Renzi annuncia: "Progetti di sviluppo con
investitori stranieri, pronti 25 mila posti di lavoro"

Renzi annuncia: "Progetti di sviluppo con investitori stranieri, pronti 25 mila posti di lavoro"

di Alessandra Severini
ROMA - Ventiquattro contratti di sviluppo e 25mila posti di lavoro, creati o salvaguardati. Il governo ha firmato progetti di sviluppo che, insieme agli altri 12 gi stipulati, porteranno investimenti per 1,4 miliardi di euro, soprattutto al sud. I settori coinvolti vanno dalle telecomunicazioni all'agroalimentare, dagli elettrodomestici al settore alberghiero.





Ma quello che il premier tiene a sottolineare è che «delle principali aziende coinvolte, la metà circa sono straniere, evidentemente interessate a investire in Italia e l'80% dei posti di lavoro sarà in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia».



È soddisfatto dunque Matteo Renzi, ma non può che guardare con preoccupazione all'ostruzionismo che rallenta il cammino della riforma del Senato e rischia di trascinarla in una vera palude. La rabbia traspira dal suo tweet: «#millegiorni: infrastrutture, export, fisco, giustizia, lavoro, ict» usando gli hashtag #lavoltabuona e #mentreloro. «Loro» sono tutti quelli che frenano la riforma, ostacolando il timing indicato dal premier che la vorrebbe approvata in prima lettura al Senato prima della pausa estiva.



La maggioranza sta studiando le tattiche parlamentari capaci di superare l'ostruzionismo più duro e da lunedì sono già state fissate sedute no stop anche di sabato e domenica. Uguale preoccupazione per l'ostruzionismo messo in atto a palazzo Madama.



Si respira al Quirinale. Ancora una volta Giorgio Napolitano sente il bisogno di ricordare a tutti che le riforme vanno fatte. E presto. Il presidente esclude che ci sia stata «improvvisazione o improvvida frettolosità» e chiede che le riforme siano approvate «nei tempi programmati e in un clima più disteso».

Il presidente della Repubblica difende a spada tratta il lavoro fatto dal governo: «Non si agitino spettri di insidie e macchinazioni autoritarie. Né si miri a determinare in questo modo un nuovo nulla di fatto in materia di revisioni costituzionali».



Il premier è determinato a rispettare gli obiettivi che si è dato. Potrà concedere ai dissidenti qualche modifica ma senza toccare l'impianto della riforma e il Senato non elettivo. Ampie concessioni potrebbe farle invece sulla legge elettorale.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 23 Luglio 2014, 10:34
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