L'Ocse promuove il Jobs Act: "Prevista
una crescita del pil dell'1,3% nel 2016"

L'Ocse promuove il Jobs Act: "Prevista ​una crescita del pil dell'1,3% nel 2016"

di Valeria Arnaldi
ROMA - Il pil italiano crescerà dell'1,3 per cento nel 2016. Almeno secondo le stime rese pubbliche ieri dall'Ocse. Il Rapporto sull'Italia “premia” il Paese per il «programma di riforme ambizioso e di ampio respiro per stimolare la crescita» messo in campo dal Governo.





Secondo l'Ocse, il pil nazionale crescerà dello 0,4% già quest'anno e, se le riforme avranno piena attuazione, potrebbe avere in incremento del 6% entro i prossimi dieci anni. A far rivedere le stime al rialzo sarebbero la nuova politica monetaria della Bce, il calo del prezzo del petrolio e, appunto, le migliori prospettive dell'economia italiana. Il Jobs Act, per il segretario generale Ocse, Angel Gurrìa, «può essere il vero motore di cambiamento».



«La direzione è giusta – commenta il ministro dell'economia Pier Carlo Padoan – e i risultati si vedranno e saranno positivi in termini di crescita, occupazione, stabilizzazione della finanza pubblica e abbattimento del debito». E dunque, anche di maggiore «fiducia dei cittadini». Intanto,si va avanti con le riforme. Non ci sarà un decreto sulle banche di credito operativo, ha assicurato il ministro, ma «c'è un'ipotesi di autoriforma».



Il nodo cruciale rimane l'occupazione. O meglio, la disoccupazione, con le conseguenze anche culturali che comporta. Il Rapporto Istat Noi Italia 2015 mostra, infatti, il ritratto di un Paese che ha sempre meno fiducia e meno speranze nel futuro. Il 46,2% dei 3 milioni di persone che nel 2013 non hanno trovato lavoro si dice sfiduciato. Ancora più grave il dato dell'1,5 milioni di persone che non provano più a cercare un impiego, dando già per scontato di non riuscire a trovarlo.



A preoccupare sono soprattutto i giovani. Il tasso di disoccupazione giovanile, nel 2013, è salito al 40%, il livello più alto mai registrato dal 1977. Un giovane su 4 è un “Neet”, ossia una persona che non studia e non lavora. La mancanza di occupazione si traduce in povertà. Una famiglia su quattro, ossia 14,6 milioni di persone, vive in situazioni di disagio economico. Un dato inferiore a quello dell'anno precedente ma ancora “monumentale”.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 20 Febbraio 2015, 10:31
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