"Così ho stanato X, che disse di aver
salvato Firenze da un attentato dell'Isis"

"Così ho stanato X, che disse di aver ​salvato Firenze da un attentato dell'Isis"

di Ilaria Del Prete
Nell’ambiente di Anonymous era conosciuto come «X». Nel suo paesino alle porte di Aosta invece come Marco Mirabello, o anche “Djdanger”. Le complesse indagini della Polizia Postale coordinate dal procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo e dal sostituto procuratore Eugenio Albamonte hanno portato a scoprire l’esperto informatico che lo scorso 28 dicembre diffuse la notizia di uno sventato attacco Isis a Firenze. Disconosciuto da Anonymous, l’hacker si è comunque definito una “pedina” all’interno del movimento: «Tutto quello che pubblicavo, veniva deciso da loro».


Ivano Gabrielli, responsabile Centro Nazionale Anticrimine Inoformatico (Cnaipic): come avete stanato “X”?
«L'annuncio del presunto attentato Isis a Firenze si inquadra in una più ampia attività di monitoraggio internazionale successiva agli attentati di Parigi portata avanti da cellule italiane affiliate ad Anonymous».

Quale il ruolo degli italiani?
«Proprio alcuni connazionali hanno aperto il canale “#OpParis”, ma in particolare era da tempo che concentravamo la nostra attenzione su “X” nell'ambito di un'indagine per individuare chi crea associazioni per delinquere ai vertici di Anonymous».

Qual è l'interesse nel divulgare un falso attentato?
«Chi lo ha diffuso, ha probabilmente cercato di attribuirsi il merito di aver sventato l'attacco nel tentativo di “scalare posizioni” all'interno del movimento internazionale approfittando di un momentaneo vuoto di potere».

Come ha reagito Anonymous?
«Si sono dissociati con un comunicato ufficiale pochi giorni dopo. Il soggetto accusato della falsa rivendicazione, infatti, non fa parte del loro movimento».

Attraverso quali mezzi effettuate le vostre verifiche?
«Effettuiamo un'attività di monitoraggio h24, che si avvale di agenti sotto copertura, mediatori culturali e ricerca di notizie utili alle indagini. La propaganda jihadista passa dalla Rete, in particolar modo dai social network. Non è difficile individuarla. Ci troviamo di fronte ad hacker esperti, che padroneggiano le tecniche di anonimizzazione».

Qual è il rischio che deriva dal diffondere falsi allarmi?
«Per chi ha la responsabilità della gestione dell'ordine pubblico e la prevenzione, significa dover impiegare ulteriori risorse in bonifica e prevenzione. Specie in periodi “delicati” come quelli delle festività e di grandi movimenti di persone. Ma così anche i ”lupi solitari” vengono spinti ad approfittare della situazione, magari compiendo veri atti di terrore».

E per i cittadini?
«L'idea di un attentato sventato crea comunque allarmismo e condiziona lo svolgimento delle normali attività quotidiane. L'effetto è assicurato».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 22 Gennaio 2016, 13:25
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