Charlie, ore di attesa e di angoscia: lo strazio dei genitori prima dell'addio

Piccolo Charlie, lo strazio dei genitori prima dell'addio
Ore di attesa e di angoscia per i familiari del piccolo Charlie prima che vengano staccati i macchinari che lo tengono in vita. Chris Gard e Connie Yates - scrive il Teleghaph online - stanno trascorrendo gli ultimi giorni con il loro piccolo di 10 mesi, colpito dalla sindrome da deperimento mitocondriale, una malattia classificata come incurabile. Il bimbo, che a causa della patologia non può vedere, sentire, muoversi, piangere e neppure deglutire senza assistenza delle macchine è ricoverato al Great Ormond Street Hospital di Londra. Ieri i medici hanno concesso ai genitori una breve proroga prima di dire addio al figlio.

lL caso di Charlie è stato al centro di una battaglia legale. I genitori hanno chiesto di sottoporre il figlio a una terapia sperimentale negli Usa ma gli specialisti dell'ospedale si sono detti certi che tale trattamento non lo avrebbe aiutato. Nella vicenda è stata chiamata anche la Corte europea dei diritti umani, come prima avevano fatto i tribunali del Regno Unito nei vari gradi d'appello, che martedì scorso si è pronunciata in favore dei medici del Great Ormond Street Hospital. «Difendere la vita umana, soprattutto quando è ferita dalla malattia, è un impegno d'amore che Dio affida ad ogni uomo», ha scritto ieri in un tweet Papa Francesco in cui, senza citarla esplicitamente, ha fatto riferimento alla vicenda del piccolo Charlie.a.
 

«Siete senza scrupoli», scrive Andrew. «Il mio cuore è con la famiglia di Charlie», afferma invece Caroline. Molti continuano a chiedersi perché non sia stato permesso ai Gard di portare il neonato negli Stati Uniti e almeno di fare un tentativo di fronte a una malattia, la sindrome da deperimento mitocondriale, di cui sono affetti solo 16 bebè in tutto il mondo. Un viaggio della speranza costoso, ma che mamma Connie e papà Chris, tutt'altro che ricchi, avrebbero potuto comunque pagare di tasca loro, grazie a una generosa raccolta collettiva di donazioni private. Niente da fare. Sarebbe stato tutto inutile, hanno decretato i dottori, e, anzi, il viaggio in aereo e le terapie avrebbero causato nuove sofferenze al bambino, che a causa della patologia non può vedere, sentire, muoversi, piangere e neppure deglutire senza assistenza delle macchine. Stando ai giudici, hanno ragione loro. E a Charlie, venuto al mondo appena 10 mesi fa, non resta che morire.
Ultimo aggiornamento: Sabato 1 Luglio 2017, 14:36
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