Milano, individuate le aree dove costruire
le moschee: i luoghi per ora sono top secret

Milano, individuate le aree dove costruire ​le moschee: i luoghi per ora sono top secret

di Simona Romanò
Due aree abbandonate e un edificio non pi utilizzato saranno messi a disposizione dal Comune per nuovi luoghi culto, fra cui moschee, per gli oltre 30mila islamici a Milano. Top secret gli indirizzi, ma il 10 ottobre potrebbero essere svelati, perch sar portata in giunta la delibera sui criteri di costruzione. Poi, sar aperto un bando e le comunit iscritte all'Albo delle religioni (finora 31, fra cui le 25 realt aderenti al Coordinamento associazioni islamiche milanesi, ma se ne aggiungeranno altre visto le 29 richieste pervenute a Palazzo Marino) potranno depositare i progetti.





A dare l'annuncio, ieri in un'incandescente commissione, l'assessore al Welfare, Pierfrancesco Majorino, e il vicesindaco con delega all'Urbanistica, Ada Lucia De Cesaris. L'amministrazione tira dritto: entro l'anno l'assegnazione delle aree, mentre per Expo si pensa ad una soluzione transitoria. Si vocifera che in palio ci sia una struttura in via Esterle, «ma l'istruttoria non è conclusa», precisa la De Cesaris. Di certo, si tratta di terreni degradati da riqualificare e il Comune non sborserà un euro. A partecipare al bando saranno le associazioni mussulmane, anche quelle finora irregolari, come il centro di viale Jenner; ma anche Ali Abu Shwaima, l'imam della piccola moschea di Segrate vorrebbe allargarsi. E non mancherà la chiesa evangelica. Tutti gli assegnatari dovranno «inviare ogni sei mesi di una relazione sulle attività svolte». Impegno per garantire la sicurezza, mentre il centrodestra solleva l'allarme terrorismo islamico. «Non viene chiesto ai soggetti di aderire alla Carta dei valori - attacca Fabrizio De Pasquale di FI - e nemmeno di predicare in italiano o di conoscere i nomi dei finanziatori». Replica Majorino: «Creare luoghi di culto accessibili e non gli scantinati dove ora si prega di nascosto è il modo migliore per garantire la legalità».

Riccardo De Corato (FdI), pronto a raccogliere firme per il referendum, intravede un danno erariale «perché le aree del Comune hanno un valore».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 1 Ottobre 2014, 10:53
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