Mafia Capitale, Carminati: "Coi clan non c'entro,
parlerò". Chiesto il giudizio per Alemanno

Mafia Capitale, Carminati: "Coi clan non c'entro, ​parlerò". Chiesto il giudizio per Alemanno

di Davide Manlio Ruffolo
ROMA - È scattata l'ora x, quella che ieri ha dato il via al processo sull'organizzazione criminale denominata Mafia Capitale.





Sono quarantasei gli imputati, fra cui il boss Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, che, a seconda delle posizioni, sono chiamati a rispondere di reati che vanno dall'associazione per delinquere di tipo mafioso alla corruzione, abuso d'ufficio e falso. Una prima udienza, quella tenuta ieri, già densa di colpi di scena e fra i quali spicca la dichiarazione dell'avvocato Giosué Bruno Naso, difensore del boss Massimo Carminati, secondo cui «in questo processo, il mio assistito parlerà perché vuole chiarire un sacco di cose».



Una frase che ha destato clamore visto che, fino ad oggi, il boss si è sempre rifiutato di parlare con gli inquirenti. Ma davanti ai giudici le cose potrebbero essere diverse anche se, poco dopo, il legale ha corretto il tiro spiegando che il suo assistito «parlerà ma non ha rivelazioni da fare» e che a «Carminati ha dato particolarmente fastidio il fatto che il suo nome sia stato accostato alle parole mafia e droga».



Ma mentre andava in scena il maxi processo, un nuovo tassello dell'inchiesta sull'organizzazione criminale veniva posizionato dalla Procura che, con l'accusa di corruzione e finanziamento illecito, ha chiesto il rinvio a giudizio per l'ex sindaco Gianni Alemanno. Nel frattempo il procedimento ha già valicato i confini nazionali con l'articolo di Le Monde secondo cui “con il processo Mafia Capitale, Roma si gioca la reputazione" perché occorre “restaurare l'immagine disastrata della città” Secondo il quotidiano francese, i cittadini romani sono anche arrabbiati per il successo di Expo.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 6 Novembre 2015, 07:11
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