La nuova indagine era culminata a fine gennaio nell'iscrizione nel registro degli indagati di 12 persone tra tecnici e ingegneri di Spea e alcuni vertici del tronco pugliese delle autostrade. Con l'iscrizione di Donferri e Galata per falso, per gli inquirenti dunque anche Aspi sapeva che i report sui viadotti erano falsati. L'indagine riguarda altri cinque viadotti in stato critico tra cui il 'Paolillo' in Puglia, il 'Pecetti' e il 'Sei Luci' a Genova, il Moro in A14 e il Gargassa in A26.
Secondo i militari del primo gruppo della Guardia di Finanza di Genova, il gruppo avrebbe 'edulcoratò le relazioni sullo stato dei viadotti controllati.
Per l'accusa, in certi casi, i report erano quasi routinari e quindi non corrispondenti al vero stato dei viadotti. La circostanza era emersa nel corso degli interrogatori dei testimoni durante le indagini sul crollo di Ponte Morandi. In particolare i tecnici di Spea avevano raccontato agli inquirenti che i report «talvolta erano stati cambiati dopo le riunioni con il supervisore Maurizio Ceneri (ingegnere di Spea, indagato nella inchiesta principale sul crollo del Morandi e in questa seconda indagine) mentre in altri casi era stato Ceneri stesso a modificarli senza consultarsi con gli altri».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 27 Marzo 2019, 17:04
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