"Tua figlia è una mongoloide, ve ne dovete andare" e lanciano secchiate di candeggina sulla ragazzina down
di Dario Sautto
Futili motivi, dalla goccia d'acqua caduta dai panni stesi al mozzicone di sigaretta ritrovato sul balcone. Dopo alcuni mesi, però, la situazione degenera. A raccontarlo sono state le stesse vittime e i testimoni ascoltati durante il processo che è stato celebrato dinanzi al giudice monocratico Mariaconcetta Criscuolo del tribunale di Torre Annunziata, e che si è chiuso ieri con la sentenza di primo grado. Alla fine del giudizio, i tre sono stati condannati per concorso in stalking con una pena di un anno ciascuno, nonostante l'accusa (la pm Barbara Aprea della Procura oplontina) avesse chiesto esattamente la metà, 6 mesi. Il giudice, infatti, ha ritenuto molto più gravi le accuse ed ha condannato i due coniugi 62enni Olimpia C. ed Enrico F., e la figlia 36enne Lucia F.: per tutti dodici mesi di reclusione, pena sospesa.
Al culmine dei vari atti persecutori poi denunciati ai carabinieri della stazione di Boscoreale, che avviarono le indagini agli ordini del luogotenente Massimo Serra addirittura secchiate d'acqua e candeggina gettate dal piano superiore per colpire la ragazzina, un vaso che sfiorò la giovane con tanto di minaccia («La prossima volta ti colpisco in faccia»), il distacco del contatore elettrico, schiuma da barba all'esterno della porta d'ingresso. Una serie di dispetti, piccoli e grandi, documentati dalle vittime e denunciati ai militari dell'Arma, che poi sono finiti agli atti del processo e sono stati in parte confermati anche da testimoni. L'obiettivo era liberare quell'alloggio per far spazio proprio alla figlia della coppia con la sua famiglia, che l'avrebbe occupato abusivamente. «Lasciate la casa, bastardi. O ve ne andate voi, o vi cacciamo noi» erano le minacce, accompagnate da insulti di ogni genere, in particolare proprio verso la ragazzina. «Urlavano sei una mongoloide a mia figlia e colpivano la porta con calci e pugni» ha raccontato la madre nel 2013. Ieri, a distanza di quasi tre anni da quell'esposto presentato in caserma, è arrivata la condanna per i presunti stalker.
Ma la situazione degli alloggi del Piano Napoli occupati abusivamente è ancora critica. Sono una decina, infatti, le case in cui vivono ancora persone che non ne avrebbero diritto, nonostante la stretta del Comune di Boscoreale e delle forze dell'ordine che ultimamente sono riusciti a liberarne alcuni. Spesso, come nei casi venuti fuori proprio dalle indagini antidroga dei carabinieri, alcune famiglie che gestiscono lo spaccio di droga nel quartiere riescono ad avere «a disposizione» appartamenti in cui far dormire i pusher «a contratto» ingaggiati per rimpiazzare quelli arrestati.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 26 Ottobre 2016, 09:56