Precedentemente si era parlato dell’arrivo a Roma del ministro dell’interno del governo libico (riconosciuto come tale a livello internazionale), poi al-Serraj ha preso la decisione di tornare sui propri passi probabilmente preoccupato per quanto sta accadendo sul terreno, visto che le forze di Haftar tentano l’affondo su Misurata e che il generale non intende aderire al “cessate il fuoco”. Il premier Conte, dal canto suo, sta preparando un colloquio con Erdogan in Turchia previsto lunedì mattina; nel pomeriggio sarà al Cairo per parlare con il presidente egiziano al-Sisi. Passi volti ad abbozzare la tela politico-diplomatica per arrivare davvero al “cessate il fuoco” e all’avvio di un negoziato tra le parti. Per il momento non c’è né l’uno né l’altro. E oggi gli occhi sono puntati a Mosca, dove la cancelliera Angela Merkel parlerà con il leader russo Vladimir Putin. Incontro ritenuto da tutti importante: è lì che si giocheranno alcune carte decisive, che si capirà se c’è lo spazio per definire quella soluzione politica evocata da settimane ma che resta impalpabile nei contenuti mentre continua la terza guerra civile libica.
I TIMORI UE
Intanto a Bruxelles si sono riuniti i ministri degli esteri europei. Non si aspettavano decisioni eclatanti, comunque dalla discussione è stato confermato che la preoccupazione è al massimo grado. Recrudescenza del terrorismo, ripresa dell’immigrazione verso l’Europa, destabilizzazione generale del Nord Africa: ecco le tre crisi originate dal conflitto in Libia che, sommate alla grana dell’Iran, prefigurano una destabilizzazione di proporzioni più ampie. L’allarme lo ha lanciato l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Unione europea Josep Borrell, al termine della discussione. Di più: ha detto chiaro e tondo che in Libia «gli ultimi eventi indicano che la crisi può uscire dal controllo. Occorre impegnarsi prima che sia troppo tardi passando dalla retorica all’azione». È stato il rappresentante speciale dell’Onu per la Libia Ghassan Salamè, che ha partecipato all’incontro insieme al segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, a fornire il quadro dei rischi a breve e medio termine della crisi libica. Un quadro che, ha detto Borrell, «vede comparire nell’area nuovi attori a livello geopolitico come la Russia e la Turchia». E ancora: «È stata rilevata la presenza di “fighter” provenienti da Siria e Sudan, ci sono 700 mila persone che provengono dall’Africa sub-sahariana e possono essere indotte a emigrare. Non tutti potrebbero voler andare in Europa, ma dipenderà da ciò che accade in Libia, se lì non possono vivere, lavorare….».
Ultimo aggiornamento: Sabato 11 Gennaio 2020, 14:56
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