I fan della serie tv sono convinti della sua innocenza, e chiedono la grazia per il killer

I fan di una serie tv ​chiedono la grazia per il killer: ecco perché

di Ida Artiaco
Quando la realtà supera la fantasia e viceversa. Negli Stati Uniti sono state raccolte più di 120mila firme, ma il numero è destinato ancora a crescere, per la petizione che chiede al presidente Barack Obama di concedere la grazia a Steven Avery, condannato nel 2005 a trascorrere in carcere quasi tutta la sua vita perché accusato di omicidio.
La notizia non sarebbe così eclatante se la storia del detenuto in questione non fosse al centro di uno dei documentari più seguiti di Netflix, dal titolo “Making a Murderer”.



I fan della serie tv, che presto arriverà anche in Italia grazie alla celebre piattaforma di streaming online, hanno deciso di appellarsi all’inquilino della Casa Bianca per far tornare in libertà Avery e suo nipote Brendan Dassey, anch’egli in cella per essere stato giudicato suo complice. Allo stato attuale, risultano centomila le firme raccolte su Change.org, ed altre 18mila sono state presentate direttamente a Washington. Se entro il 16 gennaio prossimo queste ultime raggiungeranno quota centomila, il presidente Obama dovrà rispondere pubblicamente della questione.

“Making a Murderer” è uno show-documentario che parte dalle vicende di Steven Avery per analizzare temi più strutturali della società americana, come le falle del sistema giudiziario, l’abuso di potere e il ruolo dei media nelle indagini investigative. Da trent’anni protagonista di controversie legali che ne hanno minato l’esistenza, la storia di Avery è facilmente riassumibile: cittadino di una contea del Wisconsin, incriminato nel 1985 per violenza sessuale della quale si è sempre dichiarato innocente, è stato scagionato all’inizio degli anni Duemila grazie alla prova del Dna e rilasciato nel 2003 a seguito di un lungo botta e risposta processuale. Quando tutto sembrava finalmente finito, è stato nuovamente incriminato e condannato a 32 anni di prigione nel 2005 per la sparizione e l’uccisione della giovane fotografa Teresa Halbach dagli stessi funzionari che l’avevano incastrato anni prima.

Il racconto che produttori e sceneggiatori hanno consegnato al pubblico mondiale parte dalla presunzione di innocenza di Avery: i fan sono convinti che il sistema della giustizia a stelle e strisce abbia rovinato la vita dei protagonisti della vicenda e chiede ora per loro un riscatto. Il giudice Ken Kratz, tuttavia, ha accusato la serie di aver lasciato fuori dalla narrazione, che si divide in dieci episodi, il primo dei quali è andato in onda negli Usa lo scorso 18 dicembre, informazioni fondamentali che dimostrano invece la colpevolezza dell’uomo. La palla passa ora alla Casa Bianca, a cui spetterà presto l’ultima parola sul caso.
Ultimo aggiornamento: Martedì 5 Gennaio 2016, 13:18
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