La gelosia. Quella che spesso viene impropriamente addotta come movente nei femminicidi, per il gip di Nola, Sebastiano Napolitano, vale un'aggravante (futili motivi) all'accusa di omicidio per Dmytro Trembach, 26 anni, in carcere a Napoli dal 17 marzo con l'accusa di avere ucciso la compagna Anastasiia Bondarenko, 22 anni, ucraina come lui e fuggita dalla guerra, mamma di una bimba di 5 anni viva per miracolo e salvata dalla vicina di casa russa. Anastasiia è morta bruciata e l'incendio l'ha appiccato il compagno, perché lei voleva lasciarlo. Un pretesto «così lieve, banale e sproporzionato rispetto alla gravità del reato», scrive il gip nella convalida del fermo, «un mero pretesto per lo sfogo di un impulso criminale».
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IN TRAPPOLA
La triste storia di Anastasiia finisce in borgo Sant'Antonio Abate a Napoli, in un appartamento con un solo bagno nel quale mamma e figlia vivevano con altri immigrati. La giovane era già venuta in Italia lo scorso settembre, da sola, in cerca di un'occupazione affidando la piccola alle cure dei nonni. Ma non ha trovato lavoro, perciò a novembre è rientrata in Ucraina, per poi tornare di nuovo a Napoli a inizio marzo con la figlia per scappare dalla guerra. Stessa casa e questa volta c'è anche Dmytro Trembach, un debole per l'alcol, definito dal padre «un ragazzo con un carattere freddo, superficiale e menefreghista». La relazione però non funziona, Dmytro ha un'indole violenta, le liti sono all'ordine del giorno e lei è decisa a separare le loro vite. Nella testa dell'uomo questo è un pretesto sufficiente per eliminarla. Una settimana fa realizza il suo piano. A casa ci sono solo Anastasiia e la bambina, la donna va a fare la doccia. Dmytro entra in azione: dietro al frigorifero ammonticchia mensole e cassetti recuperati da un'altra stanza, impregna un tappetino di liquido infiammabile e appicca il fuoco. Le fiamme divampano in fretta, Anastasiia resta intrappolata in bagno e muore carbonizzata.
IL RACCONTO DELLA BIMBA
Decisiva, tra le varie deposizioni, proprio quella della bambina sopravvissuta all'incendio. Agli inquirenti ha raccontato che Dmytro aveva litigato con la mamma e le aveva detto «brutte parole». E in più non l'avrebbe neanche soccorsa quando le fiamme sono divampate, è rimasto «indifferente». Le sue parole hanno commosso chi l'ascoltava: «Non mi ha aiutato, gli ho chiesto le chiavi e non me le ha date. Ma io sono riuscita a scappare. Sono stata furba». Dmytro ha ucciso e tradito la fiducia di chi sperava in un futuro migliore, come sottolinea il gip: «Anastasiia era fuggita dalla guerra e aveva raggiunto con la sua bambina il suo concittadino in Italia con cui progettava un nuova vita».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 24 Marzo 2022, 15:58
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