CONCLAVE, IN ATTESA A SAN PIETRO. APPLAUSI
PER SCOLA: "VOGLIAMO UN PAPA ITALIANO"

CONCLAVE, IN ATTESA A SAN PIETRO. APPLAUSI PER SCOLA: "VOGLIAMO UN PAPA ITALIANO"

di Isabella Pascucci
ROMA - E conclave fu. Un paesaggio quasi lunare, raffiche di pioggia e un cielo plumbeo, contro il quale si staglia il minuscolo comignolo della Cappella Sistina. Nelle prime ore del pomeriggio, piazza San Pietro è percorsa da poche persone. Il maltempo sembra aver demotivato i fedeli. Il tempo pare vagamente sospeso, distratto, nell'attesa che le porte della Sistina vengano serrate. Sembra. Perché quando, alle quattro in punto, i megaschermi sparsi sulla piazza si accendono, quando il centro della Cristianità si collega con il mondo, ecco che, come api attirate dal polline, i fedeli iniziano ad affluire sulla piazza che riprende ad animarsi.

Marzia è una mamma giovane. Ha portato i suoi bambini a san Pietro, dopo la scuola: «Abitiamo qui dietro: peccato per questo tempo. Ma aspetteremo fino alla fumata. Per loro è una specie di festa».

Tutti con gli occhi fissi sui maxischermi, distratti solo da alcuni atti dimostrativi, come quello dei lavoratori dell'ospedale Idi che esibiscono un ombrello rosso con la scritta «Salvate l'Idi» o quella della ragazza del gruppo Femen che, a seno nudo, viene portata via dalla polizia e e di cui non tutti si accorgono.

Tanti anziani, molti ragazzi, tutti con una macchina fotografica che scatta in una mano e l'ombrello nell'altra. Grappoli di cupolette aperte si rincorrono sul selciato, cercando di schermare gli scroscioni di pioggia, e qua e là bandiere di nazioni del mondo, dal Brasile alla Spagna alla Polonia. E anche il tricolore.

Poi, le bocche tacciono, il cuore ha un sussulto e in tanti si fanno istintivamente il segno della croce: i cardinali elettori iniziano a sfilare uno per volta pronunciando il proprio giuramento. «Poverino, come fa quello là?» si chiede una signora corpulenta quando Antony Olubunmi, l'arcivescovo nigeriano di Lagos, viene condotto a braccio da due assistenti, su una sedia a rotella. Poi, quando a pronunciare il giuramento è l'arcivescovo di Milano Angelo Scola, intorno ai megascreen scende un silenzio che pare un omaggio, di simpatia, di volti familiari, di mani che si stringono. E non ci si stupirebbe di vedere qualcuno scambiarsi 'un segno di pace'. E alla fine in molti applaudono.  «Lo vogliamo papa, un papa italiano» esclama qualcuno con gli occhi umidi.

L'attesa cresce, dopo l'Extra omnes, quando le porte della Sistina vengono chiuse e le telecamere lasciate fuori.

Fiumi di folla, intanto, iniziano ad affluire in piazza: un tappeto di teste e una babele di voci e di lingue. Ormai è scesa la notte. La Basilica di San Pietro splende di luce, spettacolo nello spettacolo di una serata unica. La sera della prima fumata, dopo l'addio di Ratzinger.


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Ultimo aggiornamento: Martedì 12 Marzo 2013, 19:53
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