Civitella, cosa successe il 29 giugno 1944: la strage nazista nel paese che attendeva gli alleati

Il Capo dello Stato ha deciso di trascorrere qui il 25 Aprile

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Perché il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha deciso di andare a Civitella in Val di Chiana per commemorare il 25 Aprile? Il Presidente ha scelto un Comune toscano, in provincia di Arezzo, dove si consumò una strage nazista che fece 244 morti che definisce «terribile, disumana, pianificata a freddo e portata a termine tramite delazioni», e contraria ad ogni codice morale e militare. Qui, infatti, il 29 giugno 1944 è andato in scena uno dei tanti eccidi nazifascisti che hanno insanguinato l'Italia durante la ritirata nazista. E qui a Civitella, ricorda Mattarella, si comprende bene come il Paese ha pagato a carissimo prezzo l'infatuazione per i miti fascisti dell'egemonia e della superiorità della razza, mentre il senso di fratellanza ha guidato la Resistenza e la Liberazione, facendo del 25 aprile la festa della Libertà, della pace ritrovata e dell'entrata nel novero delle nazioni democratiche.


«L'avete visto il mio babbo?" Tra la folla che scappa e le case in fiamme, la quattordicenne Ida Balò cerca il padre Giuseppe. Invano. Di lui rimane ancora oggi il portafoglio, impregnato di sangue e bucato dagli spari: «Lo tengo come la cosa più cara che ho». Civitella in Val di Chiana, Cornia e San Pancrazio, 80 anni fa: oltre 200 vittime, donne, uomini, bambini. Il più piccolo aveva un anno.

Mattarella a Civitella in Val di Chiana dove 80 anni i nazisti uccisero 244 persone tra cui un bimbo di un anno

Ida oggi ha 94 anni ed è una delle ultime testimoni dirette dell'eccidio. Lei si ricorda di quella domenica, alla messa per i Santi Pietro e Paolo. I nazisti della divisione Hermann Goring fanno irruzione in chiesa e urlano in tedesco: «Uscite, uscite». L'arciprete Don Alcide Lazzari si sacrifica: «È il mio popolo». Non basterà a salvarli. Don Lazzari sarà fucilato insieme agli altri uomini.

Vittoria Lammioni ha 5 anni ed è a casa quando una bomba incendiaria uccide mamma e sorelline. Lei e il padre Luigi scappano dal tetto. Tra le testimonianze raccolte nelle inchieste inglesi e conservate nella sala della memoria di Civitella c'è anche quella di Luigi: solo il primo luglio recupererà i corpi di sua moglie e di una figlia, dell'altra non rimane traccia.

Una memoria divisa per 70 anni, quella di sopravvissuti e partigiani - ritenuti corresponsabili della rappresaglia nazista per aver ucciso tre tedeschi al locale del dopolavoro di Civitella -, riconciliata simbolicamente nell'abbraccio tra Ida Balò e il comandante partigiano Edoardo Succhielli 'Renzino' nel 2013.

Per anni lui porta il peso della responsabilità dell'eccidio: «Tanti di quelli che sono morti erano fratelli miei. Io so di aver cercato di fare il mio dovere, ma a volte è difficile farlo senza errori».

Nel 2006 arriva il processo al tribunale militare di La Spezia. Tardi perché - come spiega il procuratore militare Marco De Paolis - i fascicoli erano stati insabbiati. Gli imputati sono tre: gli ufficiali Karl Stolleisen e Siegfried Böttcher - usciti di scena rispettivamente per ragioni di salute e per decesso - e il sottufficiale Max Josef Milde, condannato all'ergastolo (nella foto qui sotto).

Verità storica e processuale riconciliano la comunità. Tra chi è sopravvissuto c'è anche Enzo Panzieri, che a 6 mesi ha perso tutta la famiglia a San Pancrazio, dove oggi c'è un museo della memoria.

Lui lì ci ha piantato un roseto, che ogni maggio fiorisce. 

Strage per rappresaglia

Se qui a Civitella» i partigiani «non ammazzavano i tedeschi, la strage non la facevano». Così Ida Balò, prima di prendere parte alla commemorazione degli 80 anni col presidente Sergio Mattarella come presidente dell'associazione dei familiari "Civitella ricorda". «Disse bene Ingrao capo del Pci, la resistenza è stata un grande valore ma ha commesso però anche degli errori - ha detto ai cronisti Ida Balò -. E qui a Civitella fu commesso un grande errore, perché se qui a Civitella non ammazzavano i tedeschi, la strage non la facevano. E' inutile che la sinistra dica che la guerra» alla popolazione civile «la facevano per intimorire, perché i tedeschi non hanno fatto eccidi in tutti i posti dove c'era la linea del fronte. L'hanno fatta solo dove c'è stata uccisione dei soldati tedeschi».

La rappresaglia fu causata da un'azione di partigiani nei locali del Dopolavoro del paese per portare via le armi ad alcuni soldati tedeschi, ma ci fu uno scontro a fuoco e soldati nazisti rimasero uccisi. «Quella sera il capo partigiano Succhielli venne a casa mia a prendere il contributo per la banda e il babbo gli dette 20.000 lire - ricorda Ida Balò - Poi sentivo dire 'oddio, hanno ammazzato i soldati bisogna scappare'. Si scappò. Ma poi i delinquenti repubblichini ci mandarono a dire a tutti i paesani che volevano sapere chi era stato a sparare, ma nessuno ha parlato. Questo nessuno l'ha mai detto, cioè che nessuno ha parlato, nessuno di Civitella si è macchiato di dire i nomi di chi aveva ucciso i tedeschi e si sapevano tutti quei nomi».

«Il mio babbo fu ucciso, aveva con sé la ricevuta del Succhielli, la ritrovai insanguinata, era del 18 giugno 1944, tempo dopo me la presero in un ufficio a Arezzo, me la fecero depositare, non l'ho più riavuta», «io perdono perché la mia mamma mi ha insegnato che Cristo ha perdonato chi lo mise sulla Croce - dice ancora Ida Balò, che è un insegnante in pensione -. Dopo la guerra ho abbracciato il Succhielli, mi ha chiesto perdono, si mise a piangere davanti a me, mi diceva 'eravamo giovani non sapevamo'. Ma c'erano i manifesti di Kesserling: 'Attenzione italiani: per ogni tedesco ucciso, 10 italiani saranno passati per le armi». Ma come disse lui 'volevano fare gli eroi' e dopo sono scappati». Quando qui c'erano i morti, chi li raccolse? Loro erano nei boschi, non si sono presentati. Chi le fece le fosse al cimitero? Le nostre mamme». 


Ultimo aggiornamento: Giovedì 25 Aprile 2024, 18:39
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