Migranti, uno su tre rifiuta l'identificazione.
La polizia: "Non si possono forzare"

Migranti, la polizia: uno su tre rifiuta l'identificazione
ROMA - Una volta sbarcato in Italia un migrante su tre rifiuta di essere identificato. Su 122mila arrivi registrati finora nel 2015, i fotosegnalamenti sono stati 81mila, pari al 66% del totale, mentre 41mila hanno detto no alla procedura.

I dati sono stati forniti dal direttore del servizio di polizia scientifica, Daniela Stradiotto, alla commissione bicamerale d'inchiesta sul sistema d'accoglienza degli immigrati. Sono soprattutto eritrei, siriani e somali che rifiutano di essere identificati.



«Venivamo accusati di esserci persi 60mila stranieri - ha spiegato Stradiotto - ma non è così. Dopo la Germania, l'Italia è il Paese che fa più fotosegnalamenti. Venissero pure i tedeschi a controllare come agiamo, ma adesso non ne parlano più perchè hanno anche loro lo stesso problema». La direttrice della Polizia scientifica ha poi fatto sapere che «gli organici delle forze dell'ordine destinati a queste procedure sono adeguati. Quattro operatori in un giorno, in condizioni favorevoli, riescono a fotosegnalare 100 persone. In situazioni di sbarchi massicci, non ci si ferma mai, si procede ad oltranza. È di otto minuti in media il tempo richiesto da questa procedura se il soggetto acconsente».



«Se lo straniero rifiuta di esser identificato - ha riferito - non è possibile procedere al fotosegnalamento. Anche se si dovesse forzare fisicamente la persona (ma la polizia italiana non spezza le ossa alle persone) a mettere la mano nello scanner per prendere le impronte, queste non sarebbero leggibili e così le foto sono inutilizzabili se il soggetto non sta fermo e tiene gli occhi chiusi. C'è - ha ricordato - una sentenza della Corte costituzionale che autorizza le forze di polizia a costringere lo straniero a farsi identificare, ma ci sono purtroppo dei passaggi tecnici assolutamente impossibili per noi da superare».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 10 Settembre 2015, 12:12
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