MONDIALI 2010, ITALIA: ROSA,
QUOTE, NEWS, ULTIMISSIME, RISULTATI

MONDIALI 2010, ITALIA: ROSA, QUOTE, NEWS, ULTIMISSIME, RISULTATI
La nostra nazionale arriva ai Mondiali 2010 con tante incognite: le scelte di MarcelloLippi sono parse ai pi inspiegabili, e questa squadra deve ancora trovare i giusti meccanismi di gioco. Inoltre, l'infortunio occorso a Pirlo è stato una dura tegola per Cannavaro e compagni, perché verrà a mancare, almeno all'inizio della kermesse sudafricana, l'unico uomo capace di impostare il gioco degli azzurri. Così, mentre tutta l'Italia, Lippi in primis, resta col fiato sospeso in attesa di sapere se il regista del Milan potrà essere dei nostri, tante restano le domande ancora aperte sul nostro destino in questi Mondiali. I meccanisimi difensivi non sono ancora ottimali, così come tanti sono i dubbi sull'attacco. E' vero, Lippi non ha convocato alcuni dei più grandi talenti del nostro calcio (superfluo fare i nomi, che sono sempre gli stessi), ma nelle sue scelte finali ha prevalso la voglia di affidarsi alla duttilità di tanti attaccanti (come Di Natale e Quagliarella) e forse, alla fine, il tecnico di Viareggio potrebbe tirar fuori dal cilindro mosse che potrebbero rivelarsi, a sorpresa, vincenti. L'amichevole con il Messico, però, è stata un chiaro avvertimento: andare avanti non sarà facile. Ripetere l'impresa di Berlino appare proibitivo, ma nel calcio non si può dare nulla per scontato e solo il campo potrà dare il responso sul destino dell'Italia.



LE ULTIMISSIME: 



Buffon: "Giusto uscire: mancavano giocatori alla Totti o Del Piero, con Prandelli nuovo corso" (24 giugno) 
«È giusto tornare a casa». È l'amaro commento di Gianluigi Buffon ai microfoni Rai dopo la sconfitta contro la Slovacchia che ha sancito l'eliminazione dell'Italia da Sudafrica 2010. «Slovacchia e Nuova Zelanda sono squadre da rispettare ma niente di più. E se non ne battiamo almeno una è giusto andare a casa», ha spiegato Buffon. Secondo il numero uno della Juventus, l'Italia «ha disputato la miglior partita del mondiale contro il Paraguay» mentre «siamo mancati con Nuova Zelanda e Slovacchia». Per Buffon gli Azzurri in questo mondiale non hanno «proposto qualcosa che poteva renderci competitivi» con le squadre più forti e con l'assenza di Pirlo, ha sottolineato Buffon, «è mancato qualcosa in fase creativa». Quindi ha aggiunto che «non c'era qualcuno» a casa «che poteva darci qualcosa in più in fase creativa». «Il panorama del calcio italiano è questo», ha ricordato il portiere della Nazionale, che continua: «Abbiamo deluso e questo è sotto gli occhi di tutti». Rispondendo ad una domanda su Lippi, il numero uno azzurro ha aggiunto: «Ho visto che aveva tanta voglia di far bene. Sapeva che sarebbe stato l'ultimo mondiale e l'ho visto preparare ogni partita con dedizione. Il problema che tra il 2006 e il 2010 non ci sono tanti giocatori come Totti e Del Piero». Sul futuro aggiunge: «Il nuovo ct aprirà un nuovo corso, mi auguro con le idee chiare. La situazione del nostro calcio non è ottimale - ha proseguito - Se 2 anni fa si diceva che c'erano giocatori bolliti vuol dire che in giro di meglio non c'era e anche oggi ne abbiamo avuto conferma. Significa che alternative sono ridotte».



Pirlo: "Che vergogna, è la fine di un ciclo" (24 giugno) 
Abbiamo fatto una figura vergognosa». Non usa mezzi termini Andrea Pirlo per spiegare a fine gara la delusione degli azzurri. «Non abbiamo vinto la partita - ha proseguito - e la colpa è di tutti. Siamo un gruppo e le responsabilità vanno prese assieme». A chi gli ha chiesto se con oggi si chiude un ciclo, Pirlo ha risposto: «Penso di sì, per il futuro sono a disposizione».



Montolivo: "Colpa nostra, non di Lippi" (24 giugno) 
Le responsabilità sono di noi giocatori che non siamo riusciti a dare quello che dovevamo dare e che non siamo riusciti a vincere una partita su tre»: Riccardo Montolivo ai microfoni di Rai Sport 'assolvè il ct Marcello Lippi. ' Ora non è facile fare una analisi obiettiva. Sono stati commessi tanti errori da parte di tutti. C'è poco da recriminare, siamo distrutti«. Rispondendo ad una domanda se la squadra è da rifare, con l'arrivo del nuovo ct (Prandelli, ndr), il centrocampista della Fiorentina non si sbilancia: «Non lo so e in questo momento non ci voglio pensare. In questo momento faccio fatica a pensare al dopo».



Zambrotta: "Giusto tornare a casa" (24 giugno) 
«La colpa è di tutti, non solo di Lippi. Ci prendiamo le nostre responsabilità, facciamo un esame di coscienza, cancelliamo quanto successo e guardiamo avanti»: Gianluca Zambrotta fa un'analisti lucida dell'eliminazione dell'Italia. «Credo - sostiene ai microfoni di Sky - che l'Italia abbia fatto all'inizio due buone partite. Oggi abbiamo giocato un bruttissimo primo tempo ma nel secondo potevamo pareggiare. Tuttavia, quando si finisce ultimi in un girone con la Nuova Zelanda, il Paraguay, la Slovacchia, con tutto il rispetto per queste squadre, forse è giusto andare a casa».



Gattuso: "Abbiamo toccato il fondo, il calcio italiano si faccia un esame di coscienza" (24 giugno) 
«Quando abbiamo vinto il Mondiale ci hanno fatto cavalieri del lavoro ora ci faranno cavalieri della vergogna: è giusto così». Lo ha detto Rino Gattuso dopo l'eliminazione dell'Italia dai mondiali. «Il calcio italiano si deve fare un esame di coscienza - ha aggiunto l'azzurro - stasera abbiamo toccato il fondo».



Quagliarella in lacrime: "Era il sogno della mia vita" (24 giugno) 
Fabio Quagliarella piange anche durante l'intervista a Raisport mentre commenta l'eliminazione dell'Italia. L'immagine del'attaccante del Napoli, nato a Castellammare di Stabia, in lacrime sul terreno di gioco, consolato da Cannavaro, diventeranno probabilmente il simbolo di questa disfatta della Nazionale. Quagliarella è davvero inconsolabile e più volte - mentre cerca di commentare la partita - la voce si incrina: «Il mister mi ha chiamato e mi ha detto di inventarmi qualcosa. Ho fatto del mio meglio ma il sogno di una vita e di una carriera è finito». «Lippi - dice - non ha colpe. Le colpe le abbiamo noi che andiamo in campo. Il tecnico aveva disposizione tanti attaccanti e ci ha fatto giocare un pò tutti». «Comunque - ammette Quagliarella - non è stata una grande partità». «Chiedo scusa all'Italia», conclude tra le lacrime.



Finita l'era dei "Senatori": per qualcuno di loro, era ora (24 giugno) La generazione degli eroi di Berlino finisce nel primo mondiale africano della storia del calcio. La nazionale che nel 2006 aveva sollevato la coppa iridata, complice anche l'anagrafe, non scenderà sicuramente in campo al torneo che nel 2014 migrerà in Brasile: da Gigi Buffon, che in Sudafrica ha giuocato solo un tempo piegato dai dolori alla schiena, ad Andrea Pirlo, che si è ripresentato per uno spezzone di gara con la Slovacchia dopo l'infortunio della vigilia, la carica degli ultratrentenni sparirà. Del resto a Sudafrica 2010 l'Italia si è presentata vecchia, ed è altamente improbabile rivedere anche nella nazionale di Cesare Prandelli i giocatori degli anni '70. Un gruppo nutrito, perchè oltre al portiere simbolo della squadra campione nel 2006, classe 1978, sono diversi quelli che hanno superato i trenta: dice addio, e non con la sua istantanea migliore Fabio Cannavaro. Il capitano azzurro, 36 anni, è l'ombra della colonna della difesa di un tempo: lui lo aveva detto già alla vigilia che questo sarebbe stato l'ultimo mondiale. Stesso discorso per Gianluca Zambrotta, che alla prossima coppa avrebbe 37 candeline. Si chiude il ciclo anche per Gennaro Gattuso, smarrito nel centrocampo con la Slovacchia: anche su Ringhio a 32 anni cala il sipario azzurro. Nel gruppo dei senatori vincenti che escono di scena c'è anche il regista della nazionale Andrea Pirlo, che a 31 anni difficile possa guardare avanti fino ai mondiali brasiliani, anche se si metterà a disposizione di Prandelli. Nello stesso gruppo Mauro Camoranesi, classe '76, e una prestazione insufficiente accompagnata dall'anagrafe impietosa per poterlo immaginare nella nazionale del futuro. Nel reparto offensivo i "vecchietti" sono Vincenzo Iaquinta, campione nel 2006, 31 anni a novembre e anche Totò Di Natale, che a 33 anni ha sprecato la sua chance mondiale. Difficile che il capocannoniere della serie A possa indossare di nuovo la maglia azzurra alla prossima coppa.



Lippi: "Un brutto momento, spero che Prandelli risistemi le cose" (24 giugno) 
«Prima della partita, ho radunato la squadra e ho detto: finalmente è arrivato il Mondiale. Era un anticipo di ottavo, dentro o fuori. Doveva essere la serata della nostra esplosione. Invece la squadra non si è espressa, non ha pressato, non ha giocato, non ha fatto nulla». Colpa del livello del calcio italiano? «Non viviamo un bel momento, certo: ma non siamo quelli di questa sera». Sarà dura rialzarsi, ammette Lippi, augurando al successore Prandelli «di fare in fretta a rimettere in sesto la situazione. Io invece - aggiunge - starò fermo qualche mese, e poi vedrò cosa fare». Ma guai a dirgli che la squadra non lo seguiva perchè sapeva che sarebbe andato via: «Tutto si può dire a questa nazionale, meno che offenderla cosi». Addio Italia.



Ancora una volta formazione sbagliata (24 giugno) 
Lippi ha per l'ennesima volta cambiato gli undici e lo schema rispetto a quella precedente. Ne è scaturito un primo tempo tragicomico, una situazione migliorata solo un pò nella ripresa con l'innesto di Pirlo e soprattutto Quagliarella: l'attaccante meno utilizzato finora, sicuramente il più in forma e probabilmente il migliore in assoluto anche per qualità delle giocate. Non è bastato: scattano, forse tardivamente i processi (già contro i rugbysti mancati della Nuova Zelanda era apparso evidente che non c'era motivo di sperare troppo), ma stasera è soprattutto il momento dell'amarezza per l'uscita di scena da una manifestazione che poteva essere affrontata diversamente ma conferma sostanzialmente una cosa: il calcio italiano ha toccato un punto davvero basso della sua parabola. Scoccata l'ora della verità Lippi si era affidato in avvio a Rino Gattuso, uno che della sincerità in campo e fuori ha fatto il suo vessillo. E per curare il mal di gol, un inconsueto tridente: Pepe, Iaquinta-Di Natale, di vaga estrazione udinese ma sicuramente più promettente di quelli con in campo Gilardino (in nazionale non segna dall'autunno 2009, in assoluto dal 28 marzo 2010).



Sconfitta con la Slovacchia: eliminati, mai così male ai Mondiali (24 giugno) 
L'aereo della vergogna è pronto, l'Italia campione del mondo di Marcello Lippi lascia Sudafrica 2010 e torna a casa carica di disonore sportivo: sconfitta 3-2 dalla Slovacchia nello stadio glorioso di Invictus, l'Ellis Park di Johannesburg, dopo avere malinconicamente pareggiato le due gare iniziali con Paraguay e Nuova Zelanda. Fuori dopo il girone eliminatorio, ultima di un gruppo certo tra i meno impegnativi del mondiale, in virtù di un 3-2 firmato per gli avversari da una doppietta di Vittek, centravanti della sconosciuta formazione turca dell'Ankara Gucu, e da una rete della riserva Kopunek su assist da fallo laterale. Mai davvero in partita, nonostante le reti della rincorsa nel secondo tempo di Di Natale e Quagliarella, la nazionale ha regalato una delle pagine più brutte della storia del calcio azzurro. E proprio la rincorsa è la metafora in chiave italiana di questo mondiale: nel cuore, a un passato luminoso e non replicabile a breve. Nel gioco, in punteggi che hanno sempre visto in vantaggio gli avversari, bravi a sfruttare la modestia attuale della squadra fu campione del mondo. A Città del Capo e Nelspruit la rimonta era riuscita, a Johannesburg no. Anche perchè Lippi, nella serata risultata poi dell'addio suo e del capitano Cannavaro, ha clamorosamente sbagliato formazione: lui che è sempre stato bravissimo a tirare fuori il massimo dal materiale umano a disposizione.   Quattro anni fa fumava il sigaro sul terreno dell'Olympiastadion stringendo la Coppa del Mondo, oggi nasconde le sue lacrime e si arrende: «Mi prendo tutte le responsabilità, nessuna esclusa: la colpa è tutta mia». Marcello Lippi, il vincente per eccellenza, saluta la nazionale con una disfatta. Non basta parlare di eliminazione, sconfitta, delusione, vergogna: quelle parole le usano i suoi ragazzi, lui preferisce prendersi tutta la colpa. È una resa senza condizioni, con parole dure e autoaccusatorie. «I processi? Figurarsi se non me li aspetto: li facevate prima, ora sarà logico sia così. Sono pronto: io mi sono già autocondannato», dice dopo aver detto addio al Mondiale da campione in carica, così alla prima botta, tre partite e neanche una vittoria, sempre in sofferenza, sempre in svantaggio, mai un colpo ad effetto, mai l'impressione di esser padroni. Una distanza abissale dall'Italia di Berlino. Nel processo ci mette dentro tutto, senza mai nominarlo, e quel che non lascia intendere possono aggiungerlo tutti i suoi accusatori. I moduli, la fissazione per il gruppo, le preferenze per giocatori più congeniali alla sua idea di calcio, l'accantonamento di talenti anarchici: tutte immagini che scorreranno veloci nella mente di Lippi. Ed è suo l'unico vero guizzo di tutta l'avventura azzurra in Sudafrica.  «Mi prendo tutte le responsabilità - ripete per l'ennesima volta nella sala stampa dell'Ellis Park - perchè se la squadra si presenta in campo col terrore nelle gambe, nella testa e nel cuore, significa che l'allenatore non l'ha preparata come doveva. La colpa è sempre del capo: quattro anni fa, senza modestia, mi presi i miei meriti. Ora mi dispiace da morire chiudere così i miei quattro anni, per la maggior parte fantastici e in parte deludenti». Dispiace da morire «per i tifosi, per la squadra, per la Federcalcio e i suoi dirigenti», dice dopo aver parlato negli spogliatoi a squadra e al presidente Abete. «Mi prendo le responsabilità delle scelte, di come ho preparato, di tutto - aggiunge - Quagliarella troppo tardi? Ci sta anche questo. Credevo in questi ragazzi, ci credo ancora: ero convinto di fare tutt'altro Mondiale, non certo di rivincerlo, ma tutt'altra figura. Ecco perchè la responsabilità è di chi ha costruito e preparato questa squadra: non ho dato i giusti presupposti psicologici, non ho trovato la formula giusta». Ma parla anche di costruzione, cioè del percorso di due anni con le scelte finali: l'esclusione di Rossi, la rinuncia a Totti, Cassano no quello non è un rammarico. Semmai «gli infortuni di Pirlo e Buffon, non poca roba» per questa Italia senza campioni. «Sia chiaro, non mi sono pentito di essere tornato. Quando parlo di anni fantastici - aggiunge Lippi - intendo quelli che ci hanno portato a vincere il Mondiale. La delusione è ora, anzi stasera». Segno che Lippi si sente tradito, da se stesso, dalla serata, forse anche da qualche senatore.



Lippi pensa al tridente: ma con chi? (24 giugno) 
È l'ora di Pepe, Iaquinta e i ragazzi del coro azzurro. Di Totò Di Natale. Molto probabilmente. Forse. Ma non di sicuro. Marcello Lippi blinda non solo la nazionale, ma anche le sue idee sul tridente d'attacco che domani contro la Slovacchia dovrà sbloccare l'Italia, per superare l'ostacolo ed approdare agli ottavi di finale invertendo la rotta. «Ho deciso, e sulla base di tanti fattori: ma non della stanchezza», l'unica apertura del commissario tecnico. Appurato che nel ritiro azzurro «anche i muri hanno orecchie» - come ha detto il ct tre giorni fa - la sottile guerra psicologica con il mondo esterno si è arricchita oggi di una nuova puntata. Allenamento a porte chiuse sul campo del Southdowns College, e non all'Ellis Park, come da permesso Fifa. E poi prove di tridente senza alcuna certezza. Al riparo da occhi indiscreti, gli azzurri si sono schierati con un 4-3-3 che contava tra i titolari in avanti prima Pepe-Pazzini-Quagliarella, con Iaquinta poi alternato a Pazzini; poi Pepe-Iaquinta-Di Natale. Così questa volta neanche chi è stato protagonista delle prove è riuscito a capire l'orientamento del ct: un tridente o l'altro? Oppure ancora un mix tra i due? Non è un caso che sette su undici azzurri chiamati a scendere in campo domani siano sicuri (la difesa delle prime due partite, il centrocampo a tre Gattuso-De Rossi-Montolivo, con Pirlo pronto a subentrare) e tra loro non vi sia neanche un attaccante. L'unica indicazione è che Gilardino dovrebbe aver esaurito le sue chance. Non resta che la logica, per decifrare la 'sfingè Lippi. Il 4-3-3 azzurro non è mai stato uno schema zemaniano: uno degli esterni è sempre un centrocampista offensivo, capace di arretrare sulla linea per fare un centrocampo a quattro. Camoranesi no (anche oggi provato tra i tre in mezzo al campo), piuttosto Pepe. Piazzare Iaquinta centrale e Di Natale esterno consentirebbe ai due ex Udinese di incrociare, e questa sembra soluzione più gradita che non restituire al 10 azzurro la posizione originaria che lo ha portato a conquistare il titolo di capocannoniere in serie A: centravanti di movimento. Iaquinta al centro dell'attacco (nonostante un piccolo indolenzimento muscolare) è un'altra mezza certezza. E allora Quagliarella e Pazzini? Soprattutto il primo è la tentazione di Lippi. Tutti e due insieme sono i possibili cambi (il terzo è Pirlo) se la maledizione del gol non terminerà. Forse.



Italia-Slovacchia, probabili formazioni (23 giugno) 
Queste le probabili formazioni di Italia-Slovacchia, partita della terza giornata del gruppo F ai Mondiali Sudafrica 2010 in programma domani all'Ellis Park (ore 16:00):

ITALIA (4-3-3): 12 Marchetti, 19 Zambrotta, 5 Cannavaro, 4 Chiellini, 3 Criscito 8 Gattuso, 6 De Rossi, 22 Montolivo, 7 Pepe, 9 Iaquinta, 10 Di Natale (18 Quagliarella). (14 De Sanctis, 2 Maggio, 23 Bonucci, 13 Bocchetti, 17 Palombo, 16 Camoranesi, 21 Pirlo, 15 Marchisio, 11 Gilardino, 20 Pazzini, 18 Quagliarella o 10 Di Natale). All. Lippi.

SLOVACCHIA (4-5-1): 1 Mucha, 22 Petras, 3 Skrtel, 16 Durica, 2 Pekarik, 7 Weiss, 20 Kopunek, 17 Hamsik, 6 Strba, 9 Sestak, 11 Vittek. (12 Pernis e 23 Kuciak portieri, 5 Zabavnik, 4 Cech 8 Kozak, 21 Salata, 14 Jakubko, 15 Stoch, 10 Sapara, 18 Jendrisek, 13 Holosko, 19 Kucka). All. Weiss.

Arbitro: Webb (Ing).



Uscita di Bossi, gli addetti ai lavori se la ridono (23 giugno) 
Per carità, macchè politica: il calcio è una cosa seria. La rovesciata del ministro delle Riforme, Umberto Bossi («L»Italia si è già comprata la partita con la Slovacchia«, ieri; »Chiedo scusa agli azzurri, auguro loro di vincere il mondiale«, oggi) non fa gol nel cuore della nazionale. »Partita comprata con la Slovacchia? Mi viene da ridere« Il capitano Fabio Cannavaro sintetizza il pensiero della squadra. »Allora vuol dire che pensi che sia matto chi lo pensa. « chiosa velenosamente il ct Marcello Lippi. Annega così , in una risata generale in conferenza stampa, la polemica del giorno innescata dal leader della Lega e già messa in calcio d'angolo da tutto il Palazzo, a cominciare da Gianni Letta. D'altronde il ct era stato chiaro fin dall'inizio della conferenza stampa. Non ha sminuito in alcun modo la frase di Bossi, ma ha subito voluto precisare che lui non si occupa di queste questioni: »di dichiarazioni dall'Italia - ha detto - si sono occupati Abete e la Figc. Io penso solo alla miglior formazione da mettere in campo«. E Abete e la Figc se ne sono occupati, diffondendo poche ore dopo una nota in cui definivano »sconcertanti« le affermazioni del leader del Carroccio, accusandolo di aver »passato il segno«. Lippi e il presidente federale ne hanno anche discusso brevemente nel ritiro degli Azzurri: ma lo hanno fatto con il sorriso sulle labbra, anche per rimarcare il fatto di non voler dare troppo peso a quelle parole. »La risposta - ha ribadito il vicepresidente della Figc Demetrio Albertini - è chiara e netta: e non è solo del presidente Abete, ma di tutta la Federcalcio«. Che, va sottolineato, oggi non ha voluto neanche commentare le scuse di Bossi. Quasi sarcastico, invece, l'ombroso ct della nazionale slovacca Vladimir Weiss, al quale la polemica è stata riferita anche perchè chiamava direttamente in causa i giocatori slovacchi: »lo ritengo un pò uno scherzo - ha detto - non conosco questo ministro, io conosco solo il vostro primo ministro per averlo visto qualche volta in tv e quindi non prendo la cosa sul serio«. La battuta non sembra averla presa troppo in considerazione nemmeno la Fifa: il portavoce della federazione Pekka Odriozola ne ha parlato alla conferenza stampa mattutina. »Non abbiamo assolutamente notizia - ha risposto Odriozola a chi gli chiedeva un commento - riguardo a possibili tentativi di "combinare" partite di questo Mondiale. Forse si è trattato di una frase ad effetto«.



Politici contro Bossi, Cento scherza sulla tessera del tifoso: "Maroni dovrebbe diffidarlo. . . " (23 giugno) 
La nazionale azzurra non si tocca. Fatta eccezione per i leghisti, nessun politico italiano ne dubita. Così le parole di Umberto Bossi, che ieri ha affermato che l'Italia si sta assicurando la qualificazione agli ottavi di finale "comprandosi" il match con la Slovacchia, sollevano in mattinata lo sdegno bipartisan del mondo politico. È un fuoco di fila, da Frattini, al Pd, all'Udc. «Penso che sia una frase da cancellare, da dimenticare», dice il ministro degli Esteri Franco Frattini, sottolineando che l'Italia «non compra nessuno, non si fa comprare, non trucca le partite; noi vogliamo vincere contro la Slovacchia facendo più gol». Per il segretario dei Democratici Pier Luigi Bersani, le parole «sgradevoli e irresponsabili» del leader leghista non sono altro che «diversivi» che nascondono gli insuccessi dell'esecutivo di cui fa parte. «Se bastasse tifare Paraguay per dar da mangiare alla gente - ironizza il leader Pd - si può anche prendere in considerazione l'ipotesi. Ma purtroppo suonare 'Và pensierò e tifare Paraguay non porta nulla alle condizioni reali dei cittadini». Anche Pier Ferdinando Casini ritiene che certe battute del Senatur servono a «mascherare quanti pochi sono i successi» che egli ha ottenuto stando al governo. Così, osserva il leader centrista, Bossi «risponde alla sua base nel modo più facile». Nel primo pomeriggio il leader del Carroccio chiede scusa alla Nazionale. Spiegando che la sua è stata solo «una battuta», fatta alla buvette della Camera, «mentre ero con i miei». Insomma una delle tante, «come ne fanno tutti quelli che seguono il calcio quando sono tra amici». Ma al Bossi che oggi auspica la vittoria degli azzurri ai Mondiali e fa gli auguri al team di Lippi, il Palazzo non crede. Severi gli esponenti Idv, i veltroniani e la sinistra: 'Troppo facile chiedere scusa dopo. Sono affermazioni che - dice il capogruppo alla Camera Massimo Donadi - fanno male al paese e soprattutto non sono degne di un ministro della Repubblica«. »È un attacco grave - scrive la rivista web di 'Democraticà (presieduta da Walter Veltroni) coperto con scuse non sentite«. Ancora più grave, per il webmagazine, perchè »nessuno nel governo si èsentito in dovere di differenziarsi« dal Senatur. La Lega che fa ammenda è parte del »solito rituale«, dicono dalla segreteria del PdCI: »la lingua dei leghisti batte dove il dente duole. Ogni occasione è buona per sparare contro tutto ciò che sa di unità nazionale«. L'ex deputato Paolo Cento, conosciuto alla Camera come grande appassionato di calcio, la butta sull'ironia: »Questa volta - dice l'esponente di Sel - il ministro Bossi si merita il Daspo«. »Chissà se il ministro Maroni, che vuole la tessera del tifoso, non faccia una bella diffida al suo collega di governo nonchè leader. . . «.



Rientra il caso Bossi (?), lui: "Era una battuta" (23 giugno) 
«La mia era una battuta, fatta alla buvette, mentre ero con i miei - ha aggiunto Bossi - e guarda che casino che è venuto fuori!». Una battuta piuttosto pesante però, quella di comperare la partita. . . «Ma pur sempre una battuta, come ne fanno tutti quelli che seguono il calcio quando sono tra amici - replica Bossi - Adesso starò più attento a fare battute, meglio non farle davvero, si rischia di far casino se non si è capiti. E comunque chiedo scusa alla Nazionale. Finirà che gli azzurri vinceranno il campionato del mondo, io gli faccio gli auguri». Pentito? «Ho chiesto scusa alla Nazionale - replica Bossi deciso - Per il resto stop. Una cosa è chiara, anche se già la sapevo, ed è il vecchio proverbio popolare "Scherza con i fanti ma lascia stare i santi". Toccare la nazionale è, in questo momento, come scherzare con i santi».



Bossi la spara grossa: "Slovacchia? Si compreranno la partita".  Lega nord contro FIGC (22 giugno) 
Italia contro Slovacchia, Lega contro Italia. A due giorni dalla partita decisiva del Mondiale azzurro - i Campioni del Mondo dentro o fuori contro Hamsik e compagni - scoppia una nuova polemica tra Lega Nord e nazionale di calcio. E stavolta ad accendere la miccia è Umberto Bossi, fondatore e leader del movimento autonomista. «Vedrete, si compreranno la partita con la Slovacchia: il prossimo anno un paio di giocatori slovacchi giocheranno nei nostri club», è la bordata lanciata da Bossi, durante una conversazione con i cronisti che gli chiedevano un pronostico sulla sfida di giovedì, in Transatlantico. A stretto giro, la risposta della Federcalcio: «Una dichiarazione sconcertante e offensiva», replicano i vertici federali, tutti qui in Sudafrica per stare vicini alla squadra di Lippi. «Questa volta e in questa occasione, il senatore Umberto Bossi ha passato il segno». C'è davvero sconcerto, nel ritiro della nazionale al Leriba Lodge, dove erano tutti concentrati sulla partita dell'Ellis Park, sulle scelte da prendere, sulle paure di quegli azzurri al primo Mondiale. E invece, 'questa volta e questa occasione ecco il duro attacco dall'Italia. Che chiude il cerchio di una polemica continua, sempre targata Lega. Un salto in avanti, rispetto alle consuete polemiche, al tifo contro, alle prese di posizione degli intellettuali contro: una disputa politica attorno alla maglia azzurra, e secondo i giocatori attorno al suo valore 'identitariò. «Non tifo Italia, tifo Padania», aveva cominciato ben prima del fischio d'inizio del Mondiale Renzo Bossi, figlio del Senatur. Dichiarazione poi rettificata in parte, ma confermata dalla rivista che l'aveva intervistato. «C'è chi tifa contro, ma non è una novità - aveva replicato Lippi a inizio ritiro, a Torino - Che sia per antipatia verso il ct, o per motivi politici, non è un sospetto, ma una certezza». E via con la preparazione degli azzurri al Sestriere, in quadro di tensione in cui la polemica nata dalle dichiarazioni di De Rossi («la tessera del tifoso? Ci vorrebbe quella del poliziotto») subito censurate dal ministro Maroni era stata l'unica a non aver connotazioni politiche. Poi, sull'aereo che li ha portati in Sudafrica, Lippi e i suoi giocatori sono stati accompagnati da un'altra bordata, stavolta del ministro per la semplificazione legislativa Roberto Calderoli. «Visti i tempi di crisi, gli azzurri farebbero bene a ridursi i premi», la proposta provocatoria del ministro leghista. «Basta con certe sparate dei politici in tempi di Mondiali», la replica di Buffon; «un paese ridicolo», quella del capitano azzurro Cannavaro. Così, durante le 10 ore di volo da Milano a Johannesburg, i 23 giocatori hanno maturato un'idea: visto che ci stuzzicano sui premi, noi ci impegniamo a devolverne una parte al Comitato per la celebrazione dei 150 anni dell'Unità d'Italia. Touchè. Sudafrica, finalmente si gioca. Ma Italia-Paraguay è seguita anche da Radio Padania: con una radiocronaca contro. «Perché‚ scendete così in basso?», risponde Lippi a chi gli chiede l'effetto che fa. La risposta arriva due giorni dopo, da De Rossi: «È un'emittente locale: vorrà dire che quando la Padania farà il Mondiale, tiferemo contro». Ora, non è più tempo di tifo contro. Ma di accuse di combine. Che l'Italia respinge con rabbia e sconcerto.



Zambrotta: "Uscire ora? Non ci voglio neanche pensare" (22 giugno) 
«Uscire dal Mondiale? Sinceramente non ci voglio neanche pensare». Gianluca Zambrotta scaccia i fantasmi azzurri, all'antivigilia della partita con la Slovacchia. «Sappiamo che è da dentro o fuori, ma siamo abituati a queste situazioni - dice il terzino della nazionale - Pensiamo in positivo, senza paura. Pensiamo di potercela fare, ci servirà anche un pizzico di fortuna in più».



Finalmente Pirlo si allena col gruppo (22 giugno) 
Primo allenamento completo per Andrea Pirlo, dopo l'infortunio. Il centrocampista azzurro, fermato da una distrazione al polpaccio sinistro il 3 giugno scorso era già tornato ieri a calciare il pallone; ma oggi ha preso parte a tutta la sezione di lavoro della Nazionale, sul campo del Southdowns College, compresa la partitella finale. Pirlo gioca a un ritmo blando, ed è schierato al centrocampo con Camoranesi e Marchisio. L'indicazione della partitella è però per un centrocampo a tre, dove i titolari dovrebbero essere Gattuso, De Rossi e Montolivo.



Zambrotta: "Cannavaro non si discute" (22 giugno) 
La vecchia guardia azzurra fa quadrato nel momento più difficile. «Non si può mettere in discussione Fabio Cannavaro: arrivarci, come lui, a 37 anni in queste condizioni. Sta facendo un bel campionato», ha detto Gianluca Zambrotta, uno dei nove campioni del mondo rimasti in nazionale per il Mondiale 2010, all'antivigilia della decisiva partita con la Slovacchia. «Le critiche nel calcio ci stanno: però mi ha dato fastidio che prima di questo Mondiale mi abbiano dato del bollito - ha aggiunto Zambrotta - Ho 33 anni, da tre mesi stavo preparando questo appuntamento. Avete visto come sta andando il mio Mondiale?».



Lippi raduna la squadra (con Pirlo e Buffon) e analizza il match (21 giugno) 
Dopo il pari 1-1 contro la Nuova Zelanda, gli azzurri sono tornati a lavorare sul terreno del South Downs College di Centurion. In campo anche gli infortunati Gigi Buffon, alle prese con una ernia discale e Andrea Pirlo, che sta recuperando da un problema al polpaccio. Il ct della nazionale italiana Marcello Lippi ha fatto sedere tutti i giocatori dietro ai tabelloni pubblicitari ed ha parlato a lungo analizzando nei dettagli il match contro i kiwi.  Lippi ha parlato in campo ai suoi per 18 minuti, poi ha diviso la squadra in due gruppi: quelli che ieri hanno giocato contro la Nuova Zelanda hanno svolto un allenamento defaticante, gli altri esercizi con il pallone. E, mentre Buffon è tornato negli spogliatoi per proseguire la riabilitazione, Pirlo ha lavorato con il secondo gruppo, toccando per la prima volta il pallone dopo l'infortunio.



Lippi: "Mea culpa, ma niente panico" (20 giugno) 
«Dobbiamo fare il mea culpa per come è andata stasera, però non viviamo col panico questi giorni». Marcello Lippi appare stranamente pacato, negli spogliatoi raccontano gli azzurri che non c'è stata la sfuriata ma l'invito a non demoralizzarsi. Brutto segno: l'Italia avverte che il Mondiale sta per sfuggire di anno, anche se tutto può ancora succedere, perfino «di qualificarsi con un pareggio contro la Slovacchia». «Sarebbe come per l'Italia di Bearzot nell'82», sottolinea il commissario tecnico azzurro, e l'aggrapparsi ai ricordi sa di amaro in bocca. Però ora la missione che Lippi si dà e non far cadere la squadra in preda alla paura. Così l'unico scatto di grinta, dopo il pari con la Nuova Zelanda, ce l'ha quando gli chiedono se non sia pentito delle sue scelte, quelle dei 23 da portare al Mondiale. «Non sono pentito minimamente - risponde secco - a casa non ci sono fenomeni che stasera avrebbero cambiato le sorti della partita. Non sarebbe stato facile neanche per loro. . . », ringhia, e il pensiero va subito a quell'Antonio Cassano già in viaggio di nozze, e al quale il ct oggi ha inviato gli auguri «di realizzare tutto quel che desidera». «E poi, attenti a parlar prima: magari poi ci si pente», aggiunge Lippi, dando segno di volersi togliere qualche sassolino, se il Mondiale azzurro si raddrizzerà. «Ho 62 anni e da 40 sono nel calcio - spiega il ct, tirando fuori un precedente del '96 - Ho vinto tanto, e una volta mi è capitato di vincere una Champions dopo aver rischiato di uscire al girone di qualificazione: poi un tizio lontano segnò un gol in Grecia, la mia Juve passò, e quell'anno ho poi vinto la Coppa. Lo dico non per vantare i mie successi: ma per dire che nel calcio le cose cambiano rapidamente. E allora, qui in azzurro non c'è alcun panico». Chiarito che la nazionale «non ha alcuna voglia di tornare a casa», Lippi ammette però le sue preoccupazioni. «Contro la Nuova Zelanda abbiamo giocato una partita di grande volontà, ma scarsa lucidità - sottolinea - tutti quei palloni alti buttati lì dentro erano pane per i loro denti. Pronti via, abbiamo preso un gol alla prima volta che si sono affacciati in area, come col Paraguay. Poi eravamo riusciti a raddrizzare la partita, ma abbiamo reso loro la vita facile: non era quello il modo di attaccare i neozelandesi». Nessuna accusa a Gilardino («i cambi non sono stati fatti per colpevolizzare nessuno, ma perchè Camoranesi e Di Natale dovevano giocare palla a terra»), il ct ammette che «diversi giocatori non sono stati lucidi come mi sarei aspettato» e che Pepe «non ha fatto quel che gli avevo chiesto». E soprattutto che «ora dovrò capire anche io cosa non è andato, perchè sappiamo fare meglio, dobbiamo fare molto meglio». Ovvero vincere con la Slovacchia, anche se un successo del Paraguay con i neozelandesi renderebbe sufficiente persino un pari azzurro. «Ma ci resta solo un risultato, battere il prossimo avversario», dice Lippi, che scansa anche l'alibi dell'arbitraggio. «Che il loro gol fosse in fuorigioco, l'avevo visto da solo, ma non conta; conta il nostro errore difensivo», », risponde a chi gli chiede della rete di Smeltz, tranne poi arrabbiarsi con un giornalista neozelandese che gli parla di "tuffo" di De Rossi in occasione del rigore: «Si riferisce al vostro 14, che ha dato otto gomitate nei primi minuti?. . . ». Ora a sgomitare però deve essere l'Italia. «Non prometto nulla a parole, per rasserenare i nostri tifosi: prometto solo serietà, lavoro, grinta, entusiasmo. Se poi non ci riuscirà di passare il turno, so che dispiacerà a tutti, a me per primo».



Gilardino: "Questo gioco mi penalizza" (20 giugno) 
«Spesso e volentieri gioco spalle alla porta, questo gioco mi penalizza, devo cercare di dare più profondita. Dobbiamo essere più bravi per concludere meglio». Un delusissimo Alberto Gilardino cerca di spiegare così ai microfoni della Rai il fatto di non aver ancora mai tirato praticamente in porta contro la Nuova Zelanda. L'attaccante azzurro sostituito dopo il primo tempo non perde però le speranze per la qualificazione agli ottavi: «Con la Slovacchia sarà dura ma ce la dobbiamo fare. Dobbiamo vincere è un risultato che è nelle nostre corde».



Lippi: "Oggi nessuno di quelli lasciati a casa avrebbe potuto decidere" (20 giugno)
«Non sono per niente pentito per le mi scelte. Di fenomeni a casa che potevamo risolvere i problemi avuti oggi non ce n'erano». Al termine del deludente pari 1-1 con la Nuova Zelanda il ct della nazionale Marcello Lippi difende le scelte sui giocatori convocati per i Mondiali e suona la carica per la prossima partita contro la Slovacchia. «Ora dobbiamo vincere per forza la prossima partita se vogliamo andare avanti e noi non vogliamo andare a casa». «C'è stata mancanza di lucidità e non abbiamo avuto fortuna - ha proseguito Lippi ai microfoni Rai - il rigore mi pare fosse netto. Ora dobbiamo rimboccarci le maniche e vincere l'ultima partita perchè non abbiamo voglia di tornare a casa». La qualità delle giocate? «la qualità in campo c'era nel secondo tempo, la qualità alla quale alludete, ma non l'abbiamo sfruttata buttando i palloni dentro». Lippi in conferenza stampa dopo la partita non vuole parlare di passo indietro rispetto alla partita con il Paraguay? «erano partite diverse, la realtà è che abbiamo preso gol in quella maniera. C'è enorme dispiacere per una partita che abbiamo giocato tutta nella loro metà campo». De Rossi si è tuffato? «Lei - aggiunge Lippi rispondendo ad una domanda in lingua inglese - si riferisce al n. 8 della Nuova Zelanda che ha dato otto gomitate ad un nostro giocatore».



Pepe: "Non avevo giocato male" (20 giugno) 
Simone Pepe è stato sostituito nell'intervallo di Italia-Nuova Zelanda, ma non vuole rivelare ai microfoni di Sky Sport cosa gli abbia detto Marcello Lippi per spiegare il cambio. «Ne parleremo domani con il mister e con la squadra, ma è una cosa di campo e vogliamo che resti nello spogliatoio - ha detto il centrocampista neo-juventino -. Non mi era sembrato di aver giocato male, ma magari da fuori si vedono altre cose. Voglio rivedere la partita e valutare, poi ne parlerò con lui. Io mi sentivo bene, se poi ha deciso di mettere uomini con altre caratteristiche, il bene della squadra viene prima di tutto».



Lippi: "Siamo stati poco fortunati" (20 giugno) 
«Ancora una volta siamo stati poco fortunati, ma era una partita da vincere e non è che abbiamo fatto grandi cose. Qualcosa di più bisogna fare». Questa, a caldo, l'analisi della partita di Marcello Lippi al termine di Italia - Nuova Zelanda, che ha visto gli azzurri raccogliere un deludente pareggio, il secondo di questi Mondiali. «Anche oggi - ha detto il ct azzurro ai microfoni della Rai - alla prima palla in mezzo gli avversari hanno fatto gol. Poi siamo riusciti a raddrizzare la partita, ma era un match da vincerè». L'assenza di Pirlo si fa sentire: «Lui è un grande giocatore e ci darebbe una mano - ha concluso Lippi - ma non è ancora pronto».



De Rossi: "Dobbiamo migliorare, uscire ora sarebbe un fallimento" (20 giugno) 
«Bisogna migliorare subito sennò nella parte difficile del tabellone non ci andiamo proprio». Così Daniele De Rossi ai microfoni di Sky Sport nel dopo partita di Italia-Nuova Zelanda sull'ipotesi che gli azzurri arrivino secondi nel girone F e debbano vedersela con l'Olanda negli ottavi. «Dobbiamo vincere, un pari con la Nuova Zelanda non è da noi - ha aggiunto il centrocampista -. Bisogna migliorare tutti insieme, ci manca qualità nell'ultima zona del campo. Ma abbiamo giocato tutto il tempo nella metà campo loro. Certo, abbiamo preso due gol in due partite su due calci piazzati. Possiamo fare molto meglio».  Un misto di preoccupazione e adrenalina, per il centrocampista azzurro, che punta già dritto alla prossima, decisiva sfida contro la Slovacchia. «Siamo l'Italia, una delle tre partite le dobbiamo vincere. Altrimenti è giusto tornare a casa», la parola d'ordine di De Rossi, che poi difende le scelte di Lippi: «Gli assenti? Non ci sto a questo gioco. Magari sta a voi dire chi poteva essere al Mondiale e chi no - dice indispettito ai cronisti che glielo chiedono appena uscito dallo spogliatoio - Io sto col gruppo, con questo gruppo: allora si può dire che se ci fosse stato qualcuno al posto mio, avrebbe marcato meglio Alcaraz nella prima partita e quello non avrebbe segnato. . . ». Poi però le difficoltà si sono ripetute anche contro gli All Whites. «L'avevo detto, il Mondiale non è più quello di dieci anni fa, quando contro la Nuova Zelanda sarebbe finita 6-0. Ora sono tutti organizzati e molto fisici - sostiene - Certo, la Nuova Zelanda ha fatto quel che doveva, il gioco l'abbiamo condotto noi come era nella logica, e abbiamo mostrato delle carenze. Però non voglio fare tragedie, ma guardare al positivo di questi 180': si può vincere contro la Slovacchia e riaprire scenari del tutto diversi». De Rossi parla anche del rigore («mi ha trattenuto, era netto») e della scelta di farlo battere a Iaquinta: «Mi sono girato, mi ha detto che se la sentiva e va benissimo cosi». Poi l'esultanza: «Lippi mi aveva detto che il rigorista ero io - interviene Iaquinta - Daniele poi mi ha suonato la vuvuzela sul naso: mi prende sempre per i fondelli perchè dice che è come una di queste trombette sudafricane». Sempre in tema di arbitraggio, De Rossi parla delle gomitate di Fallon: «Avevamo visto in dvd che gioca sempre così: stesso gesto mio di quattro anni fa, stessa zona del campo, anche questa volta la seconda partita. Gli arbitri decidono diversamente, ma io sono l'ultimo a dover parlare. . . », dice alludendo al rosso contro gli Usa, nel 2006.



De Rossi: "Se non vinciamo è giusto uscire" (20 giugno) 
«Se non riusciremo a vincere neanche una partita sarà giusto uscire fuori». Daniele De Rossi ai microfoni della Rai è realista al termine del deludente pari con la Nuova Zelanda che mette gli azzurri nella condizione di dover vincere contro la Slovacchia per non rischiare di essere eliminati. Cosa manca a questa Italia? «Manca un pò di lucidità, manca la giocata giusta al momento giusto quando devi giocare contro otto nove giocatori in area di rigore. Manca qualcosina negli undici giocatori che giocano in campo».



Brutta figura a Nelspruit: azzurri bloccati dalla Nuova Zelanda (20 giugno) 
Neanche il sole di Nelspruit è riuscito a riscaldare il mondiale dell'Italia. Ancora una gara churchilliana di lacrime e sangue, ancora una rincorsa: contro i modestissimi neozelandesi gli azzurri replicano brividi, risultato e modalità dell'esordio al freddo di Città del Capo con il Paraguay . Allo Mbombela Stadium finisce 1-1 con vantaggio avversario di Smeltz forse viziato da fuorigioco e pareggio di Iaquinta su rigore: e stavolta il passo indietro è chiarissimo, se non altro perchè nella gara di chiusura del girone giovedì contro la Slovacchia (battuta oggi 2-0 dal Paraguay) per qualificarsi agli azzurri toccherà vincere a tutti i costi, se vorranno evitare la lotteria dei calcoli comparati, persino un'ipotesi di sorteggio. È questo il dato più significativo di una partita per altri versi ingannevole: lo score dei 15 calci d'angolo a zero, il palo interno colpito da Montolivo, e anche le parate di Paston e gli errori sotto porta degli attaccanti italiani. Tutto questo conta poco, perchè va messo in relazione alla povertà tecnica di un avversario tra i più scarsi mai visti a questo livello. La Nuova Zelanda è squadra con giocatori prestanti fisicamente e sempre pronti ad agitare le mani, forse per una sorta di astinenza dal rugby tanto popolare dalle loro parti: ma con il pallone tra i piedi incapaci di inventare alcunchè. Niente di più. L'Italia vista oggi invece conferma in filigrana quanto si sapeva: fa circolazione di palla e gioco, grazie a due centrali di centrocampo (soprattutto Montolivo). Dispone anche di buon dinamismo sulle fasce laterali, garantito da Zambrotta e Criscito. Ma davanti fatica enormemente a fare gol e dietro la fesseria su calcio piazzato dell'avversario (e quindi con i centrali schierati) è sempre dietro l'angolo. Stavolta, poi, Lippi ha provato a cambiare l'ordine dei fattori, inserendo sull'undici iniziale gli invocati Di Natale e Pazzini oltre a Camoranesi: nulla è mutato nel prodotto. L'avvio era stato da incubo per gli azzurri, che pure avevano tutte le condizioni per decollare subito. Invece il 4-4-2 di Lippi offriva subito motivi di apprensione, perchè non riusciva nei primi minuti ad occupare bene il campo. E al 7' riservava ai tifosi italiani un maligno revival di quanto vissuto contro il Paraguay. Ancora una volta una punizione dalla trequarti a gettare nel panico i centrali italiani: la calciava Elliot, e via via attraverso spizzate di ogni genere e grado (Gilardino, Reid, e qui forse l'arbitro avrebbe dovuto fischiare un fuorigioco, Cannavaro), la palla arrivava a Smeltz che metteva in rete da due passi. Lo schiaffone aveva almeno il merito di scuotere la nazionale italiana che finalmente regalava qualche accelerazione, costringendo i neozelandesi ad un primo tempo di totale copertura. Gli all whites mai più superavano la metà campo nei primi 45', e i campioni del mondo se non altro sull'onda del forcing andavano spesso al tiro. Ci provava Montolivo al 9', ma Gilardino non riusciva a deviare e Paston si salvava sul pallone sbucato a tradimento. Al 16' era maldestro Chiellini nel tiro da buona posizione, e al 21' Zambrotta, tra i più attivi, tira alto di un soffio. Se Zambrotta spingeva bene a destra, altrettanto faceva Criscito a sinistra: il gioco sembrava farsi fluido e mancava solo la realizzazione: sfiorata davvero da Montolivo al 26' (botta da 30 metri) con lo Jabulani che girava fino a colpire il palo interno senza entrare. Ma due minuti dopo l'arbitro coglieva una spinta più sgambetto dell' ingenuo Smith a danno di De Rossi e concedeva il rigore: che Iaquinta trasformava ridimensionando i toni da tregenda azzurra. Ci provava ancora, l'Italia di Lippi: e al 45' su tiro di De Rossi Paston si salvava in angolo. Serviva verve, comunque, per decollare: lo capiva Lippi che lasciava negli spogliatoi Pepe e Gilardino, lanciando nella ripresa Di Natale e Camoranesi. Di Natale si presentava bene (gran tiro con respinta a pugni al 3'). Ma doveva passare quasi un quarto d'ora prima che gli azzurri si facessero vivi di nuovo dalle parti del portiere avversario: lancio di De Rossi per Iaquinta che si girava bene ma calciava male. Era già esaurita la spinta che aveva portato al pareggio? Lippi nel dubbio provava il tutto e per tutto inserendo Pazzini al posto di Marchisio e passando così a un 4-3-3 mascherato. Dopo un tentativo di Vicelic senza fortuna, l'Italia riprendeva a tessere all'uncinetto il suo gioco: ne sortivano molte opportunità (le più interessanti: un paio di tiri di Montolivo e Camoranesi, altrettanti colpi di testa di Iaquinta e Chiellini, un contropiede veloce non sfruttato). Ma a pensarci bene un'occasione limpida se la costruiva invece la Nuova Zelanda quando al 37' Wood si liberava di cannavaro e di sinistro sfiorava la rete. Sarebbe stata una beffa, fortunatamente e giustamente scongiurata: ma intanto quella più grande, l'eliminazione dal mondiale dei campioni in carica, non è più così fantascientifica.

Questo il tabellino completo della gara:

ITALIA (4-4-2): Marchetti sv, Zambrotta 6. 5, Cannavaro 5. 5, Chiellini 6, Criscito 6, Pepe 5. 5 (1' st Camoranesi 5. 5), De Rossi 6, Montolivo 6. 5, Marchisio 5. 5 (16' st Pazzini sv), Gilardino 5 (1' st Di Natale 6), Iaquinta 6 (14 De Sanctis, 23 Bonucci, 13 Bocchetti, 2 Maggio, 8 Gattuso, 17 Palombo, 21 Pirlo, 18 Quagliarella). All. : Lippi 5. 5

NUOVA ZELANDA (3-4-3): Paston 5, Reid 6, Nelsen 5. 5, Smith 5, Elliott 6, Bertos 5, Vicelich 5 (35' st Christie sv), Lochead 5, Fallon 4. 5 (18' st Wood 6), Smeltz 6, Killen 5. 5 (47' st Barron sv) (12 Moss e 23 Bannatyne portieri, 2 Sigmund, 8 Brown, 15 McGlinchey, 16 Clapham, 17 Mulligan, 18 Boyens, 22 Brockie). All. : Ricki Herbert 6

ARBITRO: Batres (Gua) 5

MARCATORI: nel pt 7' Smeltz, 29' Iaquinta su rigore

AMMONITI: Fallon e Smith per gioco falloso

RECUPERO: 1' e 4'. ANGOLI: 15 a 0 per l'Italia. SPETTATORI: 40. 000

NOTE: in tribuna il presidente della Fifa Sepp Blatter.



Muore Roberto Rosato, azzurri col lutto al braccio (20 giugno) 
La Nazionale italiana scenderà in campo contro la Nuova Zelanda con il lutto al braccio per ricordare Roberto Rosato, morto nella notte a 66 anni. Rosato era stato campione d'Europa nel 1968 e vice campione del mondo nel 1970 e aveva vestito la maglia della Nazionale 37 volte.



Lippi: "Siamo pronti" (19 giugno) 
Palla bassa e pedalare. Marcello Lippi rivede un vecchio detto del calcio italiano per spiegare quale sia il segreto per battere la Nuova Zelanda e far decollare il mondiale dell'Italia. Anche perchè sente che la squadra è finalmente pronta, e certi stenti dell'alta nobiltà europea del calcio a Sudafrica 2010 proprio dispiacere non devono avergli fatto. «Ma io - spiega il ct azzurro nella conferenza stampa della vigilia - non mi interesso di quello che fanno gli altri. Certo - aggiunge sardonico - i risultati di Spagna, Germania, Inghilterra e Francia confermano quello che ho sempre detto». Ovvero? «Ovvero che quello che si vede e dice prima del mondiale conta nulla». Quindi, via col mondiale che per lui è solo quello dell'Italia. Perchè di Anelka e Domenech non vuole parlare (anche se aggiunge «io non solidarizzo con nessuno»), e neppure dei tanti spifferi che nel mondiale del freddo soffiano sulle spalle dei ct. «Di modifiche alla nostra formazione - dunque spiega - non parlo, non riduciamo tutto a un modulo e a una scelta di nomi». Che lui per la verità dovrebbe avere fatto da giorni puntando su un 4-4-2 con Marchisio a sinistra a centrocampo e Pepe a destra, a sostegno della coppia Gilardino-Iaquinta in avanti. Comunque chiarisce «rispetto all' esordio siamo più sciolti, cresciuti sul piano psicologico e fisico: in sostanza siamo pronti. È ovviamente una gara che dobbiamo vincere se vogliamo andare avanti. Dalla Nuova Zelanda cosa mi aspetto? Certo non dobbiamo temerla su piano tecnico, ma fisicità o colpi di testa sono buoni. . Che gara richiede una squadra così?? Attenzione su calci piazzati, quanto più velocità e palla bassa possibile». Accarezza i cronisti latinoamericani, con qualche complimento a Messico, Cile, Uruguay e Paraguay. Poi dà un segnale a Pirlo: «sta migliorando, da lunedì si allenerà con il gruppo, anche se non so con quale intensità». Nega di avere urlato agli attaccanti, in allenamento: «No, mi riferivo all'intera finalizzazione, non al solo reparto offensivo». Ma il clima che avverte Lippi è buono: «La squadra ècresciuta sotto tanti aspetti è stata una settimana di lavoro molto positiva. Siamo davvero pronti, ma senza fare proclami perchè proprio non è il caso». Tra l'altro è d'accrdo con il ct neozelandese Herbert: «Noi abbiamo molto da perdere, vale a dire il passaggio del turno: perciò domani lavoreremo sodo». Sul dualismo Pazzini-Gilardino innescato anche da qualche frase di Montolivo ironizza: «Che cosa vi deve dire lui, è amico di entrambi?». Nega di avere perso la speranza di recuperare Buffon: «Non ci dobbiamo dimenticare nè che manca lui nè che manca Pirlo. E poi che abbiamo cominciato cominciato il ritiro con i problemi di Chiellini, Camoranesi e Marchisio. Ma se una squadra si mette a piangere su assenze e problemi?Non è stato un inizio fortunato, ma ora siamo in buona condizione e lo stato d'animo squadra è buono: ci crede». Non basta però: «Infatti - chiude Lippi - ora dobbiamo trasferire tutto sul campo».



Italia-Nuova Zelanda, probabili formazioni (19 giugno) 
Queste le probabili formazioni di Italia-Nuova Zelanda, partita della seconda giornata del gruppo F dei Mondiali in programma domani allo stadio Mbombela di Nelspruit:

ITALIA (4-4-2): 12 Marchetti, 19 Zambrotta, 5 Cannavaro, 4 Chiellini, 3 Criscito, 7 Pepe, 6 De Rossi, 22 Montolivo, 15 Marchisio, 11 Gilardino, 9 Iaquinta (14 De Sanctis, 23 Bonucci, 13 Bocchetti, 2 Maggio, 8 Gattuso, 16 Camoranesi, 17 Palombo, 21 Pirlo, 10 Di Natale, 20 Pazzini, 18 Quagliarella). All. : Lippi.

NUOVA ZELANDA (3-4-3): 1 Paston, 4 Reid, 6 Nelsen, 19 Smith, 11 Bertos, 5 Vicelich, 7 Elliott, 3 Lochead, 9 Smeltz, 10 Killen, 14 Fallon. (12 Moss e 23 Bannatyne portieri, 2 Sigmund, 8 Brown, 13 Barron, 15 McGlinchey, 16 Clapham, 17 Mulligan, 18 Boyens, 20 Wood, 21 Christie, 22 Brockie). All. : Ricki Herbert.

Arbitro: Batres (Gua)



La schiena di Buffon lascia col fiato sospeso: tanti dubbi sul suo recupero (15 giugno)
«Sono preoccupato, per la schiena e il mio Mondiale». Il brivido azzurro corre lungo la schiena. E purtroppo è quella di Gianluigi Buffon, numero 1 della nazionale di maglia e di fatto. La sciatalgia che ha colpito il portiere dell'Italia, complice il gran freddo sudafricano e la fortissima umidità di ieri a Città del Capo, rischia di bloccarlo a lungo, anche fino alla fine del torneo. «Al momento non è ipotizzabile una data di rientro», il verdetto amaro del medico azzurro, professor Enrico Castellacci. Come dire, Buffon può guarire tra tre giorni o tra un mese, «in base alle condizioni cliniche soggettive». Quando - e soprattutto se - Buffon non avvertirà più dolore e potrà scendere in campo, sarà comunque condizionato. Perchè non è un semplice dolore legato alle difficili condizioni climatiche del Mondiale. Di schiena Buffon ha già sofferto in passato. Nel 2008 rischiò di saltare l'Europeo per un'ernia del disco, poi non operata. L'ultima stagione ricca di infortuni. menisco e poi coscia, lo aveva lasciato in pace almeno per quel vecchio dolore, a parte qualche problema passeggero. Ma la botta di ieri, prima dell'esordio col Paraguay, è una fitta che ha buttato giù di morale il portiere azzurro oltre che averlo tirato fuori dalla prima azzurra. Ora il Club Italia ha chiesto alla Fifa l'autorizzazione medica per delle infiltrazioni di antidolorifico. Una terapia d'urto, perchè in ritiro dove ha già cominciato «le cure mediche e la fisioterapia», ai compagni e a chi lo segue per rimetterlo in piedi aveva già confessato ieri tutta la sua preoccupazione per un dolore che lo 'spaccà, e che può passare in tre giorni come in un mese. Vorrebbe dire Mondiale finito, e anche il Buffon campione di ottimismo oggi non riesce a sorridere più di tanto. La preoccupazione nel ritiro è stata ribadita ancora oggi, quando il dolore partito dalla schiena e finito giù, fino alla coscia sinistra, è rimasto lancinante. Un Mondiale senza Buffon, o con un Buffon a mezzo servizio, sarebbe una botta per la nazionale di Lippi. L'Italia aveva già perso Andrea Pirlo a sette giorni dal via del Mondiale, ora il regista azzurro dovrebbe farcela per la terza partita, contro la Slovacchia. La presenza di Buffon è invece un'incognita. Ed è già una botta sul morale del numero 1, che al nuovo Mondiale dopo la vittoria di Berlino teneva in modo particolare. «Ho grande fiducia in questa nazionale. E se proprio dobbiamo abdicare, facciamolo con grande dignità». Poi ieri, sotto il diluvio di Città del Capo, il riscaldamento sul campo del Green Point e il primo dolore. Lippi gli ha chiesto se se la sentiva, Buffon ha detto sì. Poi a fine primo tempo la capitolazione. «Pensavo di essermi strappato tutto», le prime parole del numero 1, che ha poi provato a consolarsi con il ricordo del mal di schiena di De Rossi guarito in due o tre giorni. Ma oggi Buffon non sorride. E teme davvero per il suo Mondiale, finito o no che sia.



Marchetti: "Più facile esordire nella ripresa, Buffon mi ha rassicurato" (14 giugno) Chiamato da Lippi a subentrare a Buffon nell'intervallo, il portiere del Cagliari Federico Marchetti, alla fine della partita, si è detto soddisfatto della sua prestazione e di quella della squadra, e ha confessato che «è più facile esordire così». Ovvero senza la tensione della vigilia che ha chi sa di dover scendere in campo. «È stata una grandissima emozione - ha raccontato - un giusto mix di contentezza e di dispiacere per Gigi Buffon. Prima di entrare in campo mi ha tranquillizzato e incoraggiato. Da un grande campione come lui fa sempre piacere». «Prima di entrare in campo - ha aggiunto Marchetti - ero molto emozionato, poi quando entri pensi alla partita e l'emozione
Ultimo aggiornamento: Giovedì 24 Giugno 2010, 21:38
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