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Se davvero non si è parlato di saldi non si capisce su che cosa avverrà il dialogo dato che per la Commissione il solo modo di non proporre ai ministri finanziari l'apertura della procedura è il taglio del deficit/pil nel 2019 (previsto al 2,4%). Questa cifra è per il governo italiano scolpita nel marmo. Il vicepremier Salvini, al termine della cena tra Conte e Juncker, ha ribadito qual è la linea dell'Italia: «Non arretriamo, avanti tutta. Bene Conte. Dialogo e buon senso nell'interesse dell'Italia, nessun passo indietro ma la voglia di valutare bene tempi e numeri di spese e investimenti». E Di Maio: reddito di cittadinanza e quota 100 sulle pensioni non si toccano.
Se il piano A di Conte è evitare la procedura il piano B e avere una procedura dai tempi lunghi. Se alla fine si seguirà la strada imboccata con l'opinione negativa della Commissione sulla legge di bilancio, la data utile per la decisione dell'Ecofin è il 22 gennaio. La raccomandazione al Consiglio dovrà contenere indicazioni precise sugli obiettivi di bilancio in termini nominali e strutturali sulla base delle stime europee e non delle stime italiane. Dovrà quantificare le misure necessarie per conseguire quegli obiettivi in termini di ammontare totale. E dovrà fissare anche i tempi dell'aggiustamento.
I TEMPI
Dunque, si saprà fin da quel momento quale sarà la prospettiva per il governo e per gli italiani.
Per il governo i tempi sono importanti almeno quanto l'ammontare delle manovre che Bruxelles potrebbe indicare: un conto è prendere delle decisioni a fine aprile, in piena campagna elettorale per il voto europeo (fine maggio), un altro conto è respirare fino a luglio. In teoria ci sarebbe un po' di tempo per verificare se davvero l'andamento dell'economia risentirà positivamente delle scelte di bilancio come sostiene il governo. A Bruxelles continuano a crederci poco. In ogni caso, fin dall'inizio la linea della Commissione è stata chiara: la procedura farà il suo corso «lentamente ma sistematicamente», ha sempre detto Pierre Moscovici, responsabile degli affari economici. Niente sconti, ma modi soft.
In questo scenario, la manovra correttiva per il 2019 non sarebbe inferiore allo 0,6% del pil (10 miliardi) a crescita invariata (in caso di drastico peggioramento è un altro discorso e Bruxelles è sempre pronta a correggere le raccomandazioni). Probabilmente sarebbe superiore. Poi si tratta di vedere quali tempi la Ue si darebbe per indicare quale deve essere il calo del debito «a un ritmo soddisfacente» di avvicinamento al 60% del pil.
Ciò che conta è imboccare durevolmente tale percorso.
Si vedrà quali saranno gli effetti sui mercati. Due giorni fa Di Maio aveva detto che gli annunci Ue sulla procedura contro l'Italia avevano fatto scendere lo spread perché «c'è un punto di partenza chiaro». Ieri ha detto che «lo spread stava scendendo, ha parlato Bankitalia ed è risalito». La battaglia continua.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 26 Novembre 2018, 07:31
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