Emanuele, camera ardente a Roma. I fratelli restano in carcere

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Si terrà oggi al Policlinico di Tor Vergata a Roma la camera ardente di Emanuele Morganti, il ragazzo di Alatri massacrato dal branco e morto dopo poche ore al Policlinico Umberto I. Da quanto si è appreso, sarà possibile portare l'ultimo saluto a Emanuele dalle 13 alle 16. I funerali si terranno domani alle 15 nella chiesa di Tecchiena, la frazione di Alatri, in provincia di Frosinone, dove il ragazzo viveva. 

I DUE FRATELLI NON PARLANO, RESTANO IN CARCERE  Il gip del tribunale di Roma, Anna Maria Gavoni, ha convalidato il fermo di Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, i due giovani fermati per l'omicidio di Emanuele Morganti, ed ha emesso l'ordinanza di custodia cautelare in carcere. La decisione è stata presa al termine dell'interrogatorio presso il carcere di Regina Coeli, durante il quale i due si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.  

CASTAGNACCI: "NON C'ENTRO" «Io non c'entro niente». Mario Castagnacci, uno dei due fermati per l'omicidio di Emanuele Morganti, ha negato di aver preso parte al pestaggio mortale. Il ragazzo, sentito ieri per 5 ore dal procuratore capo di Frosinone Giuseppe De Falco nel carcere di Regina Coeli, ha detto di essere stato in piazza quella sera ma di non aver partecipato al pestaggio. Gli inquirenti non ritengono credibili le sue parole, specie riguardo a quanto riportato dai testimoni. Paolo Palmisani si è avvalso della facoltà di non rispondere. 



IRA DELL'ANM DI ROMA SUL CASO CASTAGNACCI La giunta di Roma e del Lazio dell'Associazione Nazionale Magistrati interviene sul caso della scarcerazione di Mario Castagnacci, uno dei presunti aggressori di Emanuele Morganti, avvenuta poche ore prima del crudele delitto per «stigmatizzare, in una fase delicatissima delle indagini - è detto in una nota - le dichiarazioni di alcuni politici di rilievo nazionale, riprese con sorprendente superficialità da una parte della stampa, tendenti a ricollegare i due gravi fatti».

Castagnacci era stato fermato perché trovato in possesso di una trentina di dosi di hashish. Non, quindi, 300 dosi di cocaina come riportato da alcuni organi di informazione. Comparso per direttissima in tribunale era stato rimesso in libertà dopo la convalida del fermo. «Tali affermazioni - prosegue l'Anm con riferimento alle dichiarazioni di alcuni esponenti politici - appaiono estremamente gravi ed assolutamente non condivisibili. Poco opportuna riteniamo altresì la scelta di riportare sulla stampa il nominativo del giudice che avrebbe, secondo quanto si legge, convalidato l'arresto senza applicare alcuna misura cautelare, dopo la suggestiva riflessione che in caso di adozione della misura della custodia in carcere la vittima del pestaggio sarebbe ancora vivo».

Per l'organo di rappresentanza locale dei magistrati, tale «accostamento comporta una chiara indicazione di responsabilità che non ha fondamento alcuno da un punto di vista giuridico: nell'articolo di un giornale si indica infatti chiaramente che anche il Pubblico Ministero non aveva chiesto misure detentive, sicché come è ovvio il giudice non avrebbe mai potuto applicare la misura che secondo l'articolista avrebbe salvato la vita della vittima».

 «I commenti dei politici che sono riportati immediatamente dopo, che con inammissibile leggerezza indicano quale sarebbe stata la soluzione giuridica 'correttà - prosegue la nota - accusando l'autorità giudiziaria di una colpevole 'sottovalutazionè del quadro indiziario e cautelare con conseguente indebita remissione in libertà di un potenziale assassino completano la presentazione all'opinione pubblica in maniera spettacolare ed a-tecnica di un fatto grave».

«Riteniamo doveroso - conclude la nota - sottolineare la necessità del massimo riserbo e del rispetto per quanti sono impegnati nel tentativo di dare una risposta giudiziaria a quanto accaduto, oltre che ai familiari della vittima. La Giunta dell'Anm di Roma e del Lazio esprime la più totale vicinanza a tutti i soggetti coinvolti in questo dramma e si dissocia da sempre da questo modo di trattare e presentare una materia delicata e difficile quale quella delle indagini e del processo penale».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 31 Marzo 2017, 13:15
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