fino a lunedì sera i casi ufficiali erano cinque, ma ieri mattina, mercoledì 7 luglio, l'Ulss 4 del Veneto Orientale ha confermato l'aumento di due unità. Sei sono domiciliati a Jesolo, uno a Cavallino-Treporti. Nessuno presenta sintomi e tutti sono in isolamento domiciliare, compresi i tre negativi e residenti in altre città della costa. Tutti, in ogni caso, sono controllati dagli agenti della Polizia locale più volte al giorno. E soprattutto nessuno di loro aveva iniziato a lavorare, ragion per cui l'Ulss 4 anche ieri ha ribadito che non ci sono emergenze, né focolai.

L'ALLERTA
L'allarme era scattato dopo che un cittadino bengalese, durante il viaggio, aveva accusato una serie di sintomi sospetti: tosse, mal di gola e malessere generale. Per questo una volta atterrato era stato sottoposto al tampone, risultato appunto positivo. Immediatamente l'autorità sanitaria del Lazio ha contattato l'Ulss 4. E subito dall'azienda sanitaria del Veneto orientale sono scattati gli accertamenti previsti dal protocollo e tutte le dieci persone sono state poste in isolamento fiduciario. Ma in ogni caso la questione rimane aperta e di fronte ai cosiddetti casi di contagio da ritorno, lungo la costa, già alle prese con una stagione turistica condizionata dai mancati arrivi causa epidemia, serpeggiano malumore e preoccupazione.
Il presidente dell'Associazione jesolana albergatori (Aja), Alberto Maschio, si chiede come mai queste persone abbiano potuto muoversi senza grossi problemi: «È una considerazione che va fatta: com'è possibile che da Roma, dove si dice che un bengalese sia risultato positivo dopo avere evidenziato i sintomi, queste persone siano potute arrivare tranquillamente da noi? Dove sono i controlli? Oggi si parla di una task force all'aeroporto di Roma: sembra di essere alle solite, ovvero si interviene solo dopo che il danno è stato fatto. Spero ci si renda conto che ognuno deve fare la propria parte per garantire la sicurezza a tutti; noi come imprenditori continueremo con il nostro atteggiamento attento e scrupoloso. Mi auguro che la stessa cosa venga garantita anche da chi è preposto ai controlli». 

LA SICUREZZA
E in questo senso Maschio difende anche il modello Jesolo, ricordando come nessuno dei 10 bengalesi abbia avuto contatti e avesse iniziato a lavorare senza aver compiuto preventivamente il tampone. 
«Il sistema, a Jesolo aggiunge il presidente di Aja - ovvero all'interno del territorio dell'Ulss 4 funziona: quelli che dovevano diventare dipendenti sono stati subito bloccati, dopo l'esito del tampone, per cui non hanno mai messo piede nelle nostre strutture e si trovano in isolamento. Tutto ciò dimostra che siamo scrupolosi nel seguire protocolli e indicazioni da parte delle autorità sanitarie».
 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 8 Luglio 2020, 10:43
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