Consulta: Italicum applicabile. Renzi soddisfatto, Grillo: "Al voto"

Consulta: Italicum applicabile. Renzi soddisfatto, Grillo: "Al voto"
«Fumata bianca della Consulta. Habemus Legalicum! Ora c'è una legge elettorale costituzionale e pronta all'uso per il voto subito. Nella sentenza è specificato che: »la legge elettorale è suscettibile di immediata applicazione« Non ci sono più scuse. Il Legalicum per ora è valido solo alla Camera, al Senato c'è ancora il vecchio Consultellum. La nostra proposta, fin dal giorno della vittoria del NO al referendum, è sempre la stessa: applichiamo il Legalicum al Senato con i dovuti correttivi e andiamo a votare subito. Ci vuole una legge di poche righe e i voti dei parlamentari», scrive Grillo.

Matteo Renzi è molto «soddisfatto» per l'esito della sentenza della Consulta che, ha spiegato ai suoi, a quanto apprende l'ANSA, conferma l'impianto dell'Italicum togliendo solo il ballottaggio. «Basta melina, il Pd è per il Mattarellum, i partiti dicano subito se vogliono il confronto. Altrimenti la strada è il voto», è la linea che il leader dem avrebbe indicato ai suoi.

«Legge elettorale subito applicabile, dice la Consulta. Non ci sono più scuse: parola agli italiani!! Se sei d'accordo, rilancia #VOTOSUBITO». Lo scrive su Twitter il leader della Lega Nord, Matteo Salvini che a Skytg24 propone il 23 aprile come possibile data per le elezioni politiche. 

«Ora bisogna estendere al Senato la legge della Camera» per andare alle urne «in primavera. Tutto il resto serve a tirare a campare». Lo afferma, interpellato dai cronisti, il vice presidente della Camera M5S Luigi Di Maio che insiste: «per armonizzare le leggi bastano due giorni». Il 40% «Il M5S è l'unico che può chiedere agli italiani un tale consenso, il prossimo voto sarà tra vecchi e nuovi partiti, tra noi e loro». 

L'ITALICUM SECONDO LA CONSULTA Legge elettorale «suscettibile di immediata applicazione». Dalla Corte costituzionale arriva il via libera al voto con l'Italicummodificato in base al pronunciamento di oggi, modello valido però soltanto per la Camera, mentre per l'elezione del Senato occorrerebbe far riferimento al cosiddetto 'Consultellum', vale a dire il meccanismo uscito dalla sentenza numero 1 del 2014 sempre della Consulta intervenuta sul cosiddetto 'Porcellum'.

Se si dovesse votare oggi per la Camera quindi sostanzialmente si avrebbe un proporzionale con possibilità di premio di maggioranza per la lista che dovesse raggiungere il 40 per cento. Qualora però non venisse raggiunto questo tetto la partita finirebbe lì, in quanto non ci sarebbe più la possibilità di un secondo tempo, vale a dire un ballottaggio tra le prime due liste.

Entrando più nello specifico, il territorio nazionale viene ripartito in 20 circoscrizioni elettorali, corrispondenti alle regioni, divise a loro volta in complessivi 100 collegi plurinominali, a ciascuno dei quali viene assegnato un numero di seggi compreso tra tre e nove. I seggi vengono distribuiti tra le liste che raggiungono la soglia del 3 per cento dei voti validi su base nazionale, mentre, come detto, alla lista che dovesse ottenere il 40 per cento dei voti validi sempre su base nazionale, verrebbero assegnati 340 deputati su 630.

La ripartizione avviene nelle circoscrizioni in misura proporzionale al numero di voti che ciascuna lista ha ottenuto e poi nei collegi plurinominali anche in tal caso in misura proporzionale al numero di voti ottenuto da ciascuna lista. Le liste sono formate da un candidato capolista e da un elenco di candidati e l'elettore può esprimere fino a due preferenze di sesso diverso, tra coloro che non sono capilista. Quindi sono proclamati eletti dapprima i capilista nei collegi, i cosiddetti capilista bloccati, e successivamente i candidati che hanno ottenuto il maggior numero di preferenze. 

A questo punto interviene l'altra novità fissata dalla sentenza della Consulta. Per i capilista, che contrariamente agli altri candidati possono presentarsi in più collegi fino ad un massimo di dieci, non sarà più possibile esprimere un'opzione per un collegio piuttosto che per un altro, scegliendo così chi favorire tra i candidati che si sono piazzati alle loro spalle in base alle preferenze. Se tuttavia decideranno comunque per la pluricandidatura, si procederà ad un sorteggio per stabilire il collegio di elezione non potendolo più scegliere, meccanismo attualmente previsto in caso di mancata opzione volontaria. La Corte costituzionale ha infatti stabilito che «sopravvive comunque, allo stato, il criterio residuale del sorteggio non censurato nelle ordinanze di rimessione». 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 25 Gennaio 2017, 18:33
© RIPRODUZIONE RISERVATA