Strage di Erba, «Rosa e Olindo sono innocenti»: il magistrato che ha chiesto di riaprire il caso è sotto accusa

nei confronti del sostituto procuratore di Milano, Cuno Tarfusser, è stato avviato un procedimento disciplinare per avere depositato la richiesta di revisione del processo "violando il documento organizzativo dell'ufficio".

Strage di Erba, sotto accusa il magistrato che ha chiesto di riaprire il caso di Rosa e Olindo

Nei mesi scorsi aveva chiesto la riapertura dell'inchiesta sulla strage di Erba. Il sostituto pg di Milano Cuno Tarfusser crede che Olindo Romano e Rosa Bazzi non c’entrino nulla con la strage di Erba. Ora nei confronti del sostituto procuratore di Milano, Cuno Tarfusser, è stato avviato un procedimento disciplinare per avere depositato la richiesta di revisione del processo "violando il documento organizzativo dell'ufficio". A firmare un esposto contro di lui è stata la dirigente della Procura generale di Milano, Francesca Nanni.

Thomas Bricca, svolta nelle indagini: arrestati padre e figlio. Incastrati dal cellulare della vittima

La procura, spiega oggi il Corriere della Sera, accusa Tarfusser di aver «violato i doveri di correttezza, riserbo ed equilibrio» quando il 31 marzo depositò di propria iniziativa in cancelleria la richiesta di revisione della condanna definitiva dei due ergastolani. Perché secondo l’accusa lo avrebbe fatto «in palese violazione del documento organizzativo dell’ufficio che assegna all’Avvocato generale e al Procuratore generale» (che in caso di dissenso ha l’ultima parola) «la facoltà di richiedere la revisione di sentenze» qualora sopravvengano nuove prove di innocenza. La procura di Como ha già respinto gli argomenti del magistrato. Mentre lui aveva già ventilato la possibilità di trasmettere gli atti di persona. E ha parlato di tre nuove prove da sottoporre al giudizio dei togati. 

La decisione adesso spetta alla Cassazione se processare il magistrato

 

Tarfusser ha ribadito la propria imparzialità nell’accertare anche possibili circostanze a favore degli imputati. Ha spiegato di avere chiesto di parlare con la dirigente della Procura generale prima di depositare gli atti, anche se lei sostiene che non gli era stato riferito il motivo per il quale era stato chiesto l'incontro. Quindi, ha definito assurdo il dover fare dipendere la sorte di due ergastolani dall’interpretazione di un regolamento interno. La Cassazione dovrà ora decidere se farlo processare o meno dalla sezione disciplinare del Csm.

La strage nel 2006 con quattro morti

Sempre secondo quanto riporta il Corriere della Sera, Cuno Tarfusser è stato già interrogato dalla Corte di Cassazione.

Il magistrato, che è convinto dell'innocenza di Olindo Romano e Rosa Bazzi, nei mesi scorsi aveva presentato la richiesta di revisione del processo nei confronti dei due coniugi condannati all'ergastolo con l'accusa di avere ucciso, nel 2006, Raffaella Castagna, il suo bambino di due anni Youssef Marzouk, la nonna del bimbo Paola Galli e una vicina di casa, Valeria Cherubini. Il delitto, secondo l'accusa, era scaturito dai rapporti sempre peggiori tra i due coniugi Romano e Raffaella Castagna. Contro Olindo e Rosa aveva testimoniato in aula l'unico sopravvissuto della strage, Mario Frigerio, che poi morì qualche anno dopo.

Legali Rosa e Olindo: «Richiesta revisione c'è. Grave se venisse sottratta alla valutazione della Corte d'Appello di Brescia»

Una «richiesta di revisione» del processo sulla strage di Erba «c'è, esiste», ed è quella firmata dal sostituto pg di Milano Cuno Tarfusser, e «sarebbe gravissimo se venisse sottratta alla valutazione della Corte d'Appello di Brescia». Lo ha spiegato l'avvocato Fabio Schembri, che assieme, tra gli altri, al professore Nico D'Ascola e al legale Paolo Sevesi, assiste i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati in via definitiva all'ergastolo L'atto redatto da Tarfusser, infatti, depositato il 31 marzo ai vertici della Procura generale, è ancora, pare, in valutazione della procuratrice generale Francesca Nanni. Quest'ultima ha segnalato violazioni del regolamento interno da parte del sostituto pg, che, a suo dire, si è mosso 'in solitarià fuori dalle regole, e ora il magistrato è sotto procedimento disciplinare. «La reciprocità delle beghe interne appartiene a questioni interne dell'ufficio - ha detto Schembri - a noi non interessa. Ci interessa che al momento quella richiesta è stata sottratta alla valutazione della Corte bresciana e si è verificata una anomala impasse». E ancora: «Noi ci aspettiamo che la richiesta vada a Brescia e poi noi ovviamente presenteremo la nostra istanza di revisione». Per il legale, «se uno non condivide quella richiesta e non appone il visto», visto che compete ai vertici della Procura generale, «ciò non vuol dire che l'istanza, che esiste, non debba essere valutata dalla Corte e noi non possiamo aspettare in eterno, perché ci sono due condannati all'ergastolo».


Ultimo aggiornamento: Martedì 18 Luglio 2023, 12:05
© RIPRODUZIONE RISERVATA