Mps, fallito aumento capitale da 5 miliardi: "Non raccolti ordini sufficienti"

Mps, fallito aumento capitale da 5 miliardi: "Non raccolti ordini sufficienti"
Fallito l'aumento di capitale di Mps. Non sono arrivati abbastanza ordini di investimento per l'operazione necessaria al deconsolidamento degli npl e al rafforzamento patrimoniale, alla base delle autorizzazioni Bce. Per evitare di fallire, l'istituto ha quindi bisogno di un intervento dello Stato, che sarà definito in un consiglio dei ministri da convocare in tempi stretti.

Già alla vigilia, Rocca Salimbeni aveva comunicato che non si erano ancora «concretizzate manifestazioni di interesse da parte di anchor investor». Alla chiusura dell'offerta istituzionale è arrivata l'ufficialità: L'assenza di grandi investitori disposti a un investimento rilevante, ha spiegato Mps, ha influito negativamente sulle decisioni di investimento degli istituzionali limitando significativamente gli ordini di sottoscrizione.

Ora le obbligazioni subordinate Mps conferite in adesione alle offerte della banca, ha chiarito, saranno restituite ai rispettivi portatori. Le banche advisor coinvolte a vario titolo nel consorzio e nella cartolarizzazione non riceveranno invece commissioni. Al Cda della banca non è rimasto che ringraziare «tutti i dipendenti per il grande sforzo profuso al servizio della banca e dei clienti in questo delicato momento della vita dell'istituto».

Il destino che attende Rocca Salimbeni viene così deciso nel corso di un cda, che sta proseguendo in serata a Milano dopo l'annuncio del fallimento dell'aumento, in attesa di quanto emergerà dal consiglio dei ministri. «Adesso c'è il Cda, poi parliamo», si è limitato a dire l'A.d di Mps Marco Morelli al suo arrivo a metà pomeriggio a quanti gli chiedevano se ci sarà un intervento di Stato. Ai vertici dell'istituto non pare restino comunque altre strade rispetto alla richiesta di un intervento dello Stato. Anche i sindacati, «considerata l'evoluzione della situazione», ritengono non più rinviabile «un decreto legge ad hoc».

Le necessità di Mps dovranno poi incrociarsi con i contenuti del provvedimento del governo, destinato a diventare azionista di larga maggioranza della banca. Per la convocazione del consiglio dei ministri, che deve varare il provvedimento, i tempi sono stretti. L'obiettivo è rendere Mps attraente agli occhi degli investitori il più presto possibile. Perché il deciso rafforzamento della quota di capitale nelle mani pubbliche - dal 4% attuale si passerebbe a un numero a due cifre - sarà a tempo. E fra le ipotesi che girano c'è un termine a 18 o persino 12 mesi entro cui il Tesoro dovrà uscire.

Il lasso di tempo «verrà negoziato fra Roma e Bruxelles» nell'ambito del nuovo piano industriale, spiega una fonte.
Il Tesoro spingerebbe per una tempistica larga, per dare respiro all'operazione, magari due anni. Il nodo principale, però, resta chi farà le spese del fallimento del piano di salvataggio pubblico elaborato da Mps e del conseguente intervento dello Stato. Di sicuro sono a rischio tutti gli azionisti e i 40 mila possessori di bond subordinati che, in base alle norme europee, dovranno partecipare al salvataggio, rimettendoci. Quanto lo deciderà l'esito di un confronto fra il Tesoro e l'Unione europea, anche se il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha assicurato che le conseguenze per i risparmiatori saranno «minimizzati o resi inesistenti». In fondo, con l'adesione alla conversione, sono stati proprio i 'piccolì a impegnarsi nel salvataggio della banca, mentre i grandi investitori sono stati latitanti. In attesa della soluzione al 'caso Mps', il titolo continua a precipitare in Piazza Affari, dove ha chiuso in ribasso del 7,48% a 15 euro.

Ultimo aggiornamento: Giovedì 22 Dicembre 2016, 21:30
© RIPRODUZIONE RISERVATA