Esodo dei terremotati: "Devono lasciare alberghi e campeggi ai turisti"

Esodo dei terremotati: "Alberghi e campeggi servono per i turisti"
Comincia fra lacrime, abbracci e qualche protesta il primo 'esodo' dei terremotati sistemati in hotel e campeggi della costa marchigiana che non possono più prolungare l'ospitalità per far fronte agli impegni presi con i turisti abituali. Un trasferimento che la Regione cerca di gestire senza dividere le comunità, individuando le soluzioni migliori per tutti (meno di 1.800 le persone costrette a spostarsi), ma che, in attesa delle casette e di una ricostruzione che appare lontana, lascia l'amaro in bocca a molti. Ottantasette gli sfollati nel Camping Medusa di Porto Recanati trasferiti a Sirolo fra sabato e oggi, a bordo di pullman della Protezione civile.

«Comincia una nuova avventura al Green Garden, staremo lì fino a dicembre, l'importante è avere un tetto sopra la testa - dice all'ANSA Tatiana Colibazzi, 22 anni, di Acquacanina, sfollata con il marito e le due bimbe -, ma è dura ricominciare, e dispiace lasciare questo posto. Eravamo diventati una grande famiglia». Un anziano di Fiastra confida che «le donne» della sua famiglia «sono terrorizzate al solo pensiero di tornare a stare in un edificio in muratura. Vogliamo vivere a Fiastra, ma siamo in attesa delle Sae. Oggi lasciamo il Medusa per andare a Sirolo, ancora più lontano. Leviamo le tende spontaneamente, per non creare problemi alla struttura che ci ha ospitati e che ci trattato così bene». Chi non va al Green Garden ma ha affittato un alloggio a Camerino con il contributo Cas sa di avvicinarsi alla terra natale, «ma è dura andar via senza versare qualche lacrima, specie abbracciando le persone con cui si è condiviso tutto per 5 interminabili mesi» ammette una donna. «Mi ricorderò per sempre di tutti qui - aggiunge un uomo originario di Fiastra, in partenza per Sirolo con la moglie e i figli -, di quelli con cui ho stretto una forte amicizia ma anche di quelli meno simpatici».

«Però ora devono dirci che fine faremo - incalza la moglie -, siamo spaesati. Fino a dicembre stiamo in un camping di Sirolo, e dopo?». «Al Medusa, hanno fatto di tutto per farci dimenticare che siamo terremotati - sottolinea Mario Travaglini, 70 anni, ex assessore di Acquacanina, mentre raccoglie i suoi oggetti -, feste, musica e tante iniziative, non possiamo che ringraziarli. Ma so che lo spostamento in un'altra struttura è solo una tappa intermedia. Acquacanina è tutta zona rossa». «Lo Stato - osservano un pò tutti - avrebbe potuto gestire meglio questa situazione, non è agevole ricominciare sempre in un posto diverso». Tra coloro chi ha detto 'no' a Sirolo c'è Orlando Marini, 76 anni, di Camerino. Ha a lungo cercato un posto letto sulla costa maceratese.

«Ho chiesto dappertutto. Ma tanti alberghi non accettano terremotati» sostiene. Altri portano ancora «le scosse nel cuore, il trauma è stato grande - spiega una coppia di Fiastra, che ha tre figli -, i bambini sono terrorizzati, dicono che a casa non ci tornano». I 50 che hanno rifiutato il trasloco a Sirolo hanno meno di un mese di tempo per trovare una sistemazione: al Medusa l'accoglienza per i terremotati termina il 30 aprile. La Regione intanto ha già erogato 20,5 milioni di euro agli albergatori che hanno aperto le porte ai senza casa. 
Ultimo aggiornamento: Lunedì 3 Aprile 2017, 20:31
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