Israele e le centrali nucleari dell'Iran, l'altolà dell'Occidente: «Non attacchi quei siti»

Sunak telefona a Netanyahu: «L’escalation non aiuta nessuno»

Israele, l’altolà dell’Occidente: «Non attacchi gli impianti nucleari dell'Iran»

di Mauro Evangelisti

La risposta militare di Israele non deve coinvolgere i siti nucleari iraniani. Questo è il monito degli Usa, ma anche degli altri alleati occidentali. Ieri sera l’Idf ha annunciato: «Abbiamo deciso come rispondere all’Iran, ma non quando lo faremo». Annalena Baerbock, ministro degli Esteri della Germania, ieri è salita su un aereo che l’ha portata in Israele dove oggi incontrerà Netanyahu. La missione diplomatica serve ad assicurare il sostegno del suo Paese e del resto dell’Unione europea a Tel Aviv, ma anche a chiedere di evitare mosse avventate nella risposta militare all’Iran che il gabinetto di guerra israeliano sta preparando all’attacco con 300 tra droni e missili di sabato scorso. In queste ore a Tel Aviv arriverà anche David Cameron, ministro degli Esteri del Regno Unito. E il primo ministro britannico Sunak ha detto a Netanyahu in una telefonata: «L’escalation non è nell’interesse di nessuno». Gli Stati Uniti da giorni stanno tentando di fermare i falchi israeliani: ci ha provato il presidente Usa Joe Biden, parlando al telefono con Netanyahu nelle ore successive all’offensiva di Teheran; continua a farlo il suo staff nel dialogo con Israele in queste ore. Per l’Nbc «i funzionari statunitensi si aspettano che una possibile risposta israeliana molto probabilmente comporterà attacchi contro le forze militari iraniane e gli agenti sostenuti dall'Iran, ma fuori dall'Iran».

MONITO

Sintesi: Israele deve evitare di colpire i siti nucleari iraniani perché questo innescherebbe la più pericolosa delle dinamiche. Rafael Grossi, direttore generale dell’Aiea (Agenzia internazionale per l'energia atomica): «Domenica l'Iran ha chiuso i suoi impianti nucleari per motivi di sicurezza, li ha riaperti lunedì ma abbiamo tenuto lontani per prudenza i nostri ispettori». E rispetto all’ipotesi di un bombardamento israeliano sugli impianti nucleari iraniani, Grossi ha spiegato: «Siamo sempre preoccupati. Chiediamo estrema moderazione». L’agenzia per l’energia atomica, che riferisce alle Nazioni Unite, negli ultimi anni si è ritrovata al centro dell’attenzione, anche alla luce dei rischi che si stanno correndo nella centrale nucleare di Zaporizhzhia in Ucraina. Il timore che l’Iran possa dotarsi di armi nucleari si trascina da decenni e a Vienna un accordo fu siglato nel 2015 da Teheran, dai paesi che fanno parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu e dall’Unione Europea. Da quell’intesa gli Usa sono usciti nel 2018.

In sostanza oggi sono quattro i siti nucleari in Iran, teoricamente a scopo civile. Uno è a Isfahan, dove l’uranio è convertito in esafluoruro di uranio; altri due, più difficilmente raggiungibili da un attacco perché di fatto sono sotto terra, sono a Natanz e Fordo, dove avviene l’arricchimento dell’uranio. Infine ad Arak c’è un reattore. Nell’accordo del 2015 l’Iran si è impegnato a limitare l’arricchimento dell’uranio sotto la soglia del 3,67 per cento, ma già nel dicembre scorso l’Aiea ha rivelato: «L'Iran ha aumentato il ritmo di produzione dell'uranio arricchito al 60 per cento, invertendo un precedente rallentamento che era iniziato a metà di quest'anno». Gli esperti sottolineano che l'uranio arricchito al 60 per cento di purezza è un passaggio tecnico che può portare al livello del 90, dunque di sviluppo di armi nucleari. Questo è ciò che preoccupa Israele, ma non solo. Se il mondo chiede prudenza, c’è anche chi come John Bolton, ex consigliere per la sicurezza Usa per un anno e mezzo ai tempi di Trump, afferma: «Israele dovrebbe attaccare il programma nucleare iraniano. Dio non voglia che missili balistici provenienti da Teheran la prossima volta possano avere testate nucleari». Ma al di là di queste posizioni estreme, presenti anche nel governo di Netanyahu, le diplomazie sono al lavoro per evitare che la risposta di Israele vada a colpire anche i siti nucleari o, più in generale, causi un conflitto in tutta l’area.

MOSSE

Nell’Unione europea, nel difficile equilibrio che si sta cercando per assicurare sostegno a Israele ed evitare al contempo un pericoloso allargamento del conflitto, si sta valutando di espandere le sanzioni all’Iran. La segretaria al Tesoro, Janet Yellen, ha detto che gli Usa stanno preparando nuove sanzioni contro Teheran. Ma sarà sufficiente tutto questo a convincere Israele a dosare la portata della sua reazione? Funzionari della Casa Bianca hanno confidato alla Cnn: «Ci aspettiamo che la risposta militare di Israele sia di portata limitata e che ci informino quando sarà il momento in modo da proteggere il nostro personale militare e diplomatico in tutta la regione». Benny Gantz, ministro del Gabinetto di guerra: «Israele risponderà all'attacco dell'Iran nel momento e nel luogo che riterrà opportuni, collaborando con gli Stati Uniti per costruire un'alleanza globale e regionale contro Teheran».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 25 Aprile 2024, 14:22
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