Napoli, le lacrime della mamma di Irene:
"Ci fidavamo, non era una paziente qualsiasi"

Napoli, le lacrime della mamma di Irene: "Ci fidavamo, non era una paziente qualsiasi"

di Davide Cerbone
«Avevamo una grande fiducia nel Monaldi, invece Irene ce l'hanno prima salvata e poi ce l'hanno ammazzata». Una settimana dopo il giorno più buio, mamma Arianna non riesce a darsi pace. E anche se in grembo porta un'altra vita, il pensiero resta inchiodato a quegli occhioni color azzurro cielo.



Quelli della sua piccola Irene, che dal 20 maggio aveva un nuovo cuore, morta per una crisi respiratoria il 30 ottobre scorso, proprio quando l'incubo sembrava ormai alle spalle. «È un maschietto, nascerà tra venti giorni», risponde. Ma un sorriso Arianna non riesce neanche ad accennarlo. Lo porta scritto in faccia che neanche questa gioia potrà compensare il dolore e la rabbia per una tragedia che, ripete, «non doveva accadere».



Le tiene la mano Tina, la roccia che li ha sostenuti in questo calvario finito in tragedia. «Sabato di due settimane fa la mia nipotina stava malissimo: aveva la tosse e un affanno molto forte, vomitava, era pallida, aveva le labbra bianchissime.
L'abbiamo portata al Monaldi perché ci fidavamo solo di loro - racconta la nonna paterna di Irene -, ma il nuovo primario della Cardiochirurgia pediatrica, un'infermiera e altri due medici ci hanno detto di riportarla a casa, spiegandoci che bastava darle la tachipirina. Ma com'è possibile? - si tormenta Tina -. Irene non era una bambina qualsiasi, aveva subito un trapianto di cuore pochi mesi prima. Quel sabato dovevano farle delle analisi, approfondire. Qualsiasi medico coscienzioso l'avrebbe ricoverata».









Ultimo aggiornamento: Sabato 7 Novembre 2015, 10:56