La realtà
che vorreste

La realtà che vorreste

di Flaminia Bolzan

Il dramma di molti è che si ostinano a voler vedere la realtà non per ciò che è, ma per ciò che vorrebbero che fosse. C’è una differenza sostanziale che passa per un meccanismo psicologico basilare, l’idealizzazione. Dell’altro, ovviamente, e della situazione. Il presente non esiste, qualunque cosa è proiettata ad un immediato futuro e se ne fa una rappresentazione che quasi verrebbe voglia di chiedere dove proiettino quel film perché a quanto ti sembra dal trailer dei loro racconti parrebbe pure avvincente, salvo poi entrare in sala e rendersi conto dopo sei minuti scarsi che la sòla (per chi non masticasse il romanesco la sòla è l’equivalente della truffa) era dietro l’angolo.

Ora, vuoi per rinnovato cinismo, vuoi pure per stanchezza è il momento di dire che letteralmente “tocca svejasse”, con aiuti, senza aiuti, delicatamente o meno, ma bisogna armarsi di coraggio e fare come gli speleologi: su il caschetto, on sulla lucina e giù, a scoprire quale bisogno si cela dentro il potentissimo inconscio tanto da spingerci, oltre ogni ragionevole misura a voler vedere nelle pozzanghere la profondità della fossa delle marianne e in un calesse quell’amore romantico che sa tanto di commedia americana.

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Ultimo aggiornamento: Venerdì 12 Gennaio 2024, 06:00
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