Ucraina, La nuova sfida degli Azov: «Presto di nuovo al fronte dopo la prigionia»

Passeranno alla storia come "gli eroici difensori di Mariupol"

Ucraina, La nuova sfida degli Azov: «Presto di nuovo al fronte dopo la prigionia»

di Mauro Evangelisti

«Torneremo a combattere, torneremo subito al fronte» dice Prokopenko, comandante del reggimento Azov. Al suo fianco altri quattro difensori di Mariupol. Zelensky l’altro giorno li ha riportati dalla Turchia, dove si trovavano in una sorta di esilio, in Ucraina.


CUNICOLI
Quindici mesi fa erano asserragliati nei cunicoli delle acciaierie Azovstal. In trappola. Senza munizioni, senza cibo, con l’acqua che scarseggiava, incalzati dall’esercito russo che aveva il controllo di una città rasa al suolo, Mariupol. Si sono arresi solo a maggio, quando è arrivato da Kiev l’ordine di Zelensky. L’obiettivo era stato raggiunto: impegnare il più a lungo possibile l’invasore russo, dando così tempo alle forze ucraine di organizzare la difesa del Paese. Magri ed emaciati, quelli dell’Azov (e della altre formazioni che combatterono al loro fianco) furono trasferiti nelle prigioni russe. Trascorsero alcuni mesi. Settembre 2022: i cinque capi del reggimento Azov, quelli che per l’epica ucraina passeranno alla storia come «gli eroici difensori di Mariupol», poterono lasciare le celle russe, grazie a un vasto scambio di prigionieri. In base agli accordi tra Mosca e Kiev furono portati in Turchia.


AEREO PRESIDENZIALE
Nuovo giro di giostra e arriviamo all’altro giorno: i capi dell’Azov, gli stessi che per settimane hanno affrontato il nemico, ma anche la fame, la sete e la mancanza di medicine, si sono ritrovati a bordo di un confortevole aereo presidenziale, seduti vicino a Zelensky, dopo avergli stretto la mano all’aeroporto di Istanbul. A Leopoli, seconda città dell’Ucraina, i cinque dell’Azov hanno parlato con i giornalisti. Dopo quindici mesi eccoli di nuovo in patria. Fanno una promessa: torniamo al fronte.


Vediamo più nel dettaglio chi sono i protagonisti di questa storia, i combattimenti del Reggimento Azov, un gruppo paramilitare controverso. Fondato nel 2014 per combattere nel Donbass, con un orientamento e una simbologia di estrema destra, successivamente è stato incorporato nella Guardia nazionale ucraina. Il più conosciuto è il comandante, Denis Prokopenko, 32 anni, di origine finnico-carelliana, in gioventù attivo nelle fila degli ultras della Dinamo Kiev (simpatie di estrema destra), ma al contempo anche laurea in lingue e letterature straniere al dipartimento di filologia germanica dell’Università Linguistica Nazionale, con specializzazione per l’insegnamento della lingua inglese.

Nei sotterranei delle acciaierie Azovtsal aveva spiegato che i suoi non si sarebbero mai arresi, ma quando arrivò l’ordine di Zelensky, accettò di consegnarsi ai russi.

L’altro giorno nella cerimonia a Leopoli, in abiti borghesi, indossando una camicia a quadretti scura fuori dai pantaloni, ha detto: «La cosa più importante per oggi è che l’esercito ucraino ha preso l’iniziativa strategica in prima linea. Sta avanzando ogni giorno. E tornare in prima linea è il nostro obiettivo principale». Parlando anche a nome degli altri quattro combattenti di Mariupol, ha aggiunto: «Voglio ringraziare ancora una volta sinceramente il presidente, la sua squadra, l’esercito e ogni soldato che ha difeso le nostre madri e ha continuato a combattere contro l’occupante mentre noi eravamo in prigione. Questo è un grande contributo alla nostra indipendenza». Con Prokopenko, sono rientrati in Ucraina anche il suo vice Svyatoslav Palamar, il comandante della 36ma brigata del Corpo dei Marine Sergey Volynsky, l’alto ufficiale di Azov Oleg Khomenko e il comandante della 12ma brigata della Guardia nazionale Denis Shlega. Palamar: «Continueremo a fare il nostro lavoro. Siamo militari. Abbiamo fatto un giuramento».


WAGNER
A Mosca hanno criticato aspramente il ritorno in Ucraina dei cinque dell’Azov. «Va contro i termini degli accordi esistenti, le condizioni dell’accordo sono state violate sia dalla parte turca sia da Kiev» ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, a Ria Novosti. E nelle convulse e altalenanti vicende di questa lunga guerra le ultime settimane hanno anche causato un imprevedibile capovolgimento dei destini: gli ucraini dell’Azov, erano sconfitti, prigionieri e poi esiliati, oggi sono tornati a casa, accolti come eroi, ricoperti di onorificenze; i combattenti russi della Wagner, fino a poco tempo fa erano considerati invincibili, erano venerati, avevano preso Bakhmut, ma dopo la strana ribellione guidata da Prigozhin, ora sono nella polvere, sono stati scomunicati, la loro formazione è stata sciolta, il loro capo è bersaglio di insulti e campagne mediatiche che diffondono video in cui lo si accusa di avere in casa enormi quantitativi di contanti e di droga.
 


Ultimo aggiornamento: Martedì 11 Luglio 2023, 08:57
© RIPRODUZIONE RISERVATA