Ambulanza in ritardo di 45 minuti: "Così è morta la nostra Silvia"

Ambulanza in ritardo di 45 minuti: "Così è morta la nostra Silvia"

di Francesco Faenza
EBOLI - Silvia Coscia aveva quarantaquattro anni, è morta di infarto martedì scorso in uno studio medico a trecento metri dall’ospedale. Silvia ha atteso l’arrivo dell’ambulanza «che è arrivata con 45 minuti di ritardo» afferma Rolando Scotillo, cognato della vittima e sindacalista della Fisi.

Il mezzo di soccorso giunto in via Ripa: «era un’ambulanza di tipo B, del tutto inadatta, visto che mia cognata aveva urgente bisogno di un rianimatore». Scotillo piange la scomparsa della cognata ed è addolorato per le due nipoti di quattordici e dodici anni rimaste senza mamma. Nel novembre 2016, il sindacalista Fisi aveva previsto la tragedia: «In una nota criticammo la rete di emergenza territoriale. Avevamo anticipato che sarebbe successo qualcosa. La tragedia che è capitata alla famiglia di mia cognata vorrei non succedesse più». Scotillo ha scritto una lettera denuncia al ministro della Salute, al prefetto di Salerno e ai vertici dell’Asl: «il regolamento vigente prevede l’intervento dell’ambulanza nel centro urbano entro otto minuti. Da noi ha impiegato tre quarti d’ora».

Silvia Coscia ha ricevuto un lungo massaggio cardiaco dai medici Voza e Di Donato: «li ringrazio di cuore, ero lì anche io - afferma Scotillo - abbiamo tentato in tutti i modi di rianimare mia cognata». Nello studio medico non c’era un defibrillatore: «non è previsto dalla legge».
Ultimo aggiornamento: Martedì 10 Gennaio 2017, 10:26
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