Quando dal cassonetto ha visto spuntare una manina, gli si è gelato il sangue. «È una bambola?», ha domandato. Nessun lamento, nessun pianto. In quel silenzio agghiacciante ha poi capito che si trattava di una bambina, venuta al mondo da appena poche ore e ormai senza vita. Era stata lasciata in uno di quei contenitori gialli per la raccolta di indumenti usati, all’angolo tra via Cesare Saldini e via Botticelli a Milano. Il pensionato che l’ha trovata era lì per depositare una busta di vestiti: si è avvicinato e ha notato subito il corpicino della neonata. Avvolta in una felpa rossa di pile, la piccola aveva ancora addosso tracce di sangue e di placenta. Un segnale, questo, che indica chiaramente che il parto era avvenuto poco prima. Ma la domanda più importante, a cui soltanto l’autopsia potrà fornire una risposta, è se fosse già morta quando è stata portata al cassonetto.
LA STORIA
Di certo nessuno l’ha sentita piangere. La bambina era stata adagiata sul ripiano del bidone della Caritas che si apre per gettare dentro i vestiti: il meccanismo che consente di lasciare cadere all’interno le buste non era stato attivato. È possibile che chi ha portato lì la piccola volesse fare in modo che venisse trovata. Secondo quanto accertato dagli investigatori, il corpicino era ben visibile. E se fosse stata viva chiunque fosse passato da quell’incrocio, in zona Città Studi, avrebbe potuto notarla e, certamente, sentire il suo pianto. L’anziano che l’ha trovata, ha creduto in un primo momento che si trattasse di una bambola, e prima di lanciare l’allarme si è confrontato con un altro passante. A quel punto sul posto sono accorsi immediatamente gli operatori del 118, che purtroppo non hanno potuto fare nulla per salvare la piccola.
L’INCHIESTA
Gli agenti della Squadra Mobile di Milano, guidati da Marco Calì, hanno avviato immediatamente le indagini per risalire ai genitori della piccola e ricostruire la dinamica della vicenda.
L’EMERGENZA
Soltanto due settimane fa, la città si era commossa con la storia del piccolo Enea, bimbo appena nato e trovato nella “Culla per la vita” del Policlinico di Milano. In una lettera, la mamma spiegava che, nonostante l’amore per il figlio, non poteva prendersene cura. Appena pochi giorni dopo, poi, un’altra neonata era stata lasciata all’ospedale Buzzi dalla madre, che l’aveva fatta nascere da sola in un capannone. In quei casi, fortunatamente, entrambi i bimbi erano in buona salute. Caritas ambrosiana ha espresso il «dolore più profondo per quanto accaduto» e una «preghiera per la piccola vita perduta, oltre che per le persone coinvolte. I nostri centri d’ascolto - prosegue la nota - e i nostri servizi quotidianamente accompagnano e sostengono, spesso collaborando con i centri di aiuto alla vita, genitori e madri alle prese con maternità indesiderate o difficili. Avvenimenti dolorosi come quello avvenuto ieri ci confermano nell’impegno per la tutela e per la promozione della vita nascente e per il sostegno».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 1 Maggio 2023, 11:08
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